I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto”
[dalla Costituzione della Repubblica Italiana, art. 34]
Se oggi in più di 90 piazze italiane gli studenti si sono riuniti a protestare a gran voce è perché sono, SIAMO, stufi di vedere calpestato un diritto fondamentale proprio da quella Repubblica che, invece di renderlo effettivo, TAGLIA i mezzi attraverso cui tutti possono goderne.
Negli ultimi anni la scuola, di qualsiasi grado, è stata sottoposta a privazioni e compressioni per far fronte ai problemi economici del Bel Paese: “alla fine del triennio 2009/2010-2011/2012 saranno abolite 87.400 cattedre di insegnante e 44.500 posti di personale Ata: 132 mila posti in tutto.
Il personale Ata verrà ridotto del 17%.
Il rapporto alunni/docente dovrà crescere di una unità.
Maestro unico, soppressione di 11.200 specialisti di Inglese alle elementari, contrazione delle ore in tutti gli ordini di scuola, compressione del tempo prolungato alla scuola media, rivisitazione delle classi di concorso degli insegnanti e ulteriore taglio all’organico di sostegno.”
È per questo che nelle nostre classi siamo in media 30 persone, difficilmente gestibili;
è per questo che a volte più istituti devono dividersi un solo tecnico informatico (per quelli che possono permettersi di usare un’aula computer, si intende);
Ma non è solo il “fattore umano” a risentirne. I tagli più profondi sono in bella vista.
Le strutture delle scuole cadono letteralmente a pezzi e, con questa riforma, è utopico sperare nei fondi che ci spettano di diritto per la manutenzione.
E per chi una struttura non ce l’ha affatto?
Per chi studia delle materie che necessitano di laboratori, ma questi sono inaccessibili o, peggio, inesistenti?
Per chi è quindi privato del diritto costituzionale di arrivare ai più alti livelli di preparazione solo perché qualcun altro decide per lui?
È inaccettabile che un Paese che sostiene di essere “occidentalizzato”, durante un periodo di dura crisi, decida di tagliare i fondi all’istruzione e, quindi, alla formazione di quelli che, questo Paese, dovranno portarlo avanti in futuro.
È inaccettabile che la scuola diventi una questione economica, e solo per chi “può permettersela”: è un ritorno al passato in un mondo che guarda avanti.
Protestiamo invece a gran voce, con tutti i mezzi che ci rimangono, se vogliamo che quegli pseudo-economisti dei governi che si succedono a capo della nostra Repubblica, una volta per tutte, i conti se li facciano con noi e PER NOI.
”La sovranità appartiene al popolo” e il popolo è qui per reclamarla.
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