Quando Giovanni Falcone al termine della requisitoria del maxiprocesso andò da lui a complimentarsi, Ayala gli disse che alla fine lui era solo “The voce” come Frank Sinatra perché la canzone l’avevano scritta loro, Falcone, Borsellino e la Procura antimafia di Palermo poi, ridendo, aveva aggiunto “però non ti montare la testa…è pur vero che anche le bellissime canzoni possono essere massacrate da cantanti mediocri…io sono pur sempre The Voce”. E The Voce ieri ha concesso al pubblico di Tindari il regalo di un’altra splendida requisitoria. Sul palcoscenico di “Arte a Tindari” ha portato il fiore all’occhiello del cartellone: “Chi ha paura muore ogni giorno”. Più di un’ora e mezza di narrazione in cui, dando dimostrazione di una straordinaria capacità oratoria da “animale da palcoscenico” oltre che da dibattimento come Chinnici lo aveva definito, ha raccontato con straordinaria semplicità e chiarezza la sua verità e le ragioni che l’hanno spinto a più di 15 anni di distanza dalle tremende esplosioni del 1992 che costarono la vita ai due giudici simbolo della lotta alla mafia a scrivere un libro prima, ed a trarre poi da quel libro lo spettacolo-narrazione che porta in giro nei teatri di tutta Italia. Da un lato l’esigenza di combattere “il falso storico” secondo cui la mano assassina era stata quella della mafia, dall’altro la voglia di fare sapere a quei giovani che nel 1992 non erano ancora nati chi erano quei due magistrati.
Nel suo spettacolo Ayala racconta il suo rapporto con Falcone e Borsellino. Per anni condivisero momenti difficili ma entusiasmanti: un legame rafforzato dal lavorare fianco a fianco ma anche da viaggi, vacanze e serate passate insieme fino alla loro tragica scomparsa.
Poi descrive passo dopo passo il contesto nel quale nacque il pool antimafia, quello della guerra fra clan che fece contare la media di 300 morti l’anno tra il 1982 ed il 1984, ma anche degli assassini di Chinnici, Dalla Chiesa, Mattarella, Pio la Torre, Montana, Cassarà. Sotto questa forte spinta emotiva nacque il pool, quasi per caso, senza che neanche i protagonisti si rendessero conto di dove quel percorso li avrebbe portati. L’esito del loro straordinario lavoro fu il maxiprocesso. Un colpo durissimo alla mafia: 2.665 anni di carcere vennero comminati a 360 colpevoli senza includere gli ergastoli ai 19 boss principali. Per la prima volta la MAFIA- non era più un oggetto misterioso ma nelle pagine della sentenza c’era tutto quello che occorreva sapere. Poi fu la fine. “Il pool non venne fermato da Cosa Nostra ma dal 1998 è stato disgregato da pezzi delle Istituzioni. Fu lo Stato a fermare i giudici non la mafia” va giù duro Ayala. “Vi siete mai chiesti perché lo Stato ha vinto contro le Brigate rosse e mai contro la Mafia?” chiede l’ex magistrato. “La verità è che nella partita conto le BR le squadre erano ben distinte e contrapposte: da un lato gli azzurri e dall’altro i rossi. Ma come si fa- denuncia- a vincere una partita dove i giocatori si scambiano la maglia e pezzi delle istituzioni giocano con gli avversari e viceversa?”
Il 23 maggio a Capaci perse la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo ed agli uomini della scorta Giovanni Falcone. Il 19 luglio toccò la stesa sorte a Paolo Borsellino, ma come disse la sorella Agnese, “Paolo cominciò a morire quando morì Giovanni, come due canarini che difficilmente sopravvivono l’uno alla morte dell’altro. “Pare che un giorno ci ritroveremo ancora- conclude Ayala – senza fretta però, loro ne hanno avuta troppa”.
Gli altri appuntamenti:
• Il 12 agosto spazio alle risate con i “Comici di classe”. Da Zelig: Labati, Magone, Verduci e Kalabrugovic.
• Il 16 agosto il concerto di Fiorella Mannoia una delle più importanti artiste del panorama nazionale.
• Il 21 agosto chiusura in grande stile con lo spettacolo di Nicola Piovani.
Per informazioni su biglietti e date:090/343818 – 0941/246318 – 340/6229408