Tracciando un bilancio sull’ultima rassegna d’eventi svoltasi e Rodia, la terza per l’esattezza, in quattro anni di intensa attività dell’Associazione “Alamak – Sebastiano Mafodda”, presieduta da Francesco Musciumarra, si può sicuramente notare quanto la continuità e la capacità degli amici del comandante del Segesta siano determinanti in questa straordinaria operazione di condivisione e diffusione della cultura nelle forme più varie e nei valori più autentici.
Da quel tragico e purtroppo indimenticabile pomeriggio del 15 gennaio 2007, quando nelle acque dello Stretto un tragico destino strappò dai propri affetti i quattro marinai del Segesta, gli amici di Sebastiano Mafodda hanno adottato la sua stella: l’Alamak, quell’astro che continua a brillare con fierezza e che come una cometa lascia un’inconfondibile scia di bellezza.
Ed è così che di una raffigurazione immaginaria e suggestiva se ne fa una rassegna culturale che dal 2008 raccoglie ed intrattiene una folla di interessati ed affezionati che nelle sere a cavallo del 7 luglio di ogni anno, giorno del compleanno del comandante, gremiscono il cortile del Centro Servizi della VI Circoscrizione Comunale.
La prima sera della 3^ rassegna, targata 2011, conclusa lo scorso week end, ha visto l’esibizione del cantautore e chitarrista messinese Salvatore Trimarchi, accompagnato alle tastiere dal maestro Nino Favatella. Spettacolo articolato, ovviamente, su un repertorio di musica d’autore degli anni ’60, successi che hanno “firmato” un’epoca. E tra questi, non poteva certo mancare “In fondo al viale”, brano proprio di Trimarchi che portò, allora, alla ribalta nazionale i Gens, gruppo messinese nel quale militava.
Tanta grinta, unita alla voglia di cantare, suonare e coinvolgere il pubblico, è stata la ricetta vincente di Trimarchi nella sua esibizione, dove aleggiava una certa nostalgia, costellata da sorrisi ed “amarcord”, in un lento ed a volte affaticato, ma al tempo stesso corposo ed ispirato dialogo con i fasti del passato.
“E vui vi nni futtiti” è stato l’altro famoso brano proposto da Salvatore Trimarchi: lo spirito di denuncia contro la mafia ed una certa classe politica, rappresentato in questo pezzo di trent’anni fa, in dialetto siciliano, colloca la canzone in una dimensione quasi profetica, essendo più attuale adesso di quanto non lo fosse allora.
La seconda sera, quella centrale della rassegna, c’è stata, come di consueto, la consegna dei premi del terzo Concorso di Poesia “Sebastiano Mafodda”, riservato ad autori sia adulti che giovani, che quest’anno aveva come tema “Guardando le stelle”.
La giuria, composta dalle professoresse Anna Chiofalo ed Amalia Noschese, e da Annibale Casucci, ha proclamato vincitore Francesco Cacciotto con la poesia “Mio comandante”, componimento dalla lirica reale e struggente, scaturita da un rapporto diretto tra l’autore – che di lavoro fa il marinaio nel traghetto Iginia – ed il compianto comandante del Segesta, con il quale aveva condiviso significative esperienze in mare.
Il secondo premio è andato alla poetessa torinese Graziella Mauri con il brano “Lo spegni moccolo”, mentre il terzo se lo è aggiudicato Marilina Daniele, di Pagani, in provincia di Salerno, con il brano “Madre di ogni figlio”.
Tra i giovani si è aggiudicato il primo premio Gabriele Marchetta, con il componimento “Seduto in riva al mare”, il secondo Giuseppe Rando con “La stelle e il mare”, ed il terzo Sofia Marino con un titolo che ripropone il tema dell’intero concorso, ossia “Guardando le stelle”.
La novità introdotta quest’anno è stato lo speciale premio della critica, che è andato a Teresa Rizzo (“E guardando le stelle”), Maria Schillaci (“Girotondo di stelle”), Katia Debora Melis (“Infinito”), Nancy Calanna (“Guardando le stelle”), Gaetano Quartarone (“Sofia guarda il cielo”), Cetty Imbesi (“Un’effimera felicità), Teresa Fresco (“Amore lontano”), Domenico Sergi (“Il cielo a tre metri sopra il mare”), Teresa Vadalà Fierro (“Palpitare di stelle”), Angelo Copia (“Amore sublime”).
Come sempre, particolarmente motivato e numeroso è stato il pubblico della serata, nella quale, ancora una volta, si è esibita la poetessa dialettale messinese Maria Costa, ospite del Premio di Poesia sin dalla prima edizione. Anche Aristide Casucci, giurato che assieme ad Anna Chiofalo ha condotto la serata, si è cimentato in una sua performance, in questo caso, canora.
Particolarmente toccante e significativo è stato il momento commemorativo delle vittime, così come il comandante Sebastiano Pino le ha volute ricordare: un racconto della loro vita in mare tragicamente segnata nel 2007, ed un appello nel quale, con voci tremanti di commozione, hanno risposto “presente” alcuni colleghi in platea, nel momento in cui venivano scanditi i nomi di Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona, intervallati da applausi.
La terza ed ultima serata è stata vissuta all’insegna della spiritualità, nella celebrazione della Santa Messa officiata da Padre Carlo Oliveri, parroco di Rodia. Assolutamente originale e suggestivo è stato il “tempio” nel quale ciò è avvenuto: il sito monumentale dedicato a Sebastiano Mafodda, tra il torrente Rodia e la spiaggia, proprio dove il comandante teneva la sua barca.
Solo chi è stato direttamente presente, tra tutti coloro che hanno voluto vivere questa nuova esperienza in quel luogo dello spirito, ha potuto godersi una celebrazione all’aperto sullo sfondo di un incantevole tramonto. Tanti piccoli ceri accesi, adagiati a terra, segnavano il percorso che dal monumento portava al perimetro allestito per la celebrazione.
Il parroco, facendo trascorrere con profonda spiritualità quei magici momenti di luce, traduceva in narrazione ciò che gli occhi contemplavano. “Sebastiano era un operatore di pace”, ha detto, tra l’altro, Padre Oliveri, che, interpretando in senso compiuto la finalità dell’intera rassegna, nata “per non dimenticare”, ha affermato: “E’ l’oblio che uccide l’uomo”.
Niente di più vero, secondo quanto trapelava dall’espressione di tutti i presenti, ai quali il celebrante, nel momento topico della contemplazione di tanta bellezza, meditando sulle vicissitudini terrene dinnanzi a quel sipario aperto sull’orizzonte, si è lasciato andare a tale riflessione: ”Sparisce tutto, ad eccezione dell’amore e dello stupore del Creato”.
Alla fine dell’evento religioso, spazio ad un gesto simbolico di pace e speranza per il futuro, nel segno della continuità della vita: al calare della sera un gruppo di bambini ha piantato un alberello d’ulivo accanto alle due vele di pietra bianca del monumento dedicato Sebastiano Mafodda.