Relazioni parentali e frequentazioni con appartenenti ai clan, anomalie nelle istruttorie per la concessione di fondi comunali e licenze commerciali, abusi edilizi non segnalati.
La importanti anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Nella relazione del Prefetto di Messina, Maria Carmela Librizzi, sono sintetizzate le motivazioni che hanno condotto allo scioglimento del comune di Tortorici per infiltrazioni mafiose.
Lo scioglimento è avvenuto lo scorso dicembre, e gli atti sono stati pubblicati nei giorni scorsi, dopo una serie di indiscrezioni, sulla Gazzetta Ufficiale.
Punto di partenza è stata l’operazione “Nebrodi” su truffe ai danni dell’Agea nella quale, tra gli indagati, spiccavano anche nomi di amministratori.
Nel documento, che alleghiamo, tra i tanti omissis, vengono ricostruiti i rapporti parentali, le affinità, gli interessi, le frequentazioni anche di dipendenti comunali con persone direttamente coinvolti o affiliati ai clan dei Batanesi o dei Bontempo Scavo.
Per chi ha indagato questi rapporti avrebbero potuto condizionare la vita amministrativa del comune.
Al vaglio oltre gli atti sulla gestone dei fondi dedicati al pascolo anche una decina di concessione edilizie e di mancati accertamenti da parte dell’ufficio tecnico comunale.
Il ruolo del pentito
Sarebbe un già indagato e appartenente al clan dei batanesi che “parla” dell’ex primo cittadino ma anche dell’appoggio elettorale della criminalità locale alla passata tornata amministrativa a candidati poi eletti.
Gli atti:
la relazione del prefetto relazione tortorici prefetto