LA SETTIMANA SANTA TRA FEDE E TRADIZIONE.
Patti riafferma l’identità attraverso le sue tradizioni
ricerche e testi di Pina Scardino
Il racconto di una settimana di passione
Mentre i riti della Pasqua cristiana vanno verso la loro apoteosi con il trionfo della Fede subito dopo il Venerdì Santo, questo testo vuol ripercorrere i passaggi di maggior intensità religiosa che da sempre si vivono a Patti. Un centro dove il cristianesimo si fonde con le realtà storiche che l’hanno preceduto e viene contaminato, nei secoli da dominazioni, invasioni, e dalle realtà “umane” che via via andavano consolidando. Un paese che ha fortemente risentito nella sua cultura legata alla religiosità dalla presenza del Clero, è sede vescovile, e dell’influenza di Tindari, con il suo santuario e la devozione alla Madonna Nera.
la settimana santa
I riti della settimana santa sono molto sentiti in Sicilia, anche Patti riafferma l’identità attraverso le sue tradizioni.
La domenica delle Palme è dedicata alla benedizione di rami di ulivo e palme intrecciate, simboli di pace che ricordano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme
Ma i giorni più fervidi sono dal giovedì alla domenica.
Nella giornata di giovedì si celebra la “Messa Crismale” presieduta dal vescovo durante la quale avviene la benedizione degli oli che verranno poi utilizzati nel corso dell’anno per amministrare i Sacramenti, la sera si assiste alla Messa in “Coena Domini” che rievoca l’ultima cena e alla lavanda dei piedi. Nelle numerose chiese della cittadina vengono allestiti i “Sepolcri”, altari addobbati con semi di grano germogliati al buio, il pane, le candele, il calice ed altri simboli che rappresentano il passaggio dalle tenebre della morte di Gesù alla sua Resurrezione.
La tradizione vorrebbe che i fedeli entrassero e pregassero nelle diverse chiese, visitandone sette in quanto questo numero è altamente sacro infatti richiama i gradi della perfezione, le sfere celesti, i rami dell’albero cosmico e i maggiori pianeti, ma le visite possono limitarsi anche a tre e sempre in numero dispari.
Ma l’attesa più palpitante è per la processione del Venerdì Santo.
A Patti si ha notizie della “varette” o “Misteri” (che raffigurano la Passione e Morte di Cristo), intorno al 1775 con 4 statue in cartapesta “Gesù Flagellato”, “l’Ecce Homo”, “Gesù sotto la Croce” e il “Crocifisso”.
Le statue dapprima venivano addobbate in maniera spartana, con frutta, germogli e fiori, con il tempo vennero abbellite con fiori ricercati.
Anticamente la processione avveniva nelle ore mattutine imposta nel 1760 dal governo per evitare risse, ma nel 1838, a seguito di una richiesta del Parroco di San Michele al vescovo, quest’ultimo dispose che la processione avvenisse di sera.
Nel 1907 si aggiunsero altre tre statue, e nel 1948 un comitato cittadino ordinò alla scuola di Ortisei, 10 statue in legno. All’acquisto oltre ai cittadini pattesi, all’amministrazione comunale, parteciparono anche i pattesi residenti in America.
Infine nel 2016, grazie ad un imprenditore della città venne aggiunta un’altra statua.
Si racconta che nel periodo antecedente gli anni ’70, i portatori delle “varette” erano più che devoti alla processione, votati al vino.
A questo proposito vennero decise le “fermate” durante le quali i parroci impartivano prediche, ma caso alquanto strano, le 9 fermate erano tutte in prossimità di botteghe dove si mesceva il nettare. Subito dopo gli anni ’70 si riscontrò un grosso problema, non c’erano più i portatori storici, data l’età avanzata e i giovani non erano molto interessati alla processione. Ma, un giovane pattese militante nella squadra di basket, propose ai suoi compagni di portare la prima varetta, e sulla scia di quell’esempio altre associazioni si presero l’onere e l’onore di gestire le restanti statue.
Le varette durante l’anno sono conservate nella Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, tranne l’Addolorata e il Crocifisso che rimangono sempre nella chiesa di San Michele, luogo nel quale vengono trasferite le altre nel pomeriggio del venerdì santo e dal quale si snoda il percorso.
Durante i decenni diversi sono stati i tragitti effettuati.
Ai primi del ‘900 si andava dapprima verso la chiesa di San Francesco, dove la confraternita dei Terziarii, vestiti di sacco e corona di spine, il Capitolo, il Vescovo e la banda si univano al corteo e ragazze vestite di nero avanzavano prima delle varette, poi si arrivava alla piazza S. Ippolito, San Nicola ed infine si rientrava a San Michele.
Dopo la distruzione della Chiesa di San Francesco a causa dei bombardamenti del 1943, venne deviato il percorso. Ma nel 1958 il Vescovo Giuseppe Pullano definì un nuovo itinerario che è quello attuale.
Partenza dalla chiesa di San Michele, si procede per le Vie Garibaldi, Regina Elena, Verdi, San Nicola, XX Settembre, P.zza Municipio, Via Magretti, Via V. Emanuele, XX Settembre, Piazza Marconi, via Nicolò Gatto Ceraolo fino a concludersi nella chiesetta della Provvidenza.
Con la messa del giorno di Pasqua si conclude la Settimana Santa.
Ma le tradizioni riguardano anche il cibo, ad esempio il giovedì è tradizione mangiare il “pane della cena” a simboleggiare il pane che Gesù e i discepoli mangiarono nell’ultima cena. Fino al venerdì si osserva l’astensione dal cibarsi di carne in segno di penitenza.
La domenica è dedicata, oltre che al rito religioso alla riunione con le famiglie che si riuniscono intorno ad una ricca tavola imbandita. Tipicamente si gusta la pasta al forno, il capretto o l’agnello in ricordo del Sacrificio di Gesù (l’Agnello di Dio), e una carrellata di dolci. Dalla tradizionale colomba pasquale, simbolo delle Resurrezione, alla “cuddura con l’ova” artisticamente decorata, ai biscotti, all’agnello di marzapane, alle uova di Pasqua di vari tipi di cioccolato dagli incarti colorati, simbolo della primavera che arriva.
La settimana è un insieme di riti, celebrazioni, sacre rappresentazioni, processioni, intrisa di fede e tradizioni tramandate da secoli unendo religiosità e folclore, frutto di commistione delle diverse culture greche, bizantine, arabe e spagnole.
Si ripropongono memorie e valori del passato riaffermando fortemente il senso di comunità trasmettendo i valori veri prendendo esempio dalla vita dalla morte e dalla Resurrezione di Cristo per poter imprimere alla nostra esistenza un viaggio non verso la superficialità delle cose, ma volto alla consapevolezza, alla carità, alla comprensione, alla solidarietà verso chi è meno fortunato.
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foto archivio P.Scardino