– di Corrado Speziale –
La prima edizione del premio, organizzato dall’associazione presieduta da Paola Pellicane, intitolato alla memoria della grande biologa marina Jeanne Villepreux, si è svolta al lido Sea’s Sport “I Bagnini”. I riconoscimenti sono andati alle “donne di mare” che nell’ambito delle proprie attività danno contributi fondamentali alla cultura del mare: Patrizia Maiorca, presidente della Riserva Naturale del Plemmirio, nonché figlia del mitico sub Enzo Maiorca; Tiziana Fisichella, archeologa subacquea che ha operato nel recupero della Nave di Marausa; le sorelle Donato – Mancuso, pescatrici di professione, tra l’altro impegnate nella pesca – turismo; Katia Pastura, scrittrice ed editrice di Mesogea. All’evento sono intervenute Fulvia Toscano, direttore di Naxoslegge e Linda Iapichino, archeologa e storica di tradizioni locali. Presente l’assessore alle Politiche del mare Dafne Musolino.
Le “culture del mare”, tra professioni, mestieri, miti, memorie e, soprattutto, passioni, sono state al centro della prima edizione del Premio StrettoInfinito, organizzata a Messina dall’omonima associazione presieduta da Paola Pellicane, che si è svolta al lido Sea’s Sport “I Bagnini” di S. Agata. Il tutto iniziò quando un tragico destino, durante una regata nelle acque dello Stretto, dieci anni fa, portò via Claudio Pellicane, esperto surfista, padre di Paola. Da quel momento, annualmente, a lui viene dedicato un trofeo di windsurf. Ma non solo, perché da quest’anno, StrettoInfinito è anche un premio da consegnare a chi il mare lo vive a tempo pieno, ossia coloro che nell’ambito delle proprie attività danno contributi fondamentali alla sua cultura. Da qui, un salto indietro nel tempo: Jeanne Villepreux, grande biologa marina francese, classe 1794, che a Messina visse e operò per 25 anni, dal 1818 al 1843, è stata una scienziata di fama internazionale, inventrice dell’acquario per studiare flora e fauna marine, “figlia” adottiva della città che, nonostante ciò, la ricorda poco o nulla. Cosicché, StrettoInfinito è a lei intitolato, con la prima edizione dedicata interamente alle donne. “Jeanne Villepreux appartiene a quella cerchia di donne dimenticate dalla storia che nonostante siano state pioniere nelle loro attività, in qualche modo sono state messe da parte e se ne è persa la memoria”, ha detto Paola Pellicane. “StrettoInfinito – ha proseguito l’organizzatrice del premio – nasce dall’idea di stare in luogo unico, della nostra anima. Lo Stretto ci appartiene e ci rappresenta. Abbiamo pensato di celebrare il mare in un percorso che fosse di conoscenza e di tutela del nostro territorio. Si ha cura del mare solo avendone fatto un percorso di conoscenza profonda”.
Sulla scienziata francese è ritornata, con una proposta condivisibile, Fulvia Toscano, direttore artistico della rassegna culturale Naxoslegge: “Ha dato un contributo straordinario alle storie delle culture del mare. A Messina abbiamo un acquario dalla storia importante, perché non intitolarlo a lei?” Le donne dimenticate: “Il più delle volte l’altra metà della storia è stata insabbiata. Anche per motivi che fanno parte delle dinamiche sociali, culturali, economiche, la voce delle donne è arrivata meno forte di quella degli uomini, pur avendo compiuto azioni altrettanto mirabili”. L’inciso di Fulvia Toscano sullo Stretto: “Tra i suoi patrimoni immateriali più importanti c’è il mito, cementato nella nostra tradizione e nelle nostre coscienze a volte sopite”. È l’introduzione all’intervento di Linda Iapichino, archeologa e storica di tradizioni locali. “Cercherò di guardare i miti dello Stretto al femminile”, aveva annunciato. Ma di fatto il suo è stato un argomentare ampio, pieno di racconti, incroci e collegamenti dentro il nostro variegato e appassionante patrimonio mitologico. Nettuno: “La Sicilia si è staccata dalla Calabria con un suo colpo di tridente…”. A seguire, le Nereidi, Anfitrite e Galatea; il pastore Aci, Polifemo e tanti altri. Il mito riconducibile alla Falce, quello di Orione e di Capo Peloro. Le immancabili sirene, Colapesce, la Fata Morgana.
Il ritorno alla realtà. Prime premiate le sorelle Donato – Mancuso. Antonella e Giusy sono ormai famose in tutta Italia per la loro attività con il titolo “I Mancuso”: pescatrici di professione, secondo la tradizione, con attività anche di pesca – turismo, che hanno ereditato, ripreso il mestiere e la passione del nonno. “Lo abbiamo fatto per un grande amore nei suoi confronti. Fin da bambine lo ammiravamo spassionatamente. I suoi racconti della pesca per noi erano il clou della giornata”. L’inizio dell’attività: “Inizialmente in famiglia ci fu scetticismo. Le donne possono fare gli stessi mestieri degli uomini – dice Antonella – basta avere quella stessa decisione e un minimo di forza per condurre un mestiere”. Il mare nel cuore: “E’ bene che venga vissuto nel pieno rispetto. Il pescatore deve essere un fruitore oculato di ciò che il mare ci regala”. A premiarle, Dafne Musolino, assessore comunale alle Politiche del mare: “Si tratta di eccellenti professioniste del mondo della pesca che hanno messo la loro esperienza e passione anche a servizio dell’Amministrazione comunale per risolvere tante problematiche specifiche e proporre nuovi progetti per la fruizione del mare. Grazie a loro la pesca con le feluche è tornata in auge, è stata diffusa la pesca col tramaglio e sono state fatte conoscere le bellezze dello Stretto”.
A seguire, il premio ad un’eccellenza dell’archeologia subacquea: Tiziana Fisichella, allieva del compianto fondatore della Soprintendenza del mare, Sebastiano Tusa, si è resa protagonista, tra gli altri, del recupero della nave romana, risalente tra il terzo e il quarto sec. d.C., carica di anfore, ritrovata nel mare di Marausa, vicino Trapani. Il relitto era stato scoperto nel 2009, proprio da Tusa. L’archeologa sub spiega così la sua esperienza: “Non si opera per il semplice gusto di scavare e portare fuori del legno, ma soprattutto per la passione di ricostruire quegli spaccati di vita che altrimenti non verrebbero mai alla luce, assieme a quei momenti personali di vita di bordo. Il mare – prosegue l’archeologa – è imprescindibile dalla terra, dalla costa, dalle aree lagunari e fluviali, perché in tutto questo giocano un ruolo anche quei fenomeni naturali e geologici che a livello globale e locale sono correlati tra loro”. Le parole di Tiziana Fisichella erano state anticipate da un video che documentava le fasi salienti del ritrovamento e del recupero dell’importante relitto storico.
Premio successivo, ancora nel segno della cultura più alta, stavolta rivolta al Mediterraneo, ad una eccellenza messinese: Katia Pastura, scrittrice, traduttrice, editrice di Mesogea, tra gli organizzatori di Sabir Fest e dell’Horcynus Festival. Nel suo passato spicca la “mitica” libreria Hobelix di Messina. Il suo commento: “Il mare è scuola di solidarietà e di fatica. E soprattutto scuola di linguaggio. È un apprendistato permanente della necessità non solo di parlare ma anche di ascoltare, purché queste due cose siano reciproche”. Il mare di Messina visto dall’editrice: “Lo Stretto – dice Katia Pastura – per me e per tutti noi è la grande lezione di questa reciprocità, di questa assenza di centralità integralista. È una grande scuola che partendo dalla tradizione porta alla traduzione. Nella possibilità di costruire fratellanze abbiamo la possibilità di costruire l’idea del futuro. Il Mediterraneo è lezione di umanità”.
Un altro video, toccante e appassionante, sulla vita dell’indimenticato Enzo Maiorca, ha anticipato il premio e l’intervento della più attesa tra le ospiti, una che la cultura del mare l’ha sempre vissuta “fino in fondo”…Agli abissi, col cuore, nella tradizione e nel mito del padre, Enzo, e nel ricordo della cara sorella, Rossana. Patrizia Maiorca, anch’essa con importanti trascorsi da sub, è impegnata in difesa dell’ambiente marino, essendo presidente della Riserva Naturale del Plemmirio. “Non è un ruolo che ricopro dal punto di vista professionale, non sono retribuita, ma per questo mi sento ancora più libera di agire come credo”, ha tenuto a precisare. “Ho pensato che fosse giusto, alla luce della mia esperienza vissuta in mare, di cercare di restituire ciò che esso mi aveva dato in tutti questi anni in termini di accrescimento personale e soprattutto di felicità. Ma forse sono stata presuntuosa…” Tra i suoi ricordi spicca la bellissima descrizione di Pippo, pescatore di antica tradizione, amico di famiglia, che il padre Enzo frequentava sin dal 1960. A lui, Patrizia associa la bellezza del cielo e del mare di Ortigia sui quali si staglia il bianco della terraferma, in una lucente mattina di novembre di tanti anni fa. Con lei, in barca, il padre e la sorella. Il suo pensiero sul tema del premio: “Cultura del mare è frugalità e solidarietà, due parole che, se tenute come punto di approdo, forse potranno salvare il mondo. La saggezza dei nostri pescatori stava nella consapevolezza che per essere felici non occorrono grandi cose, basta soltanto un raggio di sole che ci scaldi la pelle e un affetto sincero che ci scaldi il cuore”.