Cronaca Regionale

TUTTI ASSOLTI – Non ci fu raggiro di incapace per quel testamento alla badante

I fatti a Capo d’Orlando tra il 2013 ed il 2014

Crolla l’impianto accusatorio che aveva portato a processo innanzi al Tribunale di Patti Maria Vieni, il notaio Salvatore Alioto, Maria Elena Minciullo e Laura Di Perna per rispondere la prima dei reati di uso di testamento falso e circonvenzione d’incapace

venuto meno anche il falso ideologico

I fatti in contestazione coprono un arco temporale che va dal 27 agosto 2013 al 4 giugno 2014.

Nel dettaglio, l’Ufficio di Procura aveva prima ipotizzato il reato di circonvenzione d’incapace alla badante perché al fine di conseguire un ingiusto profitto, sfruttando il ruolo di badante e abusando della minorata capacità psichica di un pensionato di Capo d’Orlando, 92enne all’epoca dei fatti. Secondo la denuncia la badante avrebbe indotto l’anziano a compiere l’atto di donazione di un immobile sito in una frazione di Capo d’Orlando, dove lo stesso abitava.

Nel teorema dell’accusa anche un testamento falso – apocrifo – , che istituiva erede universale la badante , una 61enne, di Rocca di Caprileone. Atto depositato presso uno studio notarle orlandino.

Nella questione giudiziaria altri due soggetti perché avrebbero attestato falsamente nell’atto pubblico redatto dal notaio il 27.08.2013, che il donante avrebbe manifestato oralmente le proprie volontà e che l’atto di liberalità costituiva la possibile remunerazione dell’affettuosa assistenza che la badante gli aveva prestato sino a quel momento e che si impegnava a prestare sino alla sua morte, nonostante da una certificazione medica risultasse “una capacità di espressione, mediante linguaggio verbale totalmente deficitaria”.

Ora per il Giudice Edoardo Zantedeschi le contestazioni accusatorie sono infondate, e così ha pronunciato sentenza di assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste..

Caduta anche l’accusa di circonvenzione di incapace a fronte di una copiosa documentazione sanitaria, confermante che l’anziono, nell’immediatezza dell’atto di donazione, si presentasse “lucido, vigile ed orientato nel tempo e nello spazio”.

Infine, per il reato si falso ideologico contestato al Notaio il giudice ha argomentato che non vi è motivo di ritenere che il pubblico uffficale avesse dichiarato il falso mediante la redazione dell’atto, attestando che l’aziona donante aveva personalmente approvato il contenuto dell’atto in quanto frutto della sua volontà.

Il PM aveva chiesto la condanna della badante a 3 anni e 2 mesi di reclusione, e per gli altri imputati a condanna a 3 anni.

 

Redazione Scomunicando.it

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