Venerdì 25 e sabato 26 ottobre
Venerdì 25 e sabato 26 ottobre si apre la nuova prima edizione di “Visione Meridiana. Nuove narrazioni: la meraviglia”, promossa e sostenuta dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, ideata da Vito Meccio e Aurelio Gatti che ne curano la direzione artistica, organizzata dalla Cooperativa Agricantus di Palermo in collaborazione con l’Associazione Estreusa, con il sostegno della rete nazionale dei teatri di Pietra e patrocinata dal Comune di Tusa.
Il progetto, volto alla valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale dei centri minori e meno conosciuti attraverso forme innovative di promozione, quest’anno si offre come focus del territorio di Tusa nel messinese. Incastonato tra le colline dell’entroterra dei Nebrodi, il piccolo borgo raccoglie un comprensorio straordinario sotto il profilo naturalistico, con i suoi paesaggi di mare e di montagna, storico, per i grandi scavi dell’antica Halesa e le numerose architetture medioevali del centro storico e della costa, e si propone come un laboratorio permanente di cultura, arte e ricerca.
Con il titolo “Nuove narrazioni: La meraviglia” il programma prevede due giornate di iniziative che vedranno affiancate le arti performative, il teatro di Sergio Vespertino, e la danza della Lupa, e quelle figurative, con l’esposizione/installazione di tavole a fumetti “Il significato delle nuvole” a cura di Histrioimage di Roma create da Grafimated Cartoon Palermo e dedicate alla scoperta di Tusa. Un progetto che vuole suggerire un approccio al territorio a “misura d’uomo” come condizione necessaria per una conoscenza dei luoghi ed efficace valorizzazione della loro storia e identità. Gli eventi si svolgeranno al centro storico di Tusa, Chiesa San Giuseppe (esposizione), in Piazza Mazzini e all’Oratorio del S.S. Sacramento (incontri, performance). Info e prenotazioni: La visita della esposizione/installazione e l’ingresso agli spettacoli è libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti. Le prenotazioni possono essere effettuate attraverso whatsapp al 3519072781. È consigliata la prenotazione.
Il programma:
ven 25 ottobre ore 18,00 inaugurazione della mostra – in programma fino al 10 novembre
IL SIGNIFICATO DELLE NUVOLE – esposizione | installazione
tavole a fumetti a cura di HYSTRIOimage, create da Grafimated Cartoon Palermo
Matita e inchiostro Marco Leone – Colori Rosario Marino- Lettering Salvatore Di Marco
spettacolo ore 19,00
ULISSE RACCONTA ULISSE
di Beatrice Monroy e Sergio Vespertino con Sergio Vespertino
musiche Pierpaolo Petta
sab 26 ottobre
IL SIGNIFICATO DELLE NUVOLE – esposizione | installazione
orario 10.00 – 13.00 // 17.30 – 20.00
spettacolo ore 18,00
LA LUPA
da G. Verga – narratore Sebastiano Tringali coreografia Carlotta Bruni – musica Marco Schiavoni con Lucia Cinquegrana, Matteo Gentiluomo, Paola Saribas
SCHEDA SPETTACOLI
esposizione/installazione
tavole a fumetti a cura di Histrioimage Roma
create da Grafimated Cartoon Palermo
Matita e inchiostro Marco Leone
Colori Rosario Marino
Lettering Salvatore Di Marco
Supervisione e realizzazione Grafimated Cartoon
Il fumetto definito anche Nona Arte unisce, parole ed immagini, poste in sequenza tra loro e nasce nel 1895 negli USA. Il fumetto rientra in quel gruppo di strumenti comunicativi di cui fanno parte i media più diffusi come la radio, la televisione e i giornali. Oggi rappresenta un fenomeno culturale importante: l’incontro tra immagine e parole ha generato il fumetto. Nel nostro progetto il fumetto è visto come quel ponte per insegnare l’amore per questo nostro paesaggio. L’obiettivo è di far nascere nei giovani l’interesse e la curiosità per i luoghi passando attraverso termini di immediata comprensione. Il fumetto amplia la possibilità di raccontare storie per comprendere la società che ci circonda, a far riflettere sui legami tra storia, comunità e paesaggio. Il progetto ha previsto la realizzazione di 8 cartelle incentrate sul viaggio di una giovane “Arianna” che ritorna e riscopre Tusa e i suoi Paesaggi
Agricantus
di Beatrice Monroy e Sergio Vespertino musiche Pierpaolo Petta
regia Sergio Vespertino con Sergio Vespertino
Ulisse è arrivato alla corte dei Feaci, il grande viaggio, le grandi avventure alle spalle. Adesso nel mondo incantato di Alcinoo dove l’ha accolto Nausicaa, lui ha un solo obiettivo essere trasportato a casa da una delle navi magiche di quel popolo caro a Poseidone. Dunque, con la sua solita abilità e astuzia, inizia il racconto. Ma prima di tutto si presenta con il nome che lui pensa in quel momento sia l’unico a rappresentarlo: il mio nome è odio, dice per iniziare e cominciare a tessere le vicende di un guerriero ma soprattutto di un reduce costretto a compiere un lungo percorso per ritrovare Ulisse e non essere più Odisseo. Così, narra da reduce, tutte le guerre producono reduci, uomini che hanno vissuto l’inferno e che non sono più in grado di tornare indietro. A lui invece, ma non ai suoi compagni che moriranno tutti nel grande viaggio del ritorno durato dieci anni, è concessa questa opportunità. Lui può tornare a casa ma per tornare è necessario che si purifichi e prenda conoscenza del mondo, della madre terra, di tutti gli elementi di cui lui, guerriero, non solo non si è accorto ma verso i quali ha compiuto azioni violente. Così il passaggio essenziale è Circe, la maga. Lei, infatti, gli apre le porte dello sconosciuto e gli permette l’attraversamento tra profezie di Tiresia, Sirene, Ciclopi, venti di Eolo e così via. Alla fine del suo racconto, eccolo nel mondo dei Feaci a dire: il mio nome è Ulisse e va verso Itaca trasportato da una nave magica. Nell’ultima parte, Ulisse non ha più voce è solo un puntino all’orizzonte, una vela latina, mentre da Itaca, guardando il mare e il padre di nuovo fuggito, ci parla Telemaco che ha il compito di riportare il regno di Itaca alla normalità dopo la grande strage dei proci. Adesso Ulisse è un senza nome, lì sulla barchetta è un uomo in cerca di altri mondi, è l’avventura e la ricerca dell’intera umanità.
MDA Produzioni Danza
da Giovanni Verga coreografia Carlotta Bruni musica Marco Schiavoni narrazione Sebastiano Tringali
con Paola Saribas Matteo Gentiluomo e Lucia Cinquegrana
Ragione e religione sono le grandi alleate e le grandi assenti dall’orizzonte della Lupa. Un racconto che incuriosisce perché parla di libertà, ma al contempo disorienta per la condizione antropologica così estrema, che spinge a interrogarsi sulla potenza e sull’impotenza degli schemi e delle convenzioni sociali. La lupa sembra proprio al di là del bene e del male, e non si fa fatica ad avere un occhio benevolo verso di lei proprio perché nel suo orizzonte non è presente la cattiveria, la strategia o la premeditazione. La lupa vive in una dimensione di eccedenza dell’essere, e tutti coloro che si imbattono in lei non possono che rifugiarsi nelle “istituzione” della religione e della Legge. Di lei si parla come si parlerebbe del diavolo, perché la sua capacità di destrutturare gli equilibri razionali umani è paragonabile soltanto alla forza malefica di satana, con la quale solo la religione può e deve contrastare. Amore e morte combattono strenuamente senza alcuna possibilità di compromesso. E’ una full immersion antropologica di grande senso. Al di là della fabula, alquanto semplice, l’attenzione sta nella vicenda umana a tinte, necessariamente, forti, per essere distante dalla vita artefatta e omologata del contemporaneo. E quindi l’autenticità del verismo, di cui Verga è tra i massimi esponenti, ci restituisce un mondo arcaico, scabro, dalle emozioni primigenie, in cui eros ed ethos si battono in un duello che solo nella morte può avere il suo epilogo: – Ammazzami, – rispose la Lupa, – ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci. L’interezza del personaggio verghiano, il suo voler andare contro le idee correnti senza lasciarsi condizionare, il tentativo di autodeterminazione, sembra richiamare la radicalità del gesto di Rosalia, la quale non ascolta nessuno e va per la sua strada, sola, decisa, consapevole.
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