Cronaca

TESTIMONIANZE – Mancinelli a Catania, un viaggio che racconto di un Viaggio

    

A Catania la conclusione del “primo quadrimestre” di incontri

Con la data di Domenica 15 Dicembre a Catania, si è concluso il primo quadrimestre di un percorso ricco di emozioni, confronti e scoperte. Francesco Mancinelli, tra i protagonisti di questa iniziativa, ha condiviso le sue riflessioni: “Mi sto chiedendo cosa o chi ci stia dando tanta forza”. Una domanda che riecheggia il senso profondo di un viaggio collettivo che ha saputo coniugare memoria, indagine, suggestioni, ricerca critica e la ri-sacralizzazione delle comunità.

Un viaggio nell’anima profonda di una Comunità

“Potremmo chiamare questo percorso ‘Un Viaggio che racconta di un Viaggio…’. Un viaggio nella nostra anima più profonda, nel nostro Impero Interiore…”, ha continuato Mancinelli – cantautore, politico, scrittore, testa pensante – evidenziando la natura intima e spirituale di questo progetto. Gli incontri si sono rivelati una straordinaria occasione di condivisione e crescita, un vero e proprio laboratorio di avanguardia culturale e politica.

Durante i 15 eventi organizzati, si sono alternati altrettanti interventi musicali e momenti di confronto serrato e intenso. Si è trattato di un percorso che ha esplorato i legami ancestrali di sangue, razza e spirito, in una celebrazione che ha assunto sempre più i connotati di un rito mistico.

La comunità militante di Catania ha offerto un supporto impeccabile per l’evento conclusivo, e Mancinelli ha espresso la sua gratitudine: “Ringraziamo Catania e tutta la sua Comunità Militante che ha organizzato in modo impeccabile l’evento di Domenica”.

Tra i tanti ringraziamenti, emerge un tributo speciale a Arturo per la supervisione organizzativa, e a Pippo e Giuseppe per il supporto logistico e musicale, nonostante il rammarico di non aver potuto salutarli personalmente.

Un riconoscimento particolare è stato rivolto ai relatori e ai camerati intervenuti: Giuseppe, Fabio, Fernando Massimo, Salvo e Francesco, che con i loro preziosi contributi hanno ripercorso la storia della militanza catanese e siciliana. Questo laboratorio ha generato, dagli anni ’70, almeno quattro generazioni di militanti, testimoniando la vitalità e la forza di una tradizione che si rinnova.

Un evento di comunione e condivisione

La partecipazione di oltre 120 persone, provenienti da ogni angolo della Sicilia, ha reso l’evento ancora più speciale. “Grazie a Fabio Granata e ad Angelo Giudice che mi hanno fatto dono, oltre che della loro presenza, anche dei loro libri, che leggerò con interesse”, ha aggiunto Mancinelli, sottolineando la qualità degli incontri e lo scambio di idee e cultura che ne è scaturito. Un pensiero speciale è stato dedicato a Silvia e Nicolò, che hanno condiviso con Mancinelli un concerto emozionante e che lo hanno accompagnato come “angeli custodi” in questa lunga trasferta.

Un rito e una ricerca

“Questa storia di estreme passioni e profonde suggestioni somiglia sempre di più alla celebrazione di un Rito e ad una mistica ricerca di atavici legami di sangue, di razza, di spirito”, ha concluso Mancinelli. Parole che sintetizzano il senso di un cammino che non si limita al passato, ma guarda al futuro con lo stesso spirito di ricerca e condivisione che lo ha animato fin dall’inizio. Con queste premesse, il viaggio continua, portando con sé il valore delle esperienze vissute e la speranza di nuove scoperte lungo il cammino.

Chi è Mancinelli

Inizia la sua esperienza musicale nel 1984 e per alcuni anni sarà uno dei pochi nuovi autori della musica alternativa di cui porterà il testimone (anche in termini critici e di rivisitazione musicale) in diversi campi e feste. Tuttavia, pur avendo scritto molte canzoni, (tra cui la celeberrima “Generazione 78”) non ha mai pubblicato un suo album originale. Il suo nome è per presente in diverse registrazioni di concerti.

Dal 1989 inaugura un nuovo modo di esibirsi creando spettacoli tematici, veri e propri recital, dove alterna le canzoni alternative a quelle di cantautori commerciali o a musiche tradizionali accompagnando il tutto con proiezione di diapositive e letture di brani di prosa. Tra questi spettacoli tematici il più celebre è quello da lui dedicato alle Insorgenze anti-risorgimentali. Nel 1996 forma il gruppo “Terre di mezzo”, che si scioglierà due anni dopo dando però vita ai “Contea”.

GENERAZIONE 78

Anno: 1983

E ti svegli una mattina e ti chiedi cosa è stato

rigettare i tuoi pensieri sulle cose del passato

prendi un fazzoletto nero che conservi in un cassetto
cominciare tutto un giorno, forse un giorno maledetto
frequentando certa gente di sicuro differente
e un battesimo di rito con il fiato stretto in gola
quando già finiva a pugni sui portoni della scuola
e inciampare in un destino che già ti cresceva dentro da bambino
ed un ciondolo d’argento che ti tieni intorno al collo
odio e amore per cercare di capire una logica ideale
una logica ideale in cui ciecamente credi
e tua madre piange sola e ti osserva dietro i vetri
perchè sa che non perdona questa guerra
perchè sa che non ha pace la sua terra.

Un partito vecchia storia, un’eredità che scotta
nell’ambiguità di sempre come un senso di sconfitta
e ignorare circostanze giochi assurdi di potere
che ne sai di quel passato di nostalgiche illusioni
di un confronto che da sempre si è attuato coi bastoni
e sentirsi vivere dentro a vent’anni all’occasione
per cercare di dare un senso alla tua Rivoluzione
poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri
troppo sangue sparso sopra i marciapiedi
e la tua disperazione scaglia al vento le bandiere
gonfia l’aria di vendetta senza lutto nè preghiere
su quei passi da gigante per un attimo esitare
scaricando poi la rabbia nelle auto lungo il viale
fra le lacrime ed i vortici di fumo
da quei giorni la promessa di restare tutti figli di nessuno.

Pochi giorni di prigione ti rischiarano la vista
dimmi, come ci si sente con un’ombra da estremista
cosa provi nelle farse di avvocati e tribunali
ed Alberto che è finito dentro l’occhio di un mirino
la Democrazia mandante un agente  l’assassino
e Francesco che è volato sull’asfalto di un cortile
con le chiavi strette in mano strano modo per morire
e bracci tesi ai funerali ed un coro contro il vento
oggi è morto un Camerata ne rinascono altri cento
e il silenzio di un’accusa che rimbalza su ogni muro
questa volta pagheranno te lo giuro
poi la sfida delle piazze ed i sassi nelle mani
caroselli di sirene echi sempre più lontani
quelle bare non ancora vendicate
le ferite quasi mai rimarginate.

Ma poi il vento soffia forte ti dona quell’occasione
di combattere il Sistema in un’altra posizione
tra la fine del Marxismo e i riflussi del momento
costruire il movimento tra le angosce dei quartieri
ed un popolo una lotta chiodo fisso nei pensieri
e generazioni nuove in cui tu credevi tanto
poi quel botto alla stazione che cancella tutto quanto
e al segnale stabilito si dà il via alla grande caccia
i fucili che ora puntano alla faccia
le retate in grande stile dentro all’occhio del ciclone
tra le spire della “santa inquisizione”
poi le tappe di una crisi di una storia consumata
di chi trova la sua morte armi in pugno nella strada
di chi viene suicidato in una stanza di chi scappa
di chi chiude nei cassetti anche l’ultima speranza.

E ti svegli una mattina sulle labbra una canzone
e l’immagine si perde sulla tua generazione
quei ragazzi un po’ ribelli un po’ guerrieri
che hanno chiuso nei cassetti e dentro ai cuori
tanti fazzoletti neri.

Note

La canzone, scritta nel 1983, è stata registrata in studio solamente nel 2000 ed è stata pubblicata per la prima volta l’anno seguente sul Cd “Cantieri Ruggenti” che veniva dato in omaggio agli abbonati della rivista Area.
Il brano comunque era già in circolazione da oltre un decennio nella versione dal vivo, infatti fu pubblicato per la prima volta nel 1988 sulla cassetta “Tempo di Lottare” del 1989 che raccoglieva alcuni dei brani eseguiti al concerto per Giaquinto svoltosi a Roma l’8 gennaio 1989.

Redazione Scomunicando.it

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