SVERNISSAGE – I corpi e i volti svelati da Antonello Bonanno Conti
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SVERNISSAGE – I corpi e i volti svelati da Antonello Bonanno Conti

– di Corrado Speziale –

Dal 26 settembre al 24 ottobre lo Studio d’Arte Cocco, a Messina, ha ospitato l’interessante mostra dell’artista messinese che ancora una volta nella sua originalità si è rivelato attento e sensibile verso l’individuo e la società.Svernissage” è l’atto significativo per ritrovare la “natura” e l’identità della persona, disvelare la sua condizione originaria, libera da sovrastrutture. Bonanno Conti, mantenendo la tecnica e lo stile che lo hanno da sempre contraddistinto, ha riproposto e perfezionato il suo messaggio fondato sull’incontro fra le figure e la contemporaneità, oltre al consueto “affaccio” sul mondo religioso e quello mitologico, ampiamente rivisitati. Il tutto con materiali rigorosamente riciclati che riprendono significato e si trasformano in straordinari supporti d’arte.

Nonostante la chiusura della mostra, alcune opere resteranno allo studio d’arte ancora per un’altra settimana a disposizione di chi ne fosse interessato.

          

Svernissage è un’azione controcorrente, di rinascita, recupero, che non indica semplicemente il termine opposto a quello dell’inaugurazione di una mostra d’arte. È un’operazione attraverso cui guardarsi intorno e riflettere sui tanti volti svelati da un artista attento e sensibile ai fenomeni sociali. La mostra, tenutasi a Messina dal 26 settembre al 24 ottobre allo Studio d’Arte Cocco, a cura di Laura Faranda, ha interessato tanti appassionati che attendevano l’evento dalla scorsa primavera, quando il lockdown ne ha impedito la realizzazione. Infatti, gran parte delle opere risalgono al 2019.

Nonostante la chiusura della mostra, alcune opere resteranno allo studio d’arte ancora per un’altra settimana a disposizione di chi ne fosse interessato.

Antonello Bonanno Conti è pittore, scultore, designer, originario di Capizzi, che vive e lavora a Messina. Artista che attraverso l’inconfondibile taglio che caratterizza le sue opere, dal 1996, si è fatto conoscere e seguire con mostre personali e collettive. Le sue pitture, sculture e pitto-sculture nel corso di un quarto di secolo hanno rappresentato idee e concetti densi di energia espressiva con cui l’artista si rivela attento alle condizioni interiori ed esteriori dell’individuo, proiettando e raffigurando lo stesso in situazioni ispirate. L’artista con tratti volutamente imperfetti in contesti tante volte incerti, descrive la donna e l’uomo in modo semplice ma con tutta la complessità del loro essere interiore; immagina e realizza figure mitologiche straordinarie per forme ed effetti cromatici; riporta soggetti ed elementi religiosi, svuotati da dogmi e stereotipi, intrisi di realtà, dal senso e dalle caratteristiche conseguenziali alla sofferenza umana. Molto importante è stata, in tal senso, la sua Via Crucis, in una sequenza di installazioni al Teatro V.E., a Pasqua del 2015. Ma in tante altre occasioni, Bonanno Conti ha dimostrato libertà espressiva e personalità declinate in attività artistiche dove la differenza la fa anche la sua applicazione tecnica. Ne è la riprova, in ultimo, il gigantesco cavallo “Eretico”, così ribattezzato, realizzato quest’anno per il solstizio d’estate a Fiumara d’Arte, dinnanzi all’Atelier sul Mare di Castel di Tusa, su idea e per volontà di Antonio Presti.

Adesso è il momento di Svernissage, in cui il percorso di Antonello Bonanno Conti ha toccato e attraversato la fase critica del lockdown: buona parte delle opere risalgono al periodo immediatamente precedente, tuttavia sembra quasi un destino quanto l’intera esposizione si possa bene inserire in questo periodo storico. “Sverniciare era ed è la linea guida. Come se qualcosa suggerisse (e continua a suggerire) che tutto il mondo era andato troppo oltre. (…) Oltre il limite (essenziale) che separa l’umano dal divino. Oltre la natura stessa di ogni cosa. Era necessario fermarsi, ridimensionarsi”, scrive Laura Faranda, curatrice e critica d’arte contemporanea, nella nota che presentava l’evento.

Svernissage, dentro una mostra, è un pensiero, un motivo d’azione. È un insieme di stati, di condizioni che attraversano l’essere umano. L’uomo con i suoi tanti volti, ma in particolare la donna. E proprio sulla specificità di genere, colta nel lavoro dell’artista, scrive Roberta Cardia, medico e psicoterapeuta: “In certe figure femminili (…) ho trovato piena espressione della sofferenza tipicamente contemporanea”. In una, in particolare, la stessa fa risaltare la solitudine, soffermandosi e ponendo un quesito su un oggetto particolare che ricorre in questa mostra: “…In quel bicchiere immobile, sul tavolo, sono raccolte le sue lacrime?”.

Bonanno Conti ricerca e svela, con tratti semplici e spesso volutamente grezzi, ma a tinte forti, le espressioni tipiche di una contemporaneità vissuta con maturità e introspezione. E in questo non abbandona mai i simboli “sacri” che lo contraddistinguono: l’Annunciazione, l’Angelo (azzurro), Madre e Figli, Morte e Vita, La Santa. Non a caso tali figure coincidono con altrettanti titoli delle opere. Ma non manca neppure la leggenda, la mitologia, con i titoli relativi: Mata, il Cavallo di Troja con Ulisse (scultura denominata “Grondaia” perché realizzata con pezzi ricavati da una grondaia in disuso…), l’immancabile Centauro, due dipinti in rosso e blu.

Ma il progetto, come idea d’autore che maggiormente caratterizza Antonello Bonanno Conti è l’infinita e sempre in divenire serie di Pubblincittà: tanti volti indistinti e indivisibili, realizzati con cura certosina utilizzando volantini pubblicitari riciclati, si affacciano sulla città. È il risultato della società di massa, dei soggetti dal pensiero omologato, dentro un mondo mercificato e uniformato, che Bonanno Conti indaga e denuncia attraverso l’arte, con opere di grande valore. Altra opera, dal taglio tipico, consueto per l’artista, che “enumera” e omologa i volti è Diciannove. L’ultima novità: Alluminio, varie figure realizzate su ex pannelli fotografici.

Una menzione, appunto, la merita l’iniziativa sui materiali riciclati che fanno da supporto, avvalorando l’arte di Vernissage: pannelli Forex, fogli di giornale, lastre d’alluminio, legno, qualche tela riciclata, sacchi di iuta.

Interessante il racconto dell’artista riferito al Cavallo di Troja: “È nato prima del Covid, ma l’ho ultimato dopo il lockdown. Avevo una grondaia da gettare via, invece l’ho tagliata a pezzettini e, montati insieme, ho realizzato l’opera. Tuttavia, il materiale non è bastato e mi sono procurato due sportelli di un vecchio frigo, di colore bianco. Le piccolissime parti colorate sono quelle dove i bambini della famiglia che lo possedeva avevano attaccato degli adesivi”. Le sue scelte, talvolta lasciate al caso: “A me piace dipingere qualunque cosa e lavorare con qualunque materiale”.

27 Ottobre 2020

Autore:

redazione


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