di Corrado Speziale
Ci siamo. Dopo giorni di “occupazione” della carreggiata di via Circuito a Torre Faro, da parte del cantiere in cui è installata la trivella che sta eseguendo i sondaggi geognostici per la redazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, ieri pomeriggio, attraverso un’azione civile, pacifica e unitaria degli attivisti “No Ponte”, la possente macchina, considerata a buona ragione una “fortezza nemica”, è stata “espugnata”.
Come previsto e annunciato dalla rete “No Ponte”, a partire dalle 18.00, fino a sera inoltrata, lungo la frequentatissima arteria che collega Ganzirri e Torre Faro, si è svolto un sit-in, allo scopo di informare e sensibilizzare la gente, tramite la distribuzione di volantini, su ciò che sta accadendo nell’incantevole tratto di litorale dove da qualche giorno è stata “ingabbiata” un’enorme trivella che ha iniziato a perforare la sede stradale. Lo scopo della “banda del buco” – appellativo dato dai manifestanti agli addetti ai lavori – è eseguire sondaggi e monitoraggi nel sottosuolo per la considerevole profondità di 100 metri, al fine di ottenere una stratigrafia del terreno nel punto in cui dovrà sorgere una delle gigantesche pile che sorreggono la mega opera. Ed è proprio per questi motivi, che alla folta schiera di attivisti “No Ponte”, da tempo si è aggiunta una numerosa componente di abitanti del ridente quartiere ubicato lungo via Circuito, tutt’altro che favorevoli a “consegnare” le proprie case alle ruspe, e veder sorgere una smisurata torre di cemento nel luogo in cui gli stessi hanno destinato i risparmi di una vita, con dignità e sacrifici.
Al di là delle previsioni a lungo termine in merito alla fattibilità del Ponte, è certo che l’inopportunità e l’intempestività dell’intervento in corso è sotto gli occhi di tutti. Iniziare, infatti, le attività di trivellazione in una località di mare del genere, proprio all’avvio della stagione estiva, con la consapevolezza che i lavori si protrarranno per tutta la durata del periodo balneare, è sicuramente un fatto che scontenta tutta la cittadinanza, compresi coloro che fino ad oggi si sono mostrati indifferenti di fronte all’impatto dell’opera sul territorio.
“Stretto necessario – rinunciamo al Ponte e mettiamo in sicurezza il 100% delle case dello Stretto di Messina”. E’ questo l’ultimo slogan coniato dai “no pontisti”, posto sotto un significativo disegno che raffigura Sicilia e Calabria unite da un attraversamento a forma di tetto, dal significato inequivocabile: le due regioni più a sud dello Stivale, comprese in un’area ad altissima densità sismica, presentano immani carenze in materia di sicurezza degli edifici. E se a ciò si aggiungono i rischi di carattere idrogeologico, dinnanzi ai quali l’intera area dello Stretto ha dato dimostrazione di gravissima fragilità, tenuto conto dei disastri dello scorso anno, risulta fin troppo semplice stabilire quali siano le priorità nell’interesse dell’incolumità dei cittadini.
Il volantino distribuito agli automobilisti, costretti ad alternarsi lungo l’unica corsia percorribile di via Circuito, titolava “Il mostro si avvicina”. Segno chiaro di un’ insidia che inizia a far sentire effetti che destano non poche preoccupazioni.
Ieri si è compiuta un’azione importante ed è stato lanciato un segnale chiaro di opposizione pacifica, ponderata, ed al tempo stesso sensazionale, alla realizzazione della mega opera. Gli intraprendenti ed audaci manifestanti, hanno scalato e conquistato simbolicamente la vetta del macchinario che in questa fase rappresenta il simbolo della realizzazione del Ponte, ma principalmente si sono impegnati ad “allertare” le persone su ciò che di reale sta accadendo e gli sviluppi che tra non molto potrebbe avere la “vicenda Ponte”. Spetta a ciascun messinese, adesso, prendersi carico di “scalare” e “conquistare” le menti e le coscienze di coloro i quali, pur avendo voce in capitolo, soggiacciono, con colpevole disinteresse, di fronte a chi sta decidendo le sorti di un territorio e dei suoi abitanti.
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