Tra Storie & Realtà – Il “silenzio” degli innocenti
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Tra Storie & Realtà – Il “silenzio” degli innocenti

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Ambientata in una paese lontano,tra regine e menestrelli, torri medievali e scuole, dove c’erano scudieri e dotti, discepoli e infine i novizi che si legavano al loro Maestro e poi gente che amava prendersi a cuore i problemi degli altri, che ne difendevano i diritti. Figure descritte nei testi antichi, cantati dagli araldi e che poi, in epoca moderna, avremmo chiamato sindacalisti.

Loro cercavano verità e giustizia, esi univano ai caliere vestendo i armature lucenti e  bianche, stavano, nella nostra storia, dalla parte delle famiglie, nodo debole della società arcaica del tempo, lottavano lo strapotere della Regina e si prendevano a cuore le pene di un Bimbo e di un Maestro.

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In quel ducato la formazione dei novizi era una cosa seria.

Al tempo, doveva iniziare l’inverno, arrivò un docente, veniva da una contea vicina, si era trasferito con le sua armatura ed il suo cavallo, da giovane era stato amico di un monaco dal nome Adso da Melk. Amava la celtica e la runa

Era un cavaliere di sostegno specializzato in scienze motorie lui aveva studiato con il maestro Guglielmo da Baskerville.

La Regina gli affidò un ragazzino sveglio, intelligente,amabile, che non rivolgeva la parola a nessuno…insieme però, lui Cavaliere errante in cerca di dimora fissa, era convinto, avrebbero fatto tante cose.

L’allievo non comunicava con nessuno, selezionava chi era eletto ai suoi occhi per poter parlare.

Timidissimi cenni del capo per esprimere assenso o negazione.

Era un linguaggio umano, tenero, che stringeva patti di fiducia con chi vincendo diffidenze e paure si conquistava la sua fiducia.

Il cavaliere, conscio del suo destino e delle sue responsabilità, non lo mollava un attimo; Lui adottava una metodologia moderna lontana da quella cara e imperante di Bernardo Gui.

Lo coinvolgeva e utilizzava strane macchine, fornite dalla sua amica la Fata Tecnologia, che magicamente chiamava Tablet, veniva dalla Scozia era stato inventato dal tal Mc Intosh e le lezioni diventavo giochi.

Il ragazzo era pronto, giorno dopo giorno, a vincere le sue piccole sfide, il suo maestro lo incoraggiava verso l’autonomia personale e la crescita dell’autostima

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Il giovinetto ora sorrideva, aveva fiducia…e quando giunse il solstizio d’estate e si chiusero i campi scuola lui aveva imparato a comunicare con il Cavaliere. Anche nelle lunghe pause estive, usando le tecnologie date dalla Fata comunicavano, oggi ci sarebbero stati i whatsapp, ma loro amavano usare i piccioni viaggiatori. Il cavaliere seguendo il suo cuore parla anche con fa famiglia del suo affidato, si emoziona, racconta le sue storie, ma sa che il destino lo aspetta… e nel senso di tristezza che invase il contado lui, che aveva meriti e lealtà risulta perdente posto nel torneo più importante, quello della vita.

Non è una scelta come dirà poi il cellario Remigio da Varagine, e non è anche Destino, ma solo l’arroganza di chi ad Avignone ha consolidato il suo potere.

Il Cavaliere spera di ritornare in quel contado per assegnazione divina… lui non vanta amicizie con l’Imperatore.

Gira la ruota e così è!

Conta di portare avanti il lavoro iniziato, perchè lui con gli allievi con quello che ha trovato nella scuola del contado, si affeziona come fossero figli propri.

Amara sorpresa

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La Regina nell’assegnare gli allievi, non guarda alle storie, ai rapporti, ai segnali di empatia, destina il Cavaliere ad un altro novizio, sposta anche altri cavalieri con i loro cavalli di sostegno, togliendo loro i novizi che avevano avuto assegnati e con i quali avevano già, nell’anno precedente, costruito percorsi, disegnato mappe, segnato i punti di crescita, affinati idee e linguaggi, sognato viaggi e scoperto i segreti per entrare nel finis Africae

C’è caos nel contado, e nel grande istituto che comprende il sapere spesso si sente a tutto volume “Dies irae”, mentre Jorge – amico d’infanzia del Cavaliere, – non si fa scrupoli a dire che se era al suo posto avrebbe già scatenato la guerra e provocato un grande incendio in quanto continuava a dire che quello era l’elemento purificatore.

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Tutti dicevano al Cavaliere di rallegrarsi, forse era una promozione. Si il Cavaliere era stato promosso, avrebbe avuto meno responsabilità, più successi, avrebbe avuto mansioni più lievi e lavorato in biblioteca con l’abate Malachia, alternando lunghe digressioni storico-filosofiche a storie di vino e donne. Giocando nel labirinto della biblioteca e leggendo ‘ultima copia rimasta del secondo libro della Poetica di Aristotele.

Ma il Cavaliere non vuole questo. Vuole il suo allievo che per il terzo anno avrebbe cambiato ancora il Maestro.

Tre Maestri in tre anni.

Il novizio avrebbe dovuto ricostruire un nuovo rapporto con un nuovo docente. Il Cavaliere non comprende il perchè e si reca dalla Regina, chiede udienza, se servisse andrebbe anche a Santiago, sul cammino dei Templari, a piedi, poi anche ad Avignone, mai a Roma.Lui non ama il fare politica, ma vuole la certezza della Fede.

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Il Cavaliere è sfiduciato, teme di aver commesso qualche passo falso nel rapporto di fiducia con il suo allievo.

Chiede venia alla famiglia di questo, recandosi alla loro magione, superando i confini del contado. Lui non conosce la strada, supera i Ponti.. va a Naso non avendo la bussola. A condurlo sono i consigli di Ubertino da Casale, mentre al ritorno trova la compagnia di Severino l’erborista.

Trovato il casale del novizio, qui i familiari lo accolgono come un fratello, lo confortano e non comprendendo i motivi delle scelte che penalizzano il loro figlio, che intanto ha perso il sorriso. Rassicurano il Cavaliere che nulla aveva fatto di errato e che avevano gradito il suo comportamento.

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Nel caso contrario avrebbero esternato il loro disappunto all’Imperatore e chiesto udienza alla Regina. Ma questo non era stato necessario. Il cavaliere non aveva nessuna macchia che insozzava la sua armatura. Linda come la sua Anima. La Regina non tollerò queste invasioni di campo… e mise ai ferri il Cavaliere, rinchiudendolo nella prigione del Castello. Lui non doveva permettersi perchè il suo atto rappresentava una sorta di intimidazione nei confronti di quella povera famiglia. Era cosa sua. Il Cavaliere diventa un eretico, rischia il rogo .. si è creduto un Dio e che potesse fare meglio di altri. Il Cavaliere invoca la continuità didattica.

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Resta traccia di ciò nella pergamena che dà all’ amanuense .. poi Renzi trovandone copia la inserì nel progetto della Buona Scuola del Terzo Millennio. Il Cavaliere chiede che il novizio possa proseguire nel suo percorso di recupero dell’autostima e coltivare anche la fiducia negli altri attraverso un punto di riferimento fermo.

Il Cavaliere rimane ai ferri, nella prigione in una stretta cella dove si assiste alle risse quotidiane tra persone volgari, Aymaro da Alessandria e Venanzio che ormai fuori di mente medita sulla santità e sullo sterco del demonio. Lo vengono a trovare i topi, le pulci albergano sul cuscino gli fanno compagnia, e Fata Tecnologia lo aiuta a trasmettere, ormai è stremato, un messaggio attraverso la mail al caposquadra del sindacato dei cavalieri.

Niente da fare. La Regina dichiara la sua irremovibilità “Venga con chi vuole, porti chi vuole lei, questa è la mia decisione e tale rimarrà!” Il Cavaliere accetterebbe anche la sfida di estrarre la spada dalla roccia, pur di ridare lil sorriso al novizio, ormai rinchiuso nel suo silenzio.

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Fallendo i draghi lo mangerebbero vivo.

Nel nuovo contado la centralità dei novizi si scontra con i privilegi dei docenti?

Se lo chiede il tamburino che batte il tempo al boia pronto a giustiziare il Cavaliere, che si rivolge al suo sindacato errante.

Ma nulla si può gli rispondono questi, solo i genitori del novizio posso intervenire a chieder revoca e intromissioni altrimenti nulla può fare. L’ultima notte è la più terribile, piena di dubbi.

Il Cavaliere vede RosaMaria in sogno, Umbertino darsi alla fuga ma non si fa convincere, di pentirsi, quando il Maestro Bencio, circonciso alla nascita, lo induce a osservare le leggi, dichiar fedeltà alla Regina, pentirsi e chieder scusa.

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La scelta è presa. E salendo sul patibolo, davanti al boia sghignazzante e avendo per suo ultimo pubblico una schiera di bifolchi e altri Maestri proni davanti allo strapotere della Regina il Cavaliere, che aveva visto gli applausi di dame e popolani quando vincente giostri e tornei, riflette: ma se i genitori nella loro semplicità o distrazione o altro non si rendono conto delle opportunità perse per i figli, la scuola, un dirigente culturalmente e pedagogicamente preparato non dovrebbe tutelare i minori affidati, rimuovendo eventuali ostacoli per la loro istruzioni e creando le condizioni più favorevoli per la loro formazione?

Poi l’ultimo sguardo al sole calante, determinando oscurità e oscurantismo sul nuovo mondo… mentre il novizio, piange.. ma non parla.

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Meno male che è solo una fiaba….

15 Settembre 2015

Autore:

redazione


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