L’associazione culturale “Magico” in collaborazione con “Cara beltà “, propone con successo un percorso di legalità rivolto alle scuole di Messina. “Se si insegnasse la bellezza” è un progetto che mira a coinvolgere gli studenti con spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche, verso un cammino di luce che rischiara le tenebre delle logiche mafiose.
Ieri al teatro “Annibale Maria di Francia, l’obiettivo è stato raggiunto.
La pièce “Di mafia si muore sempre tre volte”, scritta e diretta da Marina Romeo, con Beatrice Damiano Oriana Civile e Rossano Artino, ha inchiodato i ragazzi alle poltrone rosse.
Il testo racconta il coraggio di donne dedite alla cura della famiglia, ancorate quindi ad un ruolo subalterno, che si trasformano in “amazzoni ” per difendere la memoria dei loro cari uccisi da mani mafiose.
Così Seratina Battaglia (Oriana Civile) diventa la donna “con la pistola” che nel 1962 mise in ginocchio la cosca d’Alcamo; dice al giudice:
“I mafiosi sono pupi. Fanno gli spavaldi con chi ha paura di loro, ma se hai il coraggio di attaccarli, diventano vigliacchi. Non sono uomini d’onore ma pezze da piedi”.
Così Giuseppina Di Sano (Beatrice Damiano) a Palermo nel 1896, grida al mondo dopo l’uccisione della giovane figlia:
“Ve la racconto io la verità. Come la dissi ai carabinieri. Non mi presi paura io, di quei bastardi assassini. Dicono che sono la mamma di tutte le donne che si sono ribellate alla mafia. Ma io fui mamma solo di Emanuela e per lei mi feci testimone, sbirra, per lei cantai, per lei feci giustizia”.
Il passaggio tra le storie narrate è reso comprensibile e gradevole dalla figura di un giornalista (Rossano Artino) che novello “Caronte” conduce gli spettatori verso luoghi e periodi diversi della Sicilia.
Passando dalla vicenda di Francesca Serio a quella di Felicia Impastato, si arriva a storie forse ancora più strazianti perché narrano la morte tragica di due ragazzine Graziella Campagna (Oriana Civile) e Rita Atria (Beatrice Damiano).
Marina Romeo racconta con puntualità da cronista e voli poetici da scrittrice, storie agghiaccianti, connivenze e complicità imbarazzanti che svelano la scelta del titolo dello spettacolo.
La mafia uccide sempre tre volte, “la prima con il piombo, la seconda con la calunnia, la terza con l’indifferenza delle istituzioni”.
Dopo la rappresentazioni, un dibattito promosso da Claudia Bruno , ideatrice della rassegna, ha visto sul palco la scrittice insieme a Piero Campagna, il carabiniere che trovò il corpo della sorella in quel maledetto dicembre del 1984, a Forte Campone sui colli San Rizzo.
Racconta con toni miti ma netti, il dolore della famiglia, l’urlo della madre appresa la notizia del ritrovamento della piccola Graziella ormai divenuta un angelo, così acuto da essere udito ad un chilometro di distanza.
Un carabiniere coraggioso e tenace Piero, che invita gli spettatori a lottare contro ogni forma di prepotenza, ad opporsi al male confidando nell’aiuto di un Dio misericordioso verso le vittime ma implacabile verso i criminali.
I ragazzi commossi hanno sguardi e cuori rivolti ad un uomo che ha dimostrato che si può essere forti senza usare alcuna arma, anzi sì l’unica possibile: la speranza.
A Marzo ci saranno altre repliche dello spettacolo, sempre alla presenza di Piero Campagna che rende ancora più commovente la rappresentazione.
“Di mafia si muore sempre tre volte” è una pièce collaudata, scritta, diretta e interpreatata con forza e dolcezza insieme, “un usato sicuro” direbbe qualcuno, solo che ascoltando le prime battute:”Sintiti, genti di tutta la Sicilia e di lì munnu”, si ha la consapevolezza di avere le chiavi di una scattante “Aston Martin”.
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