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STORIE – L’annullamento della richiesta di arresto per Sindoni e i Paterniti

La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza con la quale, il 2 marzo scorso, ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame di Messina quanto deciso su Enzo Sindoni e di Andrea ed Antonio Paterniti Isabella.

 

sovvertita la decisione contraria del gip di Patti 

 

Tutto era partito da un’indagine della Guardia di Finanza di Capo d’Orlando, che ipotizzavano irregolarità nelle ordinanze con le quali era stato disposto il servizio di raccolta dei rifiuti nel 2015 e nelle pur modeste sponsorizzazioni all’Orlandina Basket che aziende legate al gruppo Paterniti avevano effettuato.

il 17 marzo 2020 il Tribunale di Patti aveva disposto i “domiciliari”

La sostituta procuratrice del tempo aveva richiesto la custodia cautelare ai domiciliari per i tre indagati, Ma il  gip del Tribunale di Patti respinse tale richiesta ritenendola infondata.

Il ricorso

Il giudice Parialò – sostituta procuratrice – fece ricorso al Tribunale di Messina che qui venne accolto.

la Cassazione

Sindoni e dei due Paterniti a loro volta fecedero ricorso andando in Cassazione. Ora giungono le motivazione che bollano l’ordinanza “gravemente carente poiché del tutto assertiva” e basata su “argomentazioni generiche ed illogiche” con “argomenti del tutto generici per i quali manca la prospettata prova positiva” “sostenuta in termini assertivi sulla scorta di dati del tutto ambigui”.

La Suprema Corte richiama la sentenza 2610 del 2015 con la quale il Consiglio di Stato aveva ritenuto corrette le ordinanze, e sancisce che “non risultano una peculiarità della gestione del Comune di Capo d’Orlando ma sono state segnalate anche per altri Comuni apparendo una frequente modalità per affrontare difficoltà concrete nel settore della raccolta dei rifiuti”, disponendo l’annullamento dell’ordinanza del riesame di Messina.

le dichiarazioni di Sindoni

Enzo Sindoni, difeso dagli avvocati Carmelo Occhiuto e Maria Americanelli, ha dichiarato:

Mi auguro che i vertici della Guardia di Finanza, ai quali va’ la mia incondizionata fiducia, diano un’occhiata a come ha operato negli ultimi anni il comando paladino, e che la Procura di Patti sia ancor più attenta e critica a quanto le viene sottoposto al vaglio. Sono da anni oggetto di una incomprensibile caccia all’uomo che ritengo ingiusta in uno Stato di diritto. Qualcuno non ha avuto scrupoli ad utilizzare documenti di dubbia autenticità per indurre l’Autorità Giudiziaria ad agire contro di me, la mia libertà, il mio patrimonio. Ma come ho sempre pensato, anche nei momenti più difficili, il tempo è galantuomo”.

la palla torna al Tribunale di Patti

Toccherà ora al Tribunale di Patti mettere la parola fine alla  vicenda.

Redazione Scomunicando.it

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