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TURISMO – Alla scoperta della Sicilia Sud-occidentale

Tra tesori archeologici di Selinunte, il Gattopardo e il Belice.

di Antonella Lombardi (ANSA) – Ritrovare le tracce di un passato arabo normanno, scoprire a Selinunte il più grande parco archeologico di Europa, conoscere la Sicilia maestosa del Gattopardo e quella ferita dal terremoto del Belice. Oppure andare a ritroso lungo l’antica rotta dei Fenici, senza tralasciare le eccellenze enogastronomiche di un territorio ricco di materie prime come il pane nero di Castelvetrano, l’olio extravergine Nocellara del Belice, le sarde del litorale di Sciacca, le arance di Ribera, fino alla strada del vino di Menfi. Sono solo alcuni degli itinerari possibili nella Sicilia sud-occidentale che il distretto turistico “Selinunte, Belice e Sciacca terme” intende valorizzare e far scoprire. A essere coinvolti sono 18 comuni siciliani (Vita, Santa Ninfa, Partanna, Salaparuta, Poggioreale, Castelvetrano-Selinunte, Menfi, Montevago, Santa Margherita Belice, Sambuca di Sicilia, Giuliana, Sciacca, Caltabellotta, Ribera, Cattolica Eraclea, Calamonaci, Montallegro, Siculiana) nelle province di Trapani e Agrigento e circa 40 aziende private. Capofila del distretto è il comune di Castelvetrano che vanta numeri in “controtendenza rispetto ai dati negativi sul turismo – dice il sindaco Felice Errante, presidente del distretto – grazie a un trend in ascesa del 5% che si accompagna ai 400mila turisti che in un anno vengono qui per scoprire i presidi slow food del territorio o i 14 km di costa del litorale, per un’offerta ricettiva che conta oltre 4500 posti letto nel centro di Castelvetrano, con sei strutture alberghiere a 4 stelle”. Qui si trova la chiesa di San Domenico, riaperta a luglio dell’anno scorso dopo un lungo restauro e talmente maestosa nel suo manierismo da essere chiamata “la Cappella Sistina di Sicilia”. Ma è al turismo internazionale che si punta, forti del “parco archeologico più grande d’Europa”, Selinunte, dove gli scavi condotti dall’Istituto archeologico germanico di Roma e dall’Università di Bonn hanno portato alla luce 80 fornaci, rivelando quella che era l’industria di produzione di terrecotte e ceramiche più grande del mondo antico. Ed è proprio davanti al “tempio C” di Selinunte, forse dedicato ad Apollo, che si trova il documento ufficiale che attesta la presenza fenicia, un mosaico raffigurante la dea Thanit. Qui, nella “casa del viandante” si trova anche, temporaneamente, l’Efebo di Selinunte, al centro di una serie di contese internazionali, statuetta di 80cm in bronzo trafugata e poi ritrovata. “Nel 2014 gli ingressi al parco archeologico sono stati 284mila – dice il sindaco – ma il costo dei biglietti copre solo il 30% delle spese necessarie alla manutenzione, che è a carico del comune. Per questo è necessario puntare a collaborazioni con i privati”. Tra i tesori da scoprire all’interno del Distretto, il mare di Sciacca con la storia dell’Isola Ferdinandea, che emerge e scompare tra i flutti per un fenomeno vulcanico registrato per l’ultima volta nel 1831. Dalla costa ci si può spostare a Caltabellotta (Ag) sulle tracce degli antichi Sicani, Punici, Elleni, Arabi e Normanni a quasi 959 metri sul livello del mare.
Sede del Santo Graal secondo il Parsifal di Eschenbach, citata nel Decameron di Boccaccio, definita da Goethe “straordinaria per la sua posizione”, e terra fertile per il geografo arabo Edrisi, Caltabellotta è famosa per la pace firmata tra Angioini e Aragonesi nel 1302. Tra i progetti del comune la realizzazione di un albergo diffuso così come nella vicina Sambuca, l’antica città araba di Zabut che conserva ancora nel centro storico il fascino dei vicoli saraceni. Per scoprire invece la Sicilia del Gattopardo, occorre andare nel comune di Santa Margherita Belice. All’interno di quello che era il palazzo dei principi Filangeri di Cutò, antenati dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si trovano il municipio e il museo del Gattopardo.
Allo scrittore è intitolato un premio letterario internazionale che si svolge ad agosto nel giardino e dedicato alla pace e alla convivenza dei popoli. Il complesso del palazzo Filangeri Cutò secondo Giuseppe Tomasi era una sorta di “Vaticano con stanze e appartamenti di rappresentanza, teatro e chiesa privati, un grande orto e giardino” distrutti il 15 gennaio del 1968 dal terremoto del Belice. La tensione alla conservazione del proprio patrimonio culturale e la ricerca di modernità convivono oggi all’interno del museo della Memoria di Santa Margherita, sui ruderi dell’ex Chiesa Madre, con immagini, giornali d’epoca e contributi multimediali che descrivono ai più giovani quegli “accumuli di memorie” “descritti da Vincenzo Consolo di colpo diventati “terreno nudo e vago” per il terremoto, “forza d’una maligna natura”.

Redazione Scomunicando.it

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