Un reportage che ha per protagonisti via Prè ed i tanti vicoli dell’angiporto genovese – i tipici “carruggi” – e la colorata umanità che li popola: luoghi nel passato di loschi commerci e vite marginali, divenuti oggi zona di accoglienza di immigrati da tutti i continenti. Dove macellai arabi, parrucchiere africane, bambini sudamericani, donne col burka, tutti insieme, con in sottofondo suoni e ritmi di musica transnazionale provenienti da qualche negozietto di CD e in un effluvio di odori di aromatiche spezie, mischiate a quello autoctono del pesto, mescolano le loro esistenze. Trasfigurando il luogo simbolo della città in “non-luogo” interculturale.
L’occhio attento e sensibile della Bolognari, cogliendo con lucida attenzione, scatto dopo scatto, vibrazioni, sensazioni, atmosfere e realtà,
racconta storie di immigrazione, di integrazione e di esclusione, di stranieri e di indigeni. Ma anche storie di speranza nel futuro, di libertà conquistata. In fondo, il racconto della vita di ciascuno di noi, appeso a qualcosa, al peso di un pensiero, di un credo, di un legame, di una cultura.
Appeso, cioè imprigionato, nel suo percorso di vita. Che è anche il suo “peso”.
Cultura