Categories: Cronaca Regionale

TESTIMONI DI GIUSTIZIA – Oggi Piera Aiello parla del caso CutròBrolo su Onda Tv

 

Lei, Piera Aiello, cognata di Rita Atria, che ha avuto assegnata la cittadinanza onoraria di Brolo esprime la sua solidarietà a Ignazio Cutrò, altro testimone di giustizia, dopo che lo stesso, sempre durante un’intervista rilasciata all’emittente sant’agatese, aveva dichiarato di “non essere un ospite gradito da gran parte dei condomini della palazzina” dove abita, a Brolo, e dove aveva scelto di vivere con la sua famiglia.

Piera Aiello, intervistata dal direttore di Onda Tv,  Daniele Araca –  ha affermato, telefonicamente, in quanto vive in località protetta: “Spero sia fatta luce sulla natura di quanto accaduto e auspico che tutta la storia sia solo il frutto della debolezza umana di poche persone – e continuando – La paura è umanamente comprensibile ma se quanto accaduto è il frutto di un rigurgito di atteggiamenti e comportamenti tipicamente mafiosi allora è Brolo stessa con i suoi onesti concittadini che devono gridare forte la loro indignazione”.

E’ evidente che il caso di Cutrò ha sollevato un grande polverone non solo a Brolo:

Salvo Messina, il sindaco, ha immeditamente dichiarato – ieri – in un comunicato stampa

“Incontrero Cutrò e gli esprimerò la solidarietà di un paese che ha già detto altre volte in maniera concreta no alla mafia – aggiungendo anche – Ma incontrerò anche quelle famiglie che protestano per capire le ragioni perchè conosco bene Brolo e sono sicuro che non esistono pregiudizi contro la sua presenza”.

Salvo Messina  (il testo integrale della sua dichiarazione si può leggere nei precedenti articoli)  ha aggiunto: “Sono consapevole del dramma di questo testimone di giustizia, e Brolo gli è vicina. Il nostro è un paese che ha dato la cittadinanza onoraria a Piera Aiello, che ha fatto di Rita Atria un simbolo ed un luogo d’incontro; E’ un paese che diventa esempio di lotta, che si è costituito parte civile nei processi contro il racket ed il malaffare … non solo atti simbolici ma concreti.

Brolo – continua Salvo Messina –  è vicino a Cutrò e su questo non c’è dubbio. Ma incontrerò anche i condomini che protestano, per capirne le ragione, per vedere dove l’amministrazione comunale può intervenire per limare quei disagi che possono derivare dalla presenza, opportuna ed irrinunciabile delle scorte – sono lì per ragione di sicurezza – Incontrerò quei cittadini per far capire loro che il sacrificio dei singoli diventa poi esempio collettivo per la crescita di tutti.

Noi come amministrazione siamo vicini a chi lotta la mafia ed alle istituzioni che difendono questo impegno civile, e la Brolo civile, sociale, solidale, antimafiosa, ben rappresentata da questa amministrazione, è pronta ad accogliere 1, 10 1000 Cutrò, e le loro famiglie – ed aggiunge – quest’episodio ci fa anche riflettere, sulla strada da percorrere per far si che la comprensione e la conoscenza dei fatti aiuti quei processi di maturazione… faremo anche questo con le scuole, le associazioni e con i giovani”..

Tanti sono gli attestati di solidarietà giunti da parte dei brolesi a Curtro, ma certamente non si devono dipingere foscamenti i condomini di quel residence.

Infatti c’è chi ha preso le distanze, c’è chi ha fatto i distinguo, c’è chi vuol far sentire le ragioni di quanto fatto, c’è chi, come lo stesso padrone di casa, cioè l’affittuario dell’appartamento in cui vive il testimone di giustizia – e che per primo ha ricevuto le lamentele di qualche inquilino – gli ha espresso immeditamente solidarietà, c’è chi vede nei fatti raccontanti verità storpiate “A me dispiace che sia successo, ma le cose non sono andate esattamente come racconta!”,  e chi ha anche commentato: “E’ incredibile vedere con quanto falso moralismo […] senza che nessuno si sia preso la briga di venire a chiedere, di sentire le due campane, facendolo forse si sarebbe reso conto che quelli che, in questo istante hanno bisogno di solidarietà, sono proprio i residenti di quel condominio”.

 

Ma chi è Cutrò:

Ecco come lui, come racconta la sua storia:

 

A Mio Padre

Papà, grazie di avermi fatto crescere nel mondo del lavoro e da piccolo oltre a darmi la possibilità di inserirmi socialmente fra la gente, mi hai insegnato a distinguere il bene dal male. Mi dicevi sempre che basta guardare una persona negli occhi e, se non ha nulla da nascondere ti sorriderà e di sicuro sarà un tuo amico. Dei tanti ricordi che mi ritornano in mente, ne accenno uno in particolare, quando da piccolo ritornavi da lavoro, mi addormentavo sul tuo petto, fra le tue braccia possenti e mi accarezzavi con le tue mani grandi e piene di calli. Mentre dormivo, il mio sogno era quello di diventare una persona per bene come te, tu che sei morto a causa di un incidente sul lavoro ed hai lavorato fino all’ultimo respiro per non far mancare nulla alla tua famiglia. Tu che dicevi sempre a me, che dovevo andare avanti a testa alta e con la schiena dritta, e se ci riuscivo, ingrandire la mia azienda. Scusami se, forse, quest’obbiettivo non lo raggiungerò, non per colpa mia, ma prima di tutto ho la responsabilità della mia famiglia. Sono sicuro che sei accanto a me, così mi sento forte e protetto. Ciao Papà.  

 

10 Ottobre 1999 – La Prima Denuncia Contro Ignoti

La sera dell’incendio io i miei fratelli eravamo a casa mia. Verso le ore venti andai ad accompagnare mio fratello, il più piccolo, a casa dai miei genitori. Ero appena ritornato quando mi arrivò una telefonata da mio nipote Antonino, figlio di mia sorella, il quale mi diceva di recarmi con urgenza a Canfutino dove avevo ferma una pala sullo spiazzo di una casa. Subito mi recai sul posto e lì trovai la squadretta antincendio della Forestale e i Carabinieri di Bivona i quali erano stati avvisati da un ragazzo di Santo Stefano Quisquina che casualmente si  era trovato a passare da li. Arrivò mio padre con degli estintori, ma i Carabinieri non ci facevano avvicinare perché le fiamme erano troppo alte e c’era il serio pericolo che potesse esplodere la tanica. Mio padre non si sentì di restare fermo a guardare con le mani in mano e vedere bruciare quel mezzo che fino a quel giorno ci aveva portato lavoro. Senza pensarci due volte si buttò sulle fiamme con l’estintore e le spense rischiando la propria vita.  Andai a fare la prima denuncia contro ignoti: così è iniziato il mio calvario.
Smontai tutta la pala, la sverniciai e la rivernicia, ci sono voluti tanti pezzi di ricambio nuovi e solo dopo otto mesi riuscii a metterla in funzione. Spesi tanti soldi ma non mi sentivo di abbandonare quel mezzo. Ricordo ancora la solidarietà del rivenditore dei pezzi di ricambio di Palermo. Oggi devo ringraziare coloro che hanno tentato di intimidirmi di una cosa: dopo dieci anni di sofferenza sono diventato così come sono, so distinguere il bene dal male. Tu chiunque sia che stai leggendo vorrei darti un consiglio: non abbassare mai la guardia, non ti fidare mai di nessuno, non dire mai dove vai, dove sei, ricordati che sei solo contro un nemico invisibile. E se un giorno metteranno in dubbio il tuo operato, come è successo a me, non ti scoraggiare, vuol dire che hai raggiunto il tuo obiettivo. Per te è importante, vuol dire che ti hanno sottovalutato e sei in vantaggio, potrai colpire quando vorrai e troverai un nemico  indifeso. Devi saperti controllare, valuta bene con gli occhi aperti, devi avere sempre la mente lucida, non ti potrai permettere distrazioni, non devi mollare mai!. Spero che non ti succeda mai quello che è successo a me. Se in passato hai cercato aiuto o in futuro vorrai andare a bussare ad una porta amica, se si metteranno a disposizione e penserai ci siamo: stai in guardia. L’indomani potresti ascoltare una telefonata e quella persona ha detto tutto il contrario di quanto ha promesso a te. Se questo succedesse chiamalo subito e digli: scusi non so più di chi devo fidarmi, se devo proteggermi dall’alto, dal basso, da destra o da sinistra. Lui capirà e sicuramente diventerà un tuo fedele alleato. Ma ricordati sempre che sei solo e resterai solo. E se avrai la fortuna di incontrare un amico sincero tienitelo stretto, fidati di lui. A me è successo, il lo chiamo Cicci perché lui non è in cerca di glorie ma il suo obiettivo è quello di dare coraggio e tendere una mano ad un amico che si trova in difficoltà.

   

23 Maggio 2006 – Un Sogno Andato in Fumo: S.O.A.

I problemi veri e propri iniziarono nel Maggio 2006, da quando ho ricevuto un invito in una gara d’appalto, una trattativa privata, inviatami dall’E.S.A. Rimasi aggiudicatario di quel lavoro che consisteva nella sostituzione di una condotta idrica in c.da Donna a Ribera (Ag), nello stesso periodo avevo iniziato altri due lavori, uno con il consorzio di bonifica di Agrigento e l’altro con il comune di Bivona. Per un’ imprenditore, raggiungere determinati obiettivi è importante, ero vicino a realizzare il sogno della mia  vita, quello di raggiungere un determinato volume di affari per potermi iscrivere al S.O.A., avevo le carte in regola e anche i soldi per poter fare questa iscrizione, così potevo ingrandire la mia azienda per poter partecipare a lavori di livello Nazionale, ma avevo fatto i conti senza l’oste. A Ribera i mezzi la mattina li portavo al cantiere e la sera li posteggiavo avanti alla caserma dei Carabinieri di Bivona, naturalmente con delle spesa di gasolio che incidevano sul bilancio della mia azienda. Gli orari che sostenevo erano incredibili perché alle sette di mattina di tutti i giorni i mezzi dovevano trovarsi in cantiere. Il 23 Maggio avevo le tubature pronte per poterle immettere nello scavo, e adiacenti al ciglio dello strada, verso le 14:30 mi arrivò una telefonata, nella quale mi comunicavano che i tubi mi erano stati incendiati. Mi recai sul posto e constatai di persona il fatto. Dopo di che, mi recai nella Caserma dei Carabinieri di Ribera a sporgere denuncia contro ignoti. Tutto veniva messo nuovamente in gioco, tutto quello che mi ero prefissato per la mia azienda si trovava nuovamente in bilico!!!. L’indomani mi recai presso i reparti E.S.A. di Palermo dove esponevo ai vertici di quel’ente tutto ciò che era avvenuto, con la speranza che gia il materiale fornito al cantiere venisse risarcito, ma non è stato così, perché il materiale era compreso di fornitura e posa in opera. Quindi quell’Amministrazione non poteva farsene carico di sudetta spesa e in più vi era il rischio di non completare il lavoro e si doveva risarcire per danni sia l’ente appaltatore che gli eventuali agricoltori che sarebbero stati danneggiati dal ritardo dei lavori. Con l’aiuto della mia famiglia attingevo ai soldi messi da parte per il S.O.A. ricomprai tutto il materiale e completai il lavoro nel tempo utile previsto dal capitolato. Anche i contadini non subirono quindi danni dai lavori. A testa alta e testardaggine inizia nuovamente a lavorare ero arrabbiato come un Leone ferito nel suo orgoglio, cercavo di curarmi le ferite e di non mostrare agli altri le mie sofferenze. Questo è il prezzo che deve pagare un imprenditore onesto?

   

23/11/2006 – Incendio Castagna

Ero da solo chiuso in macchina, di notte armato di una caldarella piena di pietre e una spranga di ferro, pronto ad allontanare chi volesse incendiare i miei mezzi. Non so se era incoscienza o coraggio. Tutto questo succedeva quando avevo iniziato i lavori da Filocco, il giorno lavoravo e la sera intorno alle 18:00 tornavo a casa, mangiavo e rimanevo un po’ con la mia famiglia. Verso le 23:00 ritornavo in cantiere e lasciavo a casa mia moglie e i miei figli. La notte lì da solo, ho pensato più volte se valeva la pena far tutti questi sacrifici, ma tutto questo veniva fatto per far vivere il più dignitosamente possibile la mia famiglia. La cosa positiva, se così la vogliamo chiamare, è che la notte quando ero lì da solo parlavo con me stesso, mi facevo le domande e la cosa strana è che mi davo le risposte da solo. Ero arrivato ad un punto di vita vegetativo, ma non so da dove mi arrivava quel coraggio o incoscienza, forse per un istinto di sopravvivenza che i nostri antenati ci hanno tramandato nel nostro DNA. Arriva il mese di Novembre, lì in C/da Castagna un freddo cane davvero insopportabile, in quelle notti non potevo neanche accendere la macchina per riscaldarmi, per paura che potesse venir qualcuno per compiere qualche atto intimidatorio, ed esser scoperto di star lì prima del tempo. Il 22 mattina un acquazzone impressionante, nebbia che non aveva niente da invidiare a quella di Milano, con l’ escavatore feci uno scavo per fare uscire l’ acqua dallo sbancamento, alcuni mezzi riuscii a portarli più sotto, vicino l’abitazione di Filocco. I camion mi restarono imprigionati nel terreno e anche la pala meccanica. Quella notte restai a casa, una nottata di pioggia, l’ indomani mattina verso le 6:30, parliamo del 23 novembre 2006, mi arriva una telefonata da parte di Filocco, mi disse queste testuali parole: Ed io gli dissi: Lui mi dice: . Queste parole resteranno incise nella mia mente finchè vivrò, da lì ho capito che era successo qualcosa. Mentre percorrevo il tragitto che intercorre da casa mia fino alla C\da Castagna, a tutt’oggi non riesco a ricordarde come arrivai là, giunto sul posto trovai i mezzi bruciati, allora chiamai i carabinieri di Bivona e dopo pochi minuti giunsero sul posto. Successivamente arrivò il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Cammarata, il capitano Giuseppe Asti; gli uomini dell’arma hanno fatto un sopralluogo, il suolo era così bagnato che non era possibile nemmeno camminare a piedi ed impediva le operazioni.

   

08/12/2006 – L’8 Dicembre

L’ 8 dicembre 2006 io e la mia famiglia siamo andati a fare un giro per le vie di Palermo per evadere un pò dal paese, per cercare di dimenticare quello che ci era successo il 23 novembre 2006. Ritornati a casa verso le 17:30 lasciai i miei familiari a casa e sono salito un pò in paese, verso le 19:00 mi arriva una telefonata di mia moglie, la quale mi ha chiesto di rientrare subito a casa in quanto aveva notato sulla cassetta della posta un oggetto di colore nero. Quando arrivai a casa costatai di persona che cosa era quell’oggetto, una tazza nera capovolta, così chiamai subito i carabinieri di Bivona che contattarono i carabinieri di Cammarata, di conseguenza andai a fare l’ennesima denuncia contro ignoti.

   

13/01/2007 – C’è Chi non và in Vacanza

Finalmente nell’aria si respirava l’aria Natalizia e non vedevamo l’ora di passarla in famiglia e con gli amici per scaricare un po di tensione. Il 22/12/2006 dopo aver gettato la prima fondazione del capannone in C\da Castagna, abbiamo ripulito tutti gli attrezzi che avevamo utilizzato fino a quel momento per la realizzazione di quell’opera, così per la seconda fondazione che era identica alla prima avevamo il materiale già pronto. Dopo le feste abbiamo tardato qualche giorno a lavorare perchè in quella zona, trovandoci in montagna qualche nevicata veniva giù. Il 13/01/2007 dopo pranzo, mi recai nel mio cantiere poichè l’indomani dovevo reiniziare a lavorare, ma mi accorgevo che mancava tutto il materiale. A primo impatto pensai forse se lo sono mangiato i cinghiali, ma poi ho capito che se lo sono presi i loro parenti più stretti. Quindi mi recai a Bivona, poichè in quel momento la caserma di Santo Stefano Q. era aggregata a quella di Bivona, trovai il Mar. Ord. Carlo Russo e rifeci la mia ennesima denuncia contro ignoti.

 

  • 29/03/2007 – Ricordi d’ Infanzia

Giorno 29 marzo 2007 uscendo di casa notai che sopra la cassetta delle lettere qualcuno aveva poggiato un contenitore in plastica da litri 1 per il contenimento di olio per ciclomotori. Mi recai presso la caserma dei carabinieri e mi ritrovavo a dover fare un’altra denuncia contro ignoti.

Quando ero piccolo, mio nonno mi raccontava che andavano a mietere il grano partendo la mattina presto col buio e ritornavano a casa la sera nuovamente col buio, dopo aver caricato il grano su dei muli. Mi venne spontaneo porre un quesito a mio nonno, . Mio nonno mi rispose: . Dopo tanto tempo posso dire che un episodio simile accadde pure a me, parliamo di tempi più remoti; gli dicevo al mio fuoristrada andiamo a fare una denuncia e a via di percorrere con consuetudine quel percorso, mi ci accompagnava.

   

07/05/2007 – Poi Dicono Che C’è il Caro Petrolio

Avevo completato un muro di contenimento presso la cooperativa “palazzine la Quercia”, lavoro appaltato con il comune di Bivona. Un mio amico mi venne a cercare poichè aveva bisogno di qualche ora di lavoro con il mio escavatore, non ho percepito nessuna somma di denaro data la nostra amicizia ed essendo stato sempre un ragazzo molto disponibile. Terminai il lavoro sabato 5 maggio 2007 che consisteva nella pulizia della sua proprietà con il mezzo. Giorno 7 maggio 2007 verso le ore 8:30 del mattino andai nel sito dove avevo lasciato l’escavatore, notai una bottiglia di plastica contenente del liquido infiammabile con accanto 4 fiammiferi di legno, il tutto appoggiato sul cingolo nei pressi della cabina. Questa volta non ho dovuto fare tanta strada per andare a fare la denuncia poichè l’escavatore si trovava a circa 100 metri dalla caserma dei carabinieri di Bivona. Recandomi dai Carabinieri, trovai il Luogotenente Mancarella, esponevo i fatti e denunciavo nuovamente contro ignoti.

   

19/09/2007 – Cose Che Capitano

La mattina del 19 settembre 2007 alle ore 6:30 sono uscito di casa e sono salito sul mio fuoristrada, dirigendomi in piazza. Parcheggiando e scendendo dall’autovettura vidi cadere qualcosa per terra, mi abbassai per raccoglierla e con grande stupore vidi che era una cartuccia, quelle di solito usate per la caccia. Controllai con attenzione e rinvenivo un’altra caruccia sul sedile del lato guida dello stesso tipo. Mi ci ero seduto sopra e non me ne ero accorto perchè sul sedile ho un cuscino. In quel momento mi è cascato il mondo addosso, mi ero reso conto che ero vulnerabile e mi potevano colpire in qualsiasi momento, non sapendo chi era l’arteficie la preoccupazione maggiore era per la mia famiglia ed in più non sapevo come dire loro dell’evento. Dopo che ero ritornato dalla caserma dei Carabineri di Cammarata, nella quale mi ero recato a fare la solita denuncia, ho chiamato mio figlio ed abbiamo parlato un pò sull’accaduto per vedere qual’era il modo migliore per dirlo a mia moglie. Lascio a voi pensare la sua reazione. La cosa più difficile era dirlo a mia figlia, non è facile dire alla propria figlia: sai oggi qualcuno non ha niente da fare e forse vuole uccidere papà. Con la complicità di mia moglie l’abbiamo informata e diciamo che ha superato questa fase. Sicuramente la commessa, se così la possiamo chiamare, me l’hanno fatta davanti casa mia, da allora le mie abitudini sono cambiate radicalmente. Questa fino ad ora è stata la mia ultima denuncia, comunque fino ad oggi 23 settembre 2008 stiamo vivendo questa fase della nostra vita con tranquillità e sicurezza perchè dietro ad ogni cittadino onesto c’è lo stato pronto a prendersi carico delle proprie responsabilità ed aiutare i più deboli.

dal sito http://www.ignaziocutro.com

 


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