TESTIMONIANZE – Il ricordo di Basilio Ioppolo
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TESTIMONIANZE – Il ricordo di Basilio Ioppolo

Sul Corriere della Sera uno struggente articolo di Giovanna Maria Fagnani che diventa un testimonianza su Basili,  sul suo modo di vivere e sul “fare scuola” Un giovane professore amatissimo al “Beccaria” … capace di trasmettere valori di cui le nuove generazioni hanno bisogno per uscire dal buio che sta sempre più avvolgendo l’umanità – come dice Salvatore Sanseverino commentando il post -.

C’è anche il suo “segno” del Caffè di Gramellini ( la nota è di ieri)

l’articolo del Corriere che riportiamo integralmente:

Basilio Ioppolo, il prof più amato del Beccaria morto a 39 anni. «Parlava con noi di verbi greci e sorteggi di Champions». La domanda ai ragazzi: «Come va la vita?»

Era arrivato a Milano dalla Sicilia per insegnare, su Instagram era per tutti «il prof bibliofilo». Il ricordo degli studenti, che gli hanno dedicato un’aula lettura: «Serio e duro quando era necessario. Ma sapeva anche abbracciarci e regalarci un sorriso»

L’immancabile sorriso, ritratto in tante foto scattate in aula o in gita con i ragazzi e poi un grande «Come va la vita?» disegnato sul muro. La diceva spesso questa frase ai suoi alunni il professor Basilio Ioppolo, docente di lettere al Liceo Beccaria. Perché alla vita – non solo a quella scolastica – dei suoi ragazzi era profondamente e sinceramente interessato. Rigoroso nell’insegnamento e uomo di grande umanità, innamorato dei libri, a cui aveva dedicato una pagina Instagram, in cui si definiva «Il prof bibliomane». Il professore, 39 anni, di origini siciliane ma da molti anni a Milano per insegnare, è scomparso quest’estate, a seguito di una malattia. Da sabato scorso, al liceo c’è un’aula che lo ricorda. Si intitola «Locus Amoenus» (Luogo felice). È riservata agli studenti, per studiare, leggere o semplicemente rilassarsi.

È stata realizzata dalla scuola con fondi propri (derivanti dalla vittoria a un concorso dell’Anpi), ma soprattutto con il contributo anche economico degli studenti del corso A, dove insegnava il professore e di tanti suoi colleghi. Sabato, all’inaugurazione, alla presenza della famiglia di Basilio Ioppolo, i ragazzi lo hanno ricordato con tante testimonianze. «E’ stato un momento commovente, a tratti doloroso, ma prezioso» racconta la preside Laura Gamba. Ed eccoli i racconti dei ragazzi, riportati in alcune lettere indirizzate proprio a lui: «Sembra ieri che ci ha accompagnato a Pavia. Sembra ieri che era con noi a vedere i sorteggi di Champions. Sembra ieri che applaudiva Antonio per aver finalmente imparato la coniugazione del verbo οἶδα («sapere» in greco) Sembra ieri che eravamo a Napoli a ridere, scherzare e giocare a carte. Sa, ci manca. Ci manca trovarla in classe con il suo planning aperto e il suo “come va la vita?”. Ci sono giorni, quelli più pesanti, quelli in cui sembra che la porta della classe sia come una porta verso un vuoto… in cui la cerchiamo nei corridoi, in cui ci sembra di vederla, in cui sentiamo il suo sguardo, perché, come tutti i giorni, lei è lì con noi. Nelle nostre anime e nei nostri cuori».

«Chiamavamo il suo planning la nostra “legge divina”. Preferiva farsi in quattro per noi e impazzire nell’incastrare tutto piuttosto che metterci in difficoltà con la programmazione di verifiche e compiti. Cercava di capire il nostro punto di vista e, se pensava avessimo ragione, ci difendeva e ci incoraggiava a farci sentire. Se qualcuno di noi faceva una battuta, rideva e ci rispondeva con un’altra battuta, senza mai offendersi…. Se ci vedeva stanchi, invece di spiegare ci raccontava aneddoti divertenti sulla sua vita, come le sue storie d’amore o la felicità per l’arrivo di un nipotino… Ha provato ad aggiustare la bici di uno di noi quando si era rotta, e no, non ci è effettivamente riuscito, ma ci ha provato in tutti i modi… Ha cercato di proteggerci nei momenti più bui e ci ha dato speranza. Anche nel momento in cui non ha più potuto esserci fisicamente, ha sempre vegliato su di noi sulla nostra situazione, scolastica e personale, dimostrandoci il nostro peso nel suo cuore». 

Cosa cercano i ragazzi in un insegnante? Lo spiega un’altra lettera: «Noi ragazzi cerchiamo sempre figure che possano essere per noi punti di riferimento. Luci lungo la nostra strada. Conforto. Stimolo. Che ci trasmettano passione. Che ci aiutino a superare le difficoltà. Che ci facciano crescere. Figure che ricorderemo sempre come coloro a cui dobbiamo in parte chi siamo. Quei professori che sono stati maestri di vita. Ci sono professori che ti prendono per mano, ti aprono la mente e ti toccano il cuore e lei è uno di questi. Lei era IL Professore…. Serio e duro quando era necessario. Pronto ad abbracciarci, a regalarci un sorriso a incoraggiarci con una pacca sulla spalla sempre con lo sguardo colmo di amore per noi».

Il «locus amoenus» porterà avanti la sua memoria e permetterà ai ragazzi di restare a studiare o a passare un po’ di tempo insieme anche nel pomeriggio. «E’ una tradizione del Beccaria. Gli alunni possono studiare in biblioteca o fare richiesta di utilizzare delle aule. La scuola è sempre aperta fino alle 17» spiega la dirigente. «Basilio era un docente con cui era molto bello lavorare. Fino alla fine, anche dall’ospedale, il suo unico pensiero era la scuola. Faceva i piani per quando sarebbe tornato, s’immaginava già come impostare la preparazione alla maturità – racconta  Carlo Zacco, suo collega al Beccaria – Cosa resterà di lui? Un grande esempio di umanità. Sono persone come lui che fanno grande la scuola pubblica italiana. La sua attenzione ai ragazzi più fragili era esemplare. Quante telefonate e incontri coi genitori di questi alunni faceva, ben oltre l’orario di lavoro. In classe era rigoroso e amichevole e questo equilibrio non è facile da raggiungere per un insegnante».

la nota di Gramellini sempre sul Corriere della Sera

IL CAFFÈ
di Massimo Gramellini

Basilio Ioppolo, professore

Se entri in classe e sorridi, anche quando non ne hai voglia. Se sai essere severo, quando è necessario, e magnanimo quando se lo meritano, come quella volta che uno di loro azzeccò la coniugazione di un verbo greco e tu gli facesti un applauso. Se ti sforzi di capire il loro punto di vista e, quando pensi che abbiano ragione, li incoraggi a farla valere. Se non ti offendi alle loro battute, ma replichi con un’altra battuta. Se, quando li vedi stanchi, chiudi i tuoi amatissimi libri e racconti un aneddoto. Se provi ad aggiustare la bici di uno studente e non ci riesci, ma ci riprovi. Se cerchi di proteggerli dai fallimenti, ma permetti loro di sbagliare. Se trasmetti passione per le materie che insegni, riuscendo a essere di stimolo e di conforto. Se butti le braccia al collo dei più fragili e chiedi loro «Come va la vita?» anche se la tua, di vita, sta andando a sbattere contro un verdetto ineluttabile: di appena 39 anni, trascorsi tra Capo d’Orlando e Milano, dove insegnavi al liceo Beccaria.

Se tu fossi solo la metà delle cose che i tuoi ragazzi hanno scritto di te, saresti l’adulto che tutti dovremmo essere e l’insegnante che tutti avremmo voluto avere.
Puoi anche andartene all’improvviso e lasciare un vuoto devastante: diventerà comunque immortale. Perché poi succede che studenti e colleghi facciano una colletta per realizzare un’aula dedicata allo studio e al relax che porterà per sempre il tuo nome e il senso della tua breve missione su questo pianeta: Basilio Ioppolo, professore.

Il liceo Beccaria di Milano dedica il “Locus Amoenus” al prof Basilio Ioppolo

In quanto hanno voluto fortemente fare i ragazzi del Beccaria, del resto, c’è il senso pieno e compiuto di come Basilio ha vissuto quella che, per lui, non è mai stata una professione. Era una missione, che non si esauriva certo una volta suonata la campanella. Lo hanno sempre saputo i suoi familiari, i suoi amici di sempre, i suoi compagni di percorso all’Università di Messina, lo hanno imparato presto i colleghi di lavoro a Milano. La biblioteca al quarto piano del Dicam, il dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina, all’Annunziata, è stato, in un certo senso, il suo Locus Amoenus. Dopo essersi diplomato al liceo Lucio Piccolo di Capo d’Orlando, si è immerso negli studi delle Lettere classiche nell’Ateneo messinese, conseguendo poi il dottorato di ricerca in Filologia e cultura greco-latina all’Università di Palermo. Ma anche in quest’ultimo periodo era sempre Messina, era sempre quella biblioteca al quarto piano di Lettere, il “regno” di Basilio. I libri il suo nutrimento continuo, prima di iniziare, nel 2014, la vita che aveva sempre desiderato, quella del docente, nella lontana Milano. Lì dove ha fatto presto a farsi amare dai suoi studenti, in ogni istituto superiore in cui ha insegnato prima dell’approdo al liceo Beccaria.

«Come va la vita?», chiedeva spesso il prof Basilio ai suoi ragazzi entrando in aula. Una domanda semplice, tutt’altro che banale, così ricca di empatia che oggi, quella stessa domanda, campeggia su una delle pareti della “sua” aula, la numero 58, il Locus Amoenus. Un luogo dell’anima in cui la sua anima è ben presente e viva, nelle fotografie insieme agli studenti, nei sorrisi che quelle fotografie cristallizzano incuranti delle beffe del destino, nei ricordi anch’essi cristallizzati e cristallini. «Cercava di capire il nostro punto di vista e, se pensava avessimo ragione, ci difendeva e ci incoraggiava a farci sentire», scrivono di lui i ragazzi che lo hanno conosciuto tra i banchi. «Ci sono professori che ti prendono per mano, ti aprono la mente e ti toccano il cuore e lei è uno di questi. Lei era IL Professore», ricordano altri in una struggente lettera. Questo era, questo è Basilio Ioppolo, «IL Professore» venuto da Capo d’Orlando con una missione: prendere per mano i suo i ragazzi per non lasciarli più.

l’articolo è di Sebastiano Caspenallo, pubblicato sulla Gazzetta del Sud

Basilio Ioppolo, docente di lettere, era arrivato a Milano dalla sua Sicilia per insegnare. Ioppolo è morto d’estate a seguito di una malattia a soli 39 anni. 

8 Dicembre 2024

Autore:

redazione


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