Nota critica del Movimento per il Cambiamento Torregrotta sui lavori del Consiglio Comunale cittadino
Chi ha impiegato dieci mesi per trovare il coraggio… di lavarsi le mani deve sapere che, delegando, non colma il vuoto di legalità ma prende solo altro tempo.
A sorpresa, iI Consiglio Comunale nella seduta del 10 aprile ha rinunziato di essere l’artefice del destino del proprio territorio. Infatti ciascun consigliere presente, dopo aver dichiarato di trovarsi in condizione di incompatibilità, ha abbandonato l’aula. Curiosa circostanza che proprio tutti i consiglieri siano all’improvviso incompatibili; anche quelli presenti nell’amministrazione precedente, che mai si sono dichiarati incompatibili né durante i molteplici incontri né quando il piano regolatore fu portato in aula il 18/4/’16 per l’adozione, ma rinviato dato il clima da vigilia elettorale. Nulla è trapelato neanche durante l’incontro pubblico avvenuto il 7/4/’17, tre giorni prima del consiglio, nel quale amministratori e consiglieri hanno presentato ai cittadini il PRG!
L’astensione dal voto trae fondamento dal contenuto dell’art.78 del Testo Unico, in relazione ad interessi propri o di parenti o affini entro il quarto grado correlati all’oggetto della proposta. In effetti, l’obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti di carattere generale, qual è la delibera del PRG, in cui il voto espresso dai consiglieri non riguarda la destinazione della singola area o la specifica prescrizione ma il contenuto generale del provvedimento, e cioè l’assetto territoriale nel suo insieme. Pertanto, le dichiarazioni di incompatibilità rese in aula, tra l’altro non verificate, non sarebbero sufficienti a giustificare l’astensione dal voto; non è infatti emersa quella incidenza diretta della deliberazione sull’interesse proprio del votante che si ha quando c’è un cambio di destinazione delle specifiche aree di proprietà del consigliere/o congiunti.
I lavori di consiglio, ad eccezione di qualche timida richiesta di sospensione negata dal Presidente, si sono svolti con una rapidità tale che diventa difficile non ritenere esser stato tutto preparato con cura, pur di “sbarazzarsi” dell’ingrato compito di entrare nel merito. Così, come la più consumata scena di un film muto, è stato recitato un copione concordato il cui unico scopo era quello di passare la mano al Commissario regionale che sarà “strumento di garanzia dell’interesse pubblico”. Vuol dire che questa Amministrazione non lo è!?
Dopo i proclami inneggianti alla partecipazione democratica, di cui ancora non si è spenta l’eco, l’attuale Amministrazione, di fatto, si sottrae alle decisioni importanti concordate con i cittadini! I consiglieri hanno rinunziato alle loro specifiche prerogative, venendo meno ai doveri derivanti dal mandato ricevuto dagli elettori, che non hanno cercato di difendere.
Per mancanza di coraggio, oppure proprio perché, quando si programmano particolari interventi sul territorio, scientemente se ne vuole restare fuori, in linea con l’inclinazione del “prendere il fuoco con le mani degli altri”. La visita di cortesia dei vertici regionali al Comune, avvenuta qualche tempo prima del consiglio, avrà dato l’idea agli amministratori locali su come uscirsene in breve, specie dopo l’attacco sulla stampa di questo Movimento che, per l’assenza del PRG, poneva un problema di legalità al Presidente della Regione ed all’Assessore al ramo, presenti ad un convegno riguardante il territorio, avendo omesso di esercitare dopo tantissimi anni il dovuto intervento sostitutivo.
La dichiarazione di incompatibilità che ha investito, fatto più unico che raro, l’intero collegio crea inoltre un insuperabile pregiudizio su questo documento di pianificazione: la dichiarata incompatibilità collegiale non inficia la sostanza del documento? La preparazione è scevra da quei condizionamenti le cui ragioni hanno consigliato la dichiarazione di incompatibilità? E soprattutto, chi certificherà che dalla sovrapposizione della disciplina urbanistica ex-ante e quella ex-post non emerge la manina maliziosa di qualche incompatibile?
Pensare di caricare sul commissario gli adempimenti previsti dall’articolo 39 del d.l. 33 del 14/03/2013 (pubblicazione anticipata degli schemi e allegati tecnici, esame delle osservazioni ed opposizioni dei cittadini, ecc.) è il malizioso tentativo di dargli la linea da seguire?
Invece il commissario ha a disposizione il documento del 18/4/’16, pronto per essere adottato. Nè potrebbe operare su quello portato in aula il 10/4/’17 se contiene delle modifiche, in quanto predisposte da soggetti incompatibili! Soprattutto non poteva essere sottoposto alla determinazione del Consiglio, perché mancante degli adempimenti suddetti.
Riteniamo che il Commissario non vorrà cominciare daccapo riconsultando tutti per l’ennesima volta, compresi gli incompatibili, accumulando inutilmente ulteriori ritardi, anche perché, dati i 34 anni di sviluppo edilizio non pianificato, non si capisce cos’altro prevedere se non i necessari servizi.
Sta di fatto che, mentre si ritarda l’atto di pianificazione, il PdF prosegue la sua corsa consolidando il triste primato per l’eccesso di densità abitativa; sta di fatto che, l’attuale Amministrazione, che si è presentata come la panacea di tutti i mali, nella scelta più importante per il futuro del Paese, il tanto atteso piano regolatore, getta la spugna e si tira indietro rispetto a quanto esposto negli incontri pubblici buttando nel cestino tutti i discorsi avuti coi cittadini sulla scelta condivisa delle migliori soluzioni per il territorio! La democrazia partecipata può aspettare ancora!
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