Le due ultime giornate della XIV ed. di “Tindari TeatroGiovani – Rosario Parasiliti” sono stati contrassegnati da lavori di buona qualità e dalla forte tensione etica e civile. Cresce l’attesa per la messa in scena, domani, dell’Iliade, rivista da Stefano Molica con i ragazzi del liceo pattese.
Mercoledì si è realizzato un climax ascendente perché dalla commedia brillante di Faele e Romano “Fumo negli occhi” dell’ Istituto di Istruzione Superiore “N. Colajanni” di Enna, passando per “Molto rumore per nulla” di W. Shakespeare, dell’ Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Regina Elena” – Acireale ( Ct ), si è giunti con il Liceo Statale “G. Garibaldi” di Palermo a riflettere sul dramma delle “Supplici di ieri e di oggi” su testi di Eschilo, Danilo Dolci, Erri De Luca.
La commedia “Fumo negli occhi”è sempre una scelta efficace perché stimola gli studenti a riflettere sul dilemma essere/apparire e a smantellare il mito della visibilità, così pervasivo nella società contemporanea. La signora De Marchi, finge un tenore di vita aristocratico e “ finisce per trascinare l’intera famiglia in una morbosa e paradossale altalena di finzioni che condurranno all’inevitabile epilogo.” Solo il nonno e il marito sono la coscienza della situazione e sono loro che alla fine vincono. I registi Proff: Buttò Salvatrice, Di Nicolò Rosaria sono riusciti a far rappresentare un tema sociale dalle devastanti derive con un tono bonario e con sapiente leggerezza.
L’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Regina Elena” di Acireale ( Ct ) con “Molto rumore per nulla”di William Shakespeare ha riportato il pubblico del “Beniamino Ioppolo” al colore locale con le canzoni che hanno contrassegnato l’opera shakespeariana ambientata a Messina e che con i giochi amorosi e lo scambio di persona ha suscitato più di un momento di ilarità.
Va sottolineata anche l’importanza del lavoro di adattamento linguistico fatto dagli studenti per ricondurre alla loro sensibilità la lingua del Bardo.
Dopo l’ilarità il dramma delle “Supplici di ieri e di oggi”, magistralmente portato in scena dal Liceo Statale “G. Garibaldi” di Palermo. La regista Oriana Martucci ha guidato trenta studenti a rappresentare un dramma che dalla sorte delle figlie di Danao della tragedia di Eschilo giunge al triste destino dei migranti, attraverso le riflessioni del sociologo, educatore e attivista della non-violenza Danilo Dolci e dell’intellettuale Erri De Luca ( si legga “Solo andata- Migrazione e poesia”). Il lavoro avvinceva per la sintesi dei testi che non stravolgeva i contesti e per una gestione dei movimenti dei corpi che con il continuo ondeggiare in due schiere ondeggianti emulavano il mare. Il messaggio di Pelasgo, re di Argo, che ospita le danaidi e il loro padre Danao è passato forte e chiaro:
“E molte case son per gli ospiti pronte, e non è piccolo
lo spazio ove le mie sorgon. Potrete
quivi abitare in ben costrutte mura,
con altre insieme; o, se v’aggrada meglio,
stanze abitar sole appartate. Quello
che migliore vi sembri e piú vi piaccia,
scegliete pure. Io difensore vostro,
e i cittadini tutti, a cui tal voto
piacque fissar”.
E’ l’auspicio di un mondo solidale che la terza giornata di Tindari TeatroGiovani ha lasciato nel cuore del pubblico.
Giovedì il palco del “Beniamino Ioppolo” ha ospitato per la seconda volta il liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Mondragone con un musical che si ispira a “C’era una volta scugnizzi” di C. Mattone,” ma si discosta molto da esso perché il copione è completamente diverso anche per l’inserimento di alcune canzoni che non erano presenti in quello spettacolo”.
E’ la storia di due ragazzi, reclusi nel carcere di correzione di Nisida, che si ritrovano dopo 10 anni. Uno, Saverio De Lucia, fa il “prete di strada”e si dedica al recupero dei ragazzi a rischio e l’altro Raffaele ’o russo è un camorrista che usa i giovani del quartiere per i suoi loschi traffici. Tra i due nasce un conflitto che si acuisce fino al punto che ‘o russo, accecato dall’ira, arriva ad uccidere il prete. L’assassinio del prete segna però la sconfitta del malavitoso perché dà ai ragazzi la forza di ribellarsi alla camorra e di lanciare contro di essa un grido di protesta.” Vivere secondo legge e lottare contro la criminalità, specie nelle nostre zone, è un dovere e la scuola deve adoperarsi a trasmettere questo importante messaggio con ogni mezzo”, precisano le note di regia. E’ emersa la cura del ballo e delle voci, che è determinante per valorizzare i talenti degli allievi e contribuire a rinsaldare la fiducia. Come ha precisato il regista, prof. Pasquale Schiappa, l’opera è ispirata a Don Peppino Diana, un omaggio a chi si è sacrificato per la legalità.
La giornata si è conclusa con una spettacolo che ha degnamente concluso la XIV edizione di Tindari TeatroGiovani, perché le “Troiane” di Euripide dell’ I.I.S.S “Miche Amari” Giarre ( Ct) hanno rappresentato il dramma della guerra con una tale potenza interpretativa da creare una sospensione emotiva in sala: il silenzio regnava per carpire ogni più piccola emozione, per cogliere ogni sussulto dalla troiane condannate alla schiavitù dopo la vittoria dei greci. Un’ Ecuba dalla magistrale presenza scenica (Serena Spanò) compare ripiegata sulla sedia a rotelle, simbolo di sofferenza e di malattia, insieme alle troiane sue compagne di sventura. Le donne raccontano le loro storie, mentre Taltibio comunica a quale guerriero verranno assegnate. Uomini in mimetica interpretano la crudeltà gratuita con uno scarto temporale che riporta alle guerre di oggi, mentre l’abbigliamento e il movimento delle troiane – schiave rimanda ai gruppi di prigioniere dei campi di lavoro di recente e dolorosa memoria.
Non c’è scampo nemmeno per i bambini innocenti: anche il piccolo Astianatte è condannato a morte e collocato sulla sedie a rotelle: dietro, la nonna Ecuba a suggerire una moderna deposizione, sugli echi ricorrenti per quasi tutto lo spettacolo dello Stabat mater di Pergolesi che esaltava la drammaticità dei momenti di strazio. “Il testo di Euripide, scritto più di duemila anni fa, affrontando temi universali, ci parla oggi con la stessa potenza di ieri, ci parla degli orrori della guerra e della sua inutilità, ma anche dell’incapacità di determinare fino in fondo gli eventi perché il caso può trasformarli senza il nostro assenso”.
Non senza commozione il pubblico del teatro ha salutato la scuola che ha concluso con una forte messaggio etico la XIV edizione di Tindari TeatroGiovani – Rosario Parasiliti.
Maria Lucia Lo Presti
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