“Radici per Restare” del Teatro dei 3 Mestieri di Messina: venerdì 11 e sabato 12 gennaio ore 21:00
Primo appuntamento dei 2019 con la stagione “Radici per Restare” del Teatro dei 3 Mestieri di Messina: venerdì 11 e sabato 12 gennaio ore 21:00 andrà in scena “Cantare all’amore” di e con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno.
Lo spettacolo è il risultato di un percorso di studio collettivo sul tema dell’amore e delle sue innumerevoli sfaccettature, ed ha avuto la collaborazione alla drammaturgia di Michele Santeramo, ed è prodotto da La Ballata dei Lenna, coproduzione Teatro Bottega degli Apocrifi e con la Produzione esecutiva ACTI Teatri Indipendenti.
Questi i riconoscimenti che Cantare all’amore ha ottenuto in questi anni.
Vincitore Bando “Next” ed. 2015
Vincitore In-Box ed. 2014
Finalista Play Festival 2.0\ Atir Ringhiera Milano ed.2014
Vincitore E45 Napoli Fringe Festival 2013
Selezione Festival Internazionale Castel dei Mondi 2013
Una tristallegra storia dei giorni nostri che intreccia tra candore privo di speranza e arrivismo sgangherato tre vite senza coraggio. Quella di due sorelle, l’una di una bellezza vincente prossima a un matrimonio d’interesse, l’altra una poltiglia di difetti, scarica di aspirazioni, e quella di un sarto, campione della razza dei falliti, chiamato dalla bella a riparare l’abito da sposa usato. Il ritmo nevrotico della vicenda dettato dall’imminente cerimonia trova una quiete sorridente nell’universo condiviso di imbarazzi, inciampi, brividi e controattese, che da subito sorprende i due brutti. Ma quando le casse della felicità sembrano poter urlare al massimo volume, arriva quella paura che spegne ogni fracasso. Irrimediabilmente off.
Ma se chi è apparentemente dalla parte del giusto non conosce lieto fine, non va meglio a chi tenta di nascondere l’infelicità negli agi.
Uno squallido scenario di delusioni, che non dimentica di regalare tocchi di bislacca comicità, ma che alla fine lascia solo al corpo l’esultanza, un’esultanza violenta che stupra ogni attesa e squarcia l’innocenza.
LE TEMATICHE
Cantare all’amore è stupido.
Cosa c’è di più stupido di un innamorato? Esso è così stupido che nessuno osa più parlarne e il canto d’amore ne risulta addomesticato, mediocre, banalizzato.
Cantare all’amore è osceno.
Viviamo in un rovesciamento storico: ciò che è indecente non è più la sessualità, ma la sentimentalità perché censurata in nome di ciò che, in fondo, non è che un’ennesima morale.
Cantare all’amore è solitario.
Il suo canto è di un’estrema solitudine. Forse è ascoltato da milioni d’individui ma non è sostenuto da nessuno, si trova ad essere completamente abbandonato dai discorsi, ad essere tagliato fuori non solo dal potere, ma anche dai suoi meccanismi.
Cantare all’amore è la storia di una ricerca.
Volevamo lavorare sull’amore, poi ci siamo ritrovati a cercarlo, e a chiederci se il nostro tempo fosse ancora in grado di calzarlo questo sentimento che sembra non appartenerci più.
Viviamo in un tempo vittima della precarietà, del ribaltamento delle priorità, della pubblicità di falsi modelli, che ci richiede quotidianamente di trovare delle soluzioni immediate.
Il tempo utile è valutato solo attraverso l’impegno lavorativo, e tutto il tempo che ne rimane è un tempo perso che bisogna sopprimere.
Così come sappiamo fare a meno del tempo del pensiero, del tempo del desiderio, del tempo della tranquillità, forse ormai, sappiamo fare a meno anche del tempo dell’amore.
Allora abbiamo creduto necessario, prima di tutto, chiedersi se parlare del sentimento più discusso di tutti i tempi potesse essere un modo per frantumare le abitudini, per scorticare l’indifferenza, per mettersi nella condizione di abbattere la superficialità e iniziare a vedere le cose di lato.
Ecco che ci è sembrato doveroso, in questa nostra ricerca, ristabilire un contatto, mischiarci tra la gente e ascoltarne tristezze e umori buoni per provare a raccontarlo davvero l’amore, questo sentimento umano che non fa più storia, ma che è alla base di tutte le storie, per capirne i cambiamenti, gli assestamenti e le trasformazioni.