Decine di cani appartenenti alla unità cinofile stanno in queste ore aiutando i soccorritori a trovare le persone rimaste sotto le macerie. Molti altri, invece, sono gli animali da salvare. Tanti ancora alla ricerca di una nuova casa, dopo aver visto la propria sbriciolarsi per il sisma.
“Lavoravamo fin dalla mattina su quelle macerie perchè era arrivata una segnalazione da Leo, pastore delle unità cinofile. Ma non avevamo altri segnali, non sentivamo la sua voce. Quando l’ abbiamo trovata è stata una gioia immensa”. Così il portavoce di vigili del fuoco racconta il ritrovamento sotto le macerie di Giorgia, la piccola di 10 anni messa in salvo dopo quasi 16 ore sotto l’ ammasso di detriti in cui si è trasformata la sua casa.
Diversa la storia di Nazareno De Felice: aveva otto cani da caccia e il terremoto ad Amatrice gliene ha portati via due, Rubia e Asso, sepolti sotto le macerie della sua casa di corso Roma, all’ingresso della cittadina del Reatino semidistrutta. Il 67enne accarezza gli altri sei, usciti impolverati e malconci dal disastro. L’uomo, che vive da solo con i suoi animali, se l’è cavata con qualche punto di sutura e un cerotto in testa e mormora: “Mi sono salvato per miracolo”.
Diversa la storia di Vipera, uno splendido cucciolo di pastore tedesco che passa di braccia in braccia: un padrone ce l’ha, ma nelle tendopoli che accolgono gli sfollati del sisma, vengono ospitati ed accuditi, con pari dignità, anche i tanti cani rimasti senza una casa e senza padrone. E’ il caso ad esempio di Leone, meticcio timido e spaesato, che si nasconde tra le panche della tendopoli di Accumoli, e di tanti altri come lui che non hanno neanche un nome. Ad accudirli sono gli stessi sfollati, insieme ai soccorritori e ai volontari addetti alle tendopoli. Anche quella degli animali abbandonati è una piccola emergenza che si aggiunge alle altre emergenze, ben più gravi. Ma i loro sguardi atterriti, i loro occhi che cercano sicurezza, non passano inosservati. E tra i pensieri e le lacrime, le tante cosa da fare e da organizzare, trovano posto anche loro, ai quali basta in fondo una ciotola d’acqua, un avanzo di cibo e, soprattutto, qualche carezza di conforto.(Ansa)
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