Se si volesse dar vita ad una tag cloud dei termini più utilizzati nel discorso tipo di un qualsiasi dibattito pre elettorale, probabilmente le parole in evidenza sarebbero “rinnovamento”, “giovani”, “economia”, “turismo”.
Non esiste una differenziazione sostanziale e netta tra quanto affermato in campagna elettorale ad ogni livello, al di là di qualsiasi schieramento politico (anzi, questo meglio che lo si nasconda o per lo meno lo si renda quanto più possibile “etereo”).
La manomissione delle parole è però un pericolo serpeggiante e che spesso, soprattutto in determinate occasioni, diventa fenomeno concreto.
Guardo dunque, come al solito, alle realtà a me vicine, al mio paese ed al territorio che lo comprende, nonché a quello che lo circonda, con i piccoli agglomerati urbani sparsi tra le spiagge ed i monti nebrodi. Osservo, in particolare, quello che il tempo trascorso ha prodotto, lasciato uguale o peggiorato, ed i movimenti, quali più impulsivi, quali meno, di chi si propone.
Ma trovando odioso la personalizzazione di quello che a pieno titolo è definibile quale bene comune, vale a dire la politica, più che parlare di quanti si propongono, trovo preferibile parlare di come ci si propone.
Del resto, nonostante si avvicini la scadenza per la presentazione delle liste, permangono forti incertezze al riguardo. Sicura della forza delle idee, è a queste che mi voglio affidare più che a dei volti. Ed allora, ecco che ricompare la tag cloud di cui dicevo all’inizio e la manomissione di termini densi di significato.
Uno strano fenomeno, quello dello “svuotamento” delle parole, sebbene piuttosto comune. Cos’altro, se non una conseguenza di una diffusa inconsapevolezza e di un profondo smarrimento? Capita, allora, che “rinnovamento” o “giovani” si trasformino in slogan, che ammiccano all’elettore entusiasta. Capita che il “turismo” diventi una parola magica, un’ancora di salvezza, un porto sicuro, un dispositivo collaudato (spesso male). Perché cambiarlo, quindi?
Ad un mese dalla presentazione delle liste, ci si premura a comporle. Ma a due mesi dalle elezioni, i progetti futuri sono ora fortemente indefiniti, ora “usurati”.
A mio vedere, già da tempo, si sarebbe dovuto iniziare col riempire di significato i termini sopra elencati. Inoltre, in una personalissima tag cloud, le parole più in evidenza sarebbero ambiente, sostenibilità (come sostantivo e come aggettivo che si accompagni alle parole economia e sviluppo), cultura, efficienza, istruzione, tutela delle fasce deboli, bellezza. Inoltre, vi aggiungo azione, perché è in questa che le parole, in politica, debbono convertirsi. E poiché l’azione non vien da sé, aggiungo impegno.
La mia tag cloud si chiamerebbe “vivibilità” e non occorre spiegarla perché rappresenta semplicemente l’insieme di tutto ciò che consente alla persona di condurre una vita gradevole e come le nuvole in inverno, dovrebbe essere qualcosa di ordinario.