Incontro con gli archeologi e gli studenti delle università di Amiens, Messina e Palermo. “Puntare sui siti archeologici per promuovere l’unicità della Sicilia”
Sopralluogo ieri a Tusa (Me) dell’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, che si è recato nel sito archeologico di Halaesa Arconidea per incontrare i docenti e gli studenti delle Università di Amiens, Messina e Palermo, impegnati negli scavi in diversi settori dell’area archeologica.
“La ripresa degli scavi in tutta la Sicilia – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – sta caratterizzando un’entusiasmante stagione di nuovi ritrovamenti grazie a rapporti con le Università di tutta Europa, che sono impegnate in diverse aree della Sicilia. Ed è per questo che non mi stanco di definire questo momento come una vera e propria primavera dell’archeologia che la nostra Isola sta vivendo. In un mondo globalizzato, infatti, il patrimonio storico-culturale e il contesto paesaggistico in cui i nostri siti archeologici si trovano, rappresentano quell’unicum in grado di orientare, in Sicilia, un modello di sviluppo, un modello di futuro che guardi alla nostra cultura e alla nostra identità”.
L’Università di Amiens, sotto la guida della professoressa Michela Costanzi, lavora da tempo su tre settori del sito di Halaesa: l’acropoli meridionale, la zona a sud dell’Agorà e la zona sotto il muro a contrafforti.
Quest’anno i lavori si concentrano in quest’ultima zona dove, nel 2018, seguendo un protocollo rigoroso di indagini geofisiche e LiDAR e di saggi mirati, la Missione ha scoperto il teatro antico della città che, stando alle fonti, aveva un ruolo urbanistico importante perché costituiva un trait d’union molto scenografico tra le due colline che compongono il sito, sulle cui sommità si trovavano gli edifici pubblici.
In base ai primi risultati, questo teatro, ancora oggi quasi interamente sepolto sotto uno spessore di terra compreso tra i 2 e i 6 metri, aveva un diametro di circa 77 m ed un dislivello di 38 metri.
Gli scavi fanno seguito alla sottoscrizione, a fine maggio, del protocollo d’intesa tra il Direttore del Parco archeologico di Tindari Mimmo Targia e la professoressa Michela Costanzi dell’Università di Amiens, alla presenza dell’Assessore Samonà.
Sempre ad Halaesa sono in corso gli scavi condotti dall’Università di Messina, in collaborazione con l’Università di Oxford.
Gli scavi della Missione, coordinata dal professore Lorenzo Campagna, si svolgono nell’area del Santuario principale della Città che si trova situato sulla collina più settentrionale, prospiciente il mare. Gli scavi continueranno a riportare in luce la grande piattaforma – alta circa 4 metri – che sorge sulla sommità della collina, alla quale si accedeva tramite una rampa direttamente collegata alla via sacra che risaliva dal centro della città. Saranno oggetto delle indagini anche i tre edifici di culto che si innalzavano sulla piattaforma, il più grande dei quali era dedicato al culto di Apollo. L’obiettivo delle ricerche è quello di completare, nel prossimo futuro, l’esplorazione della collina e di inserire il Santuario nei percorsi di visita.
Il progetto dell’Università di Palermo, coordinato dal professore Aurelio Burgio, del Dipartimento Culture e Società, riguarda, infine, lo scavo di un settore delle fortificazioni orientali, strettamente legato alla viabilità di accesso alla città e all’impianto urbano che si trova nell’area delle torri B e C, identificate negli anni ’50 del secolo scorso. Qui si trovano, infatti, una postierla e poco più a ovest una porta, in diretta relazione con la plateia centrale.
La nuova campagna di scavi, preceduta da una breve indagine preliminare effetuata nel 2020, mira ad individuare le relazioni tra le due diverse linee di mura che si raccordano alla Torre C, datarne la costruzione ed eventuali successivi restauri. L’esplorazione di questo settore delle fortificazioni permetterà, inoltre, di integrare quest’area con quella del Teatro, nella prospettiva di un percorso comune di visita della città antica.
“Stiamo vivendo un momento molto interessante – dice il Direttore del Parco archeologico di Tindari, Mimmo Targia – che sta restituendo attenzione a un sito che ha ancora moltissimo da rivelare. La ripartenza delle missioni di scavo riapre la fiducia degli operatori del territorio perché comporta la ripresa di relazioni e movimenti destinati inevitabilmente a generare flussi di visitatori. Lavoriamo nell’interesse del territorio consapevoli della centralità che i Parchi archeologici hanno nella costruzione di alleanze capaci di generare nuove economie sostenibili”.