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TRISTEZZA – Il funerale di Tiziano Granata quest’oggi a Gliaca di Piraino

Una folla immensa per i funerali dell’assistente capo, Tiziano Granata. Il dolore composto della Famiglia, della sua Donna. Gli amici di sempre, la partecipazione della gente comune che lo stimava e ne apprezzava le doti e poi tantissimi colleghi di lavoro, le rappresentanze delle altre armi, le grandi uniformi di chi ha fatto il picchetto d’onore, i politici che lui scortava, i discorsi, il silenzio d’ordinanza suonato dentro una chiesa stracolma… tristezza. Il testo dell’orazione funebre letta da Francesco Mastrolembo.

Era stracolma la chiesa di Maria Santissima di Lourdes di Gliaca di Piraino, per i funerali di Tiziano Granata.

L’agente di Pubblica Sicurezza, morto qualche giorno fa.

C’era gente anche fuori della Chiesa che alla fine ha applaudito a lungo quella bara, portata in spalla dai colleghi di lavoro del commissariato di Sant’Agata Militello.

In chiesa hanno trovato posto insieme al dirigente del commissariato di Sant’Agata Militello, il vice questore Daniele Manganaro ed i  rappresentanti dei commissariati di polizia della provincia e della questura di Messina e anche di altre forze dell’ordine, tra i primi i Carabinieri che stanno conducendo le indagini, e poi ancora il senatore, Beppe Lumia, l’ex presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci e l’ex presidente della regione, Rosario Crocetta, l’appena dimesso Commissario della Città Metropolitana Francesco Calanna, ed ancora i sindaci di Brolo e Piraino che hanno indetto il lutto cittadino in rispetto di Tizaino, Irene Ricciardello e Maurizio Ruggeri.

Ma l’elenco si allunga: altri politici, amministratori locali, ambientalisti, gente comune, sindacalisti, in tanti ci sono voluti essere, anche gli amici di Gela, dove Tiziano aveva prestato, giovanissimo, servizio.

In chiesa ha parlato anche Antoci e Manganaro, e poi Francesco Mastrolembo, a nomi di amici, delle associazione come LegaAmbiente e la Sak Be.

Ne riportiamo in fondo tutta la sua orazione.

Ora c’è da fare chiarezza sulla sua morte.

Fugare ogni dubbio.

Nei prossimi giorni se ne saprà di più una volta che verranno fuori le risultanze dell’autopsia e la comparazione con i dati dall’altra autopsia che si effettuerà domani sul corpo dell’amico-collega Rino Todaro.

Ed intanto quasi in un gioco di coincidenze Tiziano va a riposare momentaneamente in una cappella, quella della famiglia Ricciardello, che ha ospitato dieci anni fa il corpo di un altro collega deceduto improvvisamente, Domenico Contenta anche lui di Piraino.

Quel che ha detto, in chiesa, Francesco Mastrolembo.

“Se tutti gli uomini fossero giusti, non ci sarebbe bisogno di essere valorosi”

Agesilao II )

Oggi diamo il saluto ad un uomo che era sia l’uno che l’altro, ad una persona che aveva intuito che i mali di questo mondo nascono da insensibilità, prepotenza e prevaricazione e che solo mettendo un freno a queste si può vivere meglio. Oggi salutiamo un uomo che si impegnava in prima persona per questa idea di giustizia perchè, si sa, “le parole volano ma gli esempi trascinano”.

Ed è proprio di questo impegno che sentiamo il bisogno di parlare: Tiziano era una figura molto riservata, non amava mettersi in mostra, lavorava con grande umiltà, lontano dai riflettori ed accontentandosi al più dei piccoli riconoscimenti di umanità di chi lo sosteneva. Il suo spirito non era legato alla vanità delle targhe o degli articoli di giornale. perchè per lui era più importante che fossero in molti a dare un contributo positivo, perchè si riducesse lo sforzo per ciascuno nel farlo.
E tutto ciò anche quando vi era penuria di mezzi, se non addirittura ostacoli evidenti. “Perchè, tanto, quelli si superano”.

Sono molti a non sapere di quante cose si occupava ed è proprio per perpetrare la sua opera che ci sembra doveroso ricordarlo.

Caro Tiziano, sin da giovane hai avuto una marcia in più, una bontà e una capacità di discernimento tra ciò che era gusto e ciò che era sbagliato, con un atteggiamento positivo che ti distingueva, sia che si trattasse di persone, animaletti o piante. Non a caso, quindi, già da adolescente hai abbracciato la causa ambientalista.

Molti di voi lo ricorderanno di certo da ragazzo con Legambiente per le prime battaglie contro la pesca a strascisco e quel commercio di neonata che impoveriva il nostro fondale marino distruggendo sul nascere le nuove generazioni di pesci, per aver dato la possibilità a tanti bambini di Chernobyl di potersi salvare dalle radiazioni nucleari passando l’estate a Gliaca, per il campo internazionale di volontariato ambientale alla Pineta di Piraino o per le giornate  in spiaggia con  “Puliamo il Mondo”.

Altri lo ricordano invece per la grande attenzione al consumo e all’erosione del territorio, per le sue azioni contro la cementificazione che distrugge l’ecosistema ed il paesaggio e crea al contempo società disagiate. Sui valori fondamentali eri divisivo, perchè credevi che scegliere tra bellezza o profitto a tutti i costi è una cosa per cui non si può trattare.

Non eri ancora ventenne, quindi, e già abbracciavi la causa della difesa e valorizzazione del nostro patrimonio storico, perchè mettere in salvo i monumenti, dalla torre delle Ciavole, alla Stazione di Posta, dal campanile della Chiesa del Rosario alle Mummie della Chiesa Madre, è la base di uno sviluppo sostenibile basato sul bello naturale.

Eri già allora un motore inarrestabile, un vulcano di idee. Da studente, col giornale della scuola, facevi la critica a quella società degli adulti che imponeva agli studenti incomprensibili codici di comportamento. E con questi si litigava tanto. Eravamo in questo luogo quando ad esempio decidemmo di stravolgere il rituale del Presepe Vivente, e i “grandi” non erano tutti d’accordo e quindi ci convincesti a tirarlo su da soli.
Eri ostinato, ma mai per partito preso: studiavi per migliorare quel che progettavi,  chiedendo aiuto laddove non arrivavi e prendendoci “ad uno ad uno” hai creato una squadra di persone a cui contagiare le tue passioni.

Furono proprio gli studi a farti fare il salto di qualità: la scelta tra biologia e chimica vide trionfare quest’ultima ed anche lì, testa bassa, tanto lavoro e tanti risultati. Accanto a tutto questo l’ingresso in Polizia ti fa girare l’Italia e finisci a Gela, un posto in cui si rafforza l’interesse per i temi che scatenano la tua sensibilità. Mischiando quindi lavoro, laurea e dottorato, ti occuperai sempre più dei rapporti tra inquinamento ed alimentazione, della criminalità ambientale e del business dei rifiuti, diventando non a caso uno dei relatori nazionali del Rapporto Ecomafie.
Anche qui a casa, poi, ti preoccupavi della salute dei tuoi concittadini, interessandoti delle conseguenze del raddoppio della centrale elettrica a Fiumara e spingendo per la realizzazione di un depuratore che permettesse di avere il minor tasso possibile di inquinamento del mare.
Qui a casa ti sei impegnato affinchè le amministrazioni potessero aumentare i loro standard di qualità, imitando laddove possibile i modelli virtuosi che avevi toccato con mano andando in giro con Goletta Verde mentre questa assegnava riconoscimenti e talvolta purtroppo anche qualche bandiera nera. Qui a casa hai dedicato anima e corpo alla battaglia per la salvaguardia dello skyline del centro storico, minacciato da una megaopera milionaria che chiamerai “Grande Muraglia” e che ipotizzavi non sarebbe stata di alcuna utilità per lo sviluppo del paese.
Col tempo la tua ricetta culturale si è quindi amalgamata sempre più. Sarà stato il tuo stile che portava ad identificarti nelle battaglie che facevi, ma è senz’altro vero che nella tua esposizione la lotta ai crimini ambientali, la promozione di corretti stili di vita, l’incentivo all’adozione di fonti di energia alternativa o il passaggio verso la raccolta differenziata, sembravano così naturalmente connesse da diventavare in automatico un tutt’uno coerente per il quale, nonostante complessità ed interessi coinvolti diventassero sempre più grandi, ci hai insegnato a lottare.

La paura e il silenzio, del resto, ci hanno reso complici di un sistema che non rispecchia quel diritto di ognuno di noi, di potere vivere con dignità. E’ più facile tacere, stare in silenzio. E’ più facile essere soldati senza volto. E pure è proprio la paura che dà il coraggio,  e quindi la necessità di ricercare l’informazione, il sapere, la cultura.

“Perdiamoci nel sapere” dicevi, perchè star chiusi in una inerzia (se non addirittura in una omertà) che non ha ragione di esistere, non permette mai che le cose cambino.

E sbatterci la testa, prima o poi, da i suoi risultati. In questi ultimi 3 anni Tiziano era finalmente approdato a luoghi che valorizzavano per intero le sue capacità, riuscendo a coniugare nel lavoro passioni e competenze: adesso collaborava ad inchieste su depuratori, sulla mafia dei pascoli, sul business delle discariche, sulla sicurezza degli alimenti. Laddove lo avevano lasciato fare dava quindi risposte concrete a quei problemi che dovrebbero essere gestiti nell’ottica del dare un servizio migliore al cittadino, ma sui quali, invece, gente senza scrupoli fa indebito lucro, quando addirittura non esercita danno diretto al più debole.

Ci ha lasciato una figura che al giorno d’oggi appare un esempio inconsueto, ma non vogliamo che sia solo ricordato per quello che ha fatto ma soprattutto perchè al ricordo si associ la voglia di continuare le sue battaglie.

Solo così possiamo seguirne il suo esempio.

Risvegliamo le nostre coscienze. L’esempio che era può infatti restare per tutti noi un modello di giustizia, sia come semplici cittadini che come uomini di stato, uno stato che lui ha certamente onorato.
Tiziano viveva infatti questa missione come un dovere morale nei confronti di ognuno di noi.

Non abbiate quindi paura di essere come lui, anzi cercate di prenderlo come esempio.
Lui ci diceva che per andare avanti, bisogna analizzare i fatti, fare in modo che se ne parli, visto che ciò vuol dire che li hai colpiti… l’importante è che se ne parli e che si scriva.
Basta davvero poco, solo che ognuno di noi faccia con amore il proprio dovere.

Ciao, Tiziano.
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Redazione Scomunicando.it

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