Il Mezzogiorno d’Italia continua ad essere una delle aree europee piu’ difficili dal punto di vista dello sviluppo economico. Il sistema delle imprese italiane, pur rispondendo negli anni piu’ recenti alle sfide provenienti dall’estero con adattamenti dei propri processi produttivi e tecnologici, mostra tuttora inadeguatezze significative, che appaiono piu’ accentuate nell’area meridionale. Le difficolta’ del Sud – storiche ma anche contingenti – rispetto all’area settentrionale del Paese sono state naturalmente ingigantite dalla crisi finanziaria che ha attraversato l’intero sistema economico internazionale. Ma, se si vanno ad esaminare singoli settori (ad esempio l’export) o a fare valutazioni sull’indice di crescita pro capite nelle singole regioni meridionali paradossalmente e’ stata proprio la crisi a favorire, se non una tenuta, una resistenza a quel crollo che ci si poteva attendere. Anche perche’ e’ evidente la differenza per difetto, almeno in termini numerici se non di qualita’, della platea meridionale di occupati, di imprese, di famiglie rispetto al Nord. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto annuale 2009’ del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, presentato oggi alla Camera dal ministro per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto.
Il Rapporto nota innanzitutto che a livello territoriale nel 2008 e’ proseguita la tendenza, in atto dal 2002, a una minore dinamica del Pil del Mezzogiorno rispetto al Centro Nord. Nel 2009 invece nel Sud si e’ registrata una flessione meno accentuata. Nel corso del 2009 infatti il forte calo dell’attivita’ economica, in particolare per i dati che si riferiscono alle esportazioni, ha penalizzato in misura relativamente maggiore il Centro Nord, dice il Rapporto, a causa della piu’ ampia apertura della sua industria verso l’estero. Come indicatori di prospettiva completamente favorevoli appaiono poi le indagini ISAE sul clima di fiducia di imprese e consumatori, che danno alcune oscillazioni, miglioramenti significativi anche nel Mezzogiorno. Nel periodo 2002-2008, continua il Rapporto, inversamente a quanto registrato per il PIL (flessione nazionale nel 2009 pari al 5%), la crescita del PIL pro capite e’ stata lievemente superiore al Sud. Su tale andamento hanno influito una dinamica significativamente minore della popolazione meridionale e un lieve incremento della produttivita’ rispetto alla stazionarieta’ nel Centro Nord. Il divario sulla produttivita’, e’ bene sottolinearlo, e’ stato determinato dalla consistente perdita di occupazione nelle regioni meridionali.
Insomma un Mezzogiorno nel quale non sembra ancora invertirsi la tendenza, in atto dal 2002, a una minore dinamica dell’attivita’ economica rispetto al resto del Paese. Anche se emergono indicazioni moderatamente positive sul clima di fiducia nell’area.(ASCA)