Osservo con grande attenzione le vicende che interessano Taormina Arte e, nonostante il recente nuovo attivismo, anche per iniziativa del Commissario (e capo di Gabinetto dell’On.le Assessore regionale) Di Miceli, non nutro grande speranza. Mi suscitano grandi perplessità soprattutto i temi che emergono dal dibattito taorminese.
Taormina Arte è una manifestazione artistica internazionale più che trentennale, frutto dell’intuizione di mettere insieme con uno strumento agile diversi Enti, una pluralità di manifestazioni a partire dalla Rassegna cinematografica, fonti di finanziamento diverse e di legarle in un’ottica di promozione dell’arte, dello spettacolo e del territorio, anche in chiave turistica. Una intuizione che in una certa fase ha anche funzionato, salvo poi fallire da una parte per l’incapacità di evolvere, dall’altra per lo scadere in logiche localistiche di piccolo cabotaggio, di mera sopravvivenza. Sopravvivenza tra l’altro ormai a rischio da diversi anni.
Diciamo la verità: dopo anni di così corto respiro, se oggi Taormina Arte venisse meno, probabilmente il Taormina Film Fest(come d’altronde sostanzialmente avviene) sopravviverebbe come vetrina cinematografica in outsourcing, i dipendenti smetterebbero di attendere i loro prossimi stipendi, e si continuerebbero a realizzare manifestazioni e concerti al Teatro antico. Insomma, se accantoniamo per un attimo la problematica dei dipendenti di Taormina Arte, che pur un’attività di presidio e di assistenza assai preziosa in questi anni stanno svolgendo, forse non sarebbe chissà quanto percepita l’assenza della struttura Taormina Arte.
Circa 15 anni orsono il Legislatore regionale ha individuato per Taormina Arte, con la Legge 26 marzo 2002, n. 2, il percorso della trasformazione in Fondazione, con il fine di dare una veste giuridica certa e di superare la logica del contributo regionale alle attività. In questi 15 anni ne abbiamo sentite e lette di tutti i colori.
E oggi,quando parrebbe vi sia una certa volontà di concludere questo lungo iter, anche per stringenti finalità di bilancio (il contributo annuale non è più sostenibile per le casse della Regione), dal dibattito e dalle intenzioni che emergono non sembra vi sia una autentica consapevolezza della direzione intrapresa.
Occorre chiarire qualche punto essenziale. La trasformazione in Fondazione non è e non può essere la panacea di tutti i mali, anzi. Nel momento in cui la trasformazione si sarà compiuta avremo un Ente fortemente indebitato, con un certo numero di dipendenti da retribuire e con la prospettiva di non ricevere più un consistente contributo regionale. A quel punto poca importanza avranno le regole di governance, il ruolo che dovrà avere il Sindaco di Taormina, o quelli della stessa Regione e dei due sparring partner Comune di Messina e Città Metropolitana di Messina.
E allora, intendiamoci, cosa è una Fondazione? E’ un ente di diritto privato nel quale dei fondatori conferiscono un patrimonio (produttivo), in proprietà o in uso, perché attraverso i frutti di esso si garantiscano congiuntamente il funzionamento dell’ente e il perseguimento del fine. Quindi l’attenzione dovrebbe essere concentrata su questo punto cruciale! Quali beni saranno conferiti? E saranno essi in grado non di ospitare gli uffici per i dipendenti, ma piuttosto di rendere frutti tali da garantire il funzionamento e lo sviluppo delle attività?
Recentemente il Commissario della Città Metropolitana Filippo Romano ha deliberato il conferimento della caserma dei Carabinieri di Taormina. E subito polemiche sul rischio di un trasferimento dei Carabinieri dal centro della città. Tralasciando il ridicolo canone fin qui versato dall’Arma, comunque la Città Metropolitana ha stabilito di conferire un immobile capace di generare una rendita. Gli altri Enti non sembrano orientati sulla stessa strada. Il Comune di Messina addirittura ha individuato un immobile nei pressi del Mandalari che chiaramente non potrà generare alcuna rendita. Per dare un senso e una prospettiva alla Fondazione il Comune di Taormina dovrebbe conferire il Palacongressi e la Regione il Teatro Antico. A quel punto i soci avrebbero posto la Fondazione, e per essa management chiamato a guidarla, nelle condizioni di camminare sulle proprie gambe, programmare, investire.
Ma di questo non bisogna parlare. Meglio concentrarci sui consiglieri di amministrazione o sulla sede che la fondazione avrà.
Giuseppe Ministeri
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