di Giovanni Frazzica
C’è una notizia che non è ne bella, ne brutta, è semplicemente una notizia, riguarda la nuova diga di Genova, un’opera che pochi conoscono, anzi forse i No Ponte messinesi non la conoscono affatto.
Ebbene il Tar ha annullato l’aggiudicazione a Webuild dell’appalto da un miliardo destinato alla realizzazione di questa diga. Adesso pare sia previsto anche l’intervento della Corte dei Conti. Tuttavia nella sentenza si puntualizza che trattandosi di un’opera finanziata in parte con fondi del Pnrr, si applica una norma in base alla quale «l’annullamento dell’affidamento non comporta la caducazione del contratto già stipulato» e, quindi, per ora i lavori possono procedere. Nondimeno, la sentenza apre la porta a scenari imprevedibili. Se infatti dovesse essere confermata negli altri gradi del giudizio amministrativo, l’Autorità portuale dovrebbe pagare risarcimento molto pesante.
Se poi venisse riconosciuta l’illegittimità della gara, anche la Corte dei conti potrebbe intervenire contro l’Autorità portuale, ipotizzando l’accusa di danno erariale. Uno stop dunque che avviene per il subentro di impicci di carattere legale e presunte non conformità amministrative. Per quanto è dato sapere questa Opera, imponente sul piano dei costi e delle dimensioni, sta procedendo quasi “a fari spenti nella notte” senza incorrere in quelle clamorose e talvolta pittoresche manifestazioni ostili riservata da attivisti agitati alla Tav, alla Tap o al Ponte sullo Stretto di Messina che incassa anche il no politico dei 5 stelle e di parte del Pd.
Ma quali potranno essere gli effetti collaterali che faranno seguito a questa immensa opera realizzato con enormi blocchi di cemento calati in un paradiso marino senza che nessun ambientalista abbia mosso un ciglio?
Quali le possibili conseguenze economiche? Probabilmente, col tempo verrà dimostrata l’inutilità del porto di Gioia Tauro, in quanto le grandi navi porta containers potranno giungere direttamente a Genova ed in secondo luogo anche le grandi navi da crociera potranno alterare, a favore del capoluogo ligure, gli itinerari di cui attualmente beneficiano altri porti italiani. Non si può certo gioire perché un tribunale amministrativo sta ostacolando la costruzione di un’opera pubblica, ma c’è un grande dispiacere nel vedere come ancora una volta sia nel campo della erogazione dei fondi pubblici sia per quanto riguarda la valutazione politica ci sia ancora una fortissima discriminazione economica tra le diverse aree del Paese che finisce per penalizzare sistematicamente il Mezzogiorno d’Italia.
E non può essere la magistratura la linea di difesa sostitutiva di una condizione politica complessiva ormai atrofizzata. I cittadini ed i politici del Sud dovrebbero avere consapevolezza di tutto questo e iniziare un percorso virtuoso di difesa e rilancio dei territori.
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