TEATRO – “Le allegre comari di Windsor” in scena a Roma fino al 16 febbraio
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TEATRO – “Le allegre comari di Windsor” in scena a Roma fino al 16 febbraio

La Fondazione Teatro di Napoli, con il Teatro Bellini e Atir Teatro Ringhiera, presentano: Mila Boeri, Annagaia Marchioro, Chiara Stoppa, Virginia Zini in “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare.

L’adattamento è di Edoardo Erba, per la regia di Serena Sinigaglia. Si andrà in scena,  alla “Sala Umberto” di via della Mercede 50, della città di Roma, da oggi, fino al 16 febbraio.

La scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia riadattano, tagliano e montano con ironia “Le allegre comari di Windsor”, innestando brani, suonati e cantati dal vivo dal Falstaff di Verdi.

In scena solo la signora Page, la signora Ford, la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi maschili, assenti ma molto presenti: mariti, amanti, e, soprattutto, il più grande, non solo per stazza, Falstaff. Da lui tutto comincia e con lui tutto finisce. Le lettere d’amore che il Cavaliere invia identiche alle signore Page e Ford sono lo stimolo per trasformare il solito barboso e very british pomeriggio di tè in uno scatenato gioco dell’immaginazione, del desiderio, del divertimento. “Punire” quel porco di Falstaff, che osa far loro esplicite richieste d’amore, diventa il grimaldello per sentirsi ancora vive. Senza Falstaff, non ci sarebbe divertimento o sfogo per le signore Page e Ford, che, come le Desperate Housewives, sono donne di mezza età, borghesi, annoiate e un pizzico bigotte, con routine consolidate, mariti assenti e desideri sopiti.

«Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente “decadenza” si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire», ci racconta la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista che, oltre a suonare dal vivo le note di Verdi, interpreta Fenton, il grande amore di Anne, «un ruolo “en travesti” – prosegue – come vuole la tradizione shakespeariana (ma al contrario!)».

 

Salvatore Bucolo

 

 

11 Febbraio 2020

Autore:

redazione


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