Il primo Pride dello Stretto è stato un grandissimo successo. La fotogallery
Sabato pomeriggio le vie della città, al passaggio della parata “arcobaleno” si sono trasformate in uno straordinario luogo di festa, all’insegna della ricerca della felicità, delle libertà di vita, di pensiero,condizione sociale e scelte sentimentali.
Musica con dj set mobile, canti, balli, spettacoli di Drag Quinn dentro un’infinità di colori, hanno caratterizzato una festa totale, di tutti e per tutti. In maniera gioiosa, sono state veicolate istanze collettive e condivise, finalizzate al raggiungimento dei diritti legati alla dignità e alla libertà della persona, a partire da quelle della comunità LGBT+. La cifra sui partecipanti si aggira intorno alle tremila persone, tantissime, considerando fattori contingenti, ma il presidente regionale Arcigay non si è scomposto: “I numeri non mi interessano…” Ma alla fine è esploso: “Ci abbiamo creduto e lo abbiamo fatto. Non ci siamo fatti intimorire. La nostra libertà non ce la toglie nessuno. Abbiamo vinto, ha vinto Messina”.
Gli interventi finali, tra gli altri, di Sergio Lo Giudice: “Messina da oggi è una città LGBT friendly!”. La madrina della manifestazione, Ottavia Voza: “La libertà non può far paura a nessuno”. Ricordati i moti di Stonewall e “Wanda”, primo trans messinese dichiarato, ucciso nel 1995.
Stretto Pride 2019, il primo della storia. Non si può che restare piacevolmente sorpresi: benvenuta allegria a Messina, in un sabato pomeriggio indimenticabile, dove su tutto hanno prevalso l’amore e la bellezza. Un segnale importante per la città dello Stretto, che così si avvicina alle “aperture” al mondo, prerogativa delle grandi città. Un commento sui social che in nottata hanno impazzato sul web con video, foto e quant’altro: “Finalmente ci siamo svegliati anche a Messina”.
Circa tremila persone gioiose, senza pregiudizi di sorta, attraverso una festa hanno manifestato il proprio senso di libertà, di voglia d’amare, di vivere, di partecipare alla vita sociale.
Perché alla fine, il coraggio lo si trova tutti insieme, tenendosi per mano o anche cantando o urlando, brandendo striscioni, partecipando o anche semplicemente curiosando su qualcosa che fino a ieri poteva sembrare semplice esibizionismo fine a se stesso. Così non è. Chi aveva dubbi e ha partecipato al Pride dello Stretto si è ricreduto: è una festa che con leggerezza, allegria, esibizione di colori, è diventata un modo per denunciare, ma anche sdrammatizzare, con coraggio, disagi e sofferenze frutto di una società miope, stereotipata su modelli che passano, dentro una comunità che si trasforma. Così recitava una scritta su un piccolo cartello del Pride, parole che De Gregori dedicò a Pasolini: “E voglio vivere come i gigli dei campi e sopra i gigli dei campi volare…”
Hanno sfilato carri, sul primo dei quali dominava la scena il Nettuno colore arcobaleno, con dj set mobile di alta qualità condotta da Marzia, con musica che si spargeva per tutto il corteo. Poicanti, balli, spettacoli di Drag Quinn, giochi di bolle di sapone e tante altre esibizioni di vario genere. Nonostante le altre parate Pride concomitanti in Italia, tra cui quella di Roma, persone son venute dalla Capitale, così come da Bari, Cosenza, Catania, Siracusa, Ragusa, Palermo.
Presente tutta la comunità LGBT+ in tutte le sue declinazioni, cui ha dato manforte una folta rappresentanza della società civile messinese, sindacati, associazioni, sponsor privati, gruppi politici, tra cui si è dato un ruolo da protagonista Cambiamo Messina dal Basso: un suo carro, in tema con la manifestazione, una simpatica fiat 500 e uno striscione contro l’omotransbifobia, hanno arricchito il corteo. Di grande effetto, il gruppo delle Famiglie arcobaleno, provenienti da fuori, con magliette rosa e dolcissimi bambini al seguito: “E’ l’amore che crea una famiglia”. Altri striscioni e cartelli, esponevano istanze civili come anche provocazioni: “Maschile, femminile, casualità. L’amore è solo libertà”; “+ Bacini – Salvini”. Oppure qualcosa di più “pepato” e goliardico: “Santa ricchiunaria, i sovranisti pòrtati via!”; “Ognuno c’ha n’zicca a cu voli!”. Un gran colpo d’occhio era offerto da tante bandiere arcobaleno, alcune delle quali di grandi dimensioni. Alla fine, una sorpresa: sulla facciata di Palazzo Zanca ne è stata esposta una gigantesca. Autori, quattro consiglieri comunali firmatari della proposta di delibera con la quale il Consiglio ha aderito al Pride: Alessandro Russo, Antonella Russo, Cristina Cannistrà e Alessandro De Leo. I primi due, per buona parte del percorso, hanno anche sorretto lo striscione che apriva la parata.
Il finale è il completamento di una festa che a Messina non si dimenticherà mai. Il primo Pride, un pezzo di storia che ha avuto come protagonista principale Rosario Duca: “Ci abbiamo creduto e lo abbiamo fatto. C’è un grande gruppo che ha fatto un grosso lavoro. Non ci siamo fatti intimorire. La nostra libertà non ce la toglie nessuno.I
l nostro Pride ce l’hanno contestato e ci hanno ostacolato fino all’ultimo giorno, ma voi avete vinto – ha detto Duca alla folla – abbiamo vinto, ha vinto Messina, contro quei pochi che pensano di relegarci a cittadini di serie B”. Sul carro, alla fine, la foto di rito e il bacio al “marito” Alex, che gli è stato tanto vicino in questa complessa operazione. Tanta gioia e soddisfazione, ma all’atto dei ringraziamenti, anche qualche “sassolino” da togliersi: “Col sindaco certe cose non sarebbero dovute succedere, ma come istituzione è lui che ha messo le firme, per cui lo ringraziamo lo stesso perché rappresenta la città. Speriamo in una migliore collaborazione per il futuro”.
Tra chi è venuto da fuori, per l’occasione, spicca la figura di Sergio Lo Giudice, messinese che vive a Bologna, già presidente nazionale Arcigay e senatore Pd, partito nel quale ha ricoperto la carica di responsabile del dipartimento Diritti civili. Lo Giudice adesso è esponente delle Famiglie arcobaleno: “Le persone LGBT stasera hanno avuto la possibilità, il coraggio e l’opportunità di venire fuori ed esserci. Ma sono ancora più contento – prosegue Lo Giudice – per quei tanti ragazzi e ragazze gay, lesbiche, bisessuali, trans messinesi che oggi non sono qui perché non hanno avuto la forza e il coraggio di esserci, ma da ora in poi loro sanno che Messina è un posto che li accoglie. La città da stasera sa che decine di migliaia di suoi abitanti sono gay, lesbiche, trans e non si nascondono più e che non accettano più atti di omofobia, così come il dileggio, lo scherno, l’offesa, la discriminazione.
In una città come Messina una manifestazione di questo genere fino a qualche anno sembrava impossibile. Da oggi, invece, si rivela una città LGBT friendly, e questa cosa è per sempre, non si torna indietro”.
Madrina dell’evento è stata Ottavia Voza, architetto e professoressa dell’Università di Salerno, da anni in prima linea contro le discriminazioni nei confronti della comunità LGBT+ e membro della segreteria nazionale Arcigay con delega ai diritti delle persone trans. “Questa è una meravigliosa festa di libertà e la libertà non può fare paura a nessuno. E’ qualcosa che nasce 50 anni fa con i moti di Stonewall.
Il Pride dello Stretto – ha proseguito Ottavia Voza – è il Pride del mare, che qui ha sempre unito i popoli, mentre in questo momento qualcuno vuole che li divida, e questo non ci sta bene. Auguro a tutti che sia Pride ogni giorno!”
Anche “Doretta”, coloratissima protagonista, una trascinatrice de “Le Portinaie Drag Quinn Show”, ha lanciato il proprio messaggio: “Spesso veniamo contestate nei Gay Pride perché indossiamo questi abiti appariscenti e ci sbattono in prima pagina come se fossimo dei mali viventi. Invece siamo qui perché vogliamo trasmettere l’allegria in una festa che nonostante tutti i soprusi che subiamo, abbiamo ancora il sorriso e la voglia di realizzare tutti insieme. E poi l’abito non fa il monaco, naturalmente…” Il messaggio per chi non c’era: “Quando urlate a un Gay Pride lo fate anche per tutti coloro che non hanno ancora il coraggio di unirsi alla nostra marcia”.
Giovanni Calogero, di Arcigay Catania, messinese trasferitosi tanti anni fa, ha rivolto un ricordo speciale: “Un pensiero va alla memoria di Giovanni Bertè, detto Wanda, che per primo ha fatto coming out a Messina, gesto che nel 1995 gli costò la vita”.
Corrado Speziale
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