TUTTI CON STEFANO BENNI – Ed intanto il “Beniamio Joppolo” e il Tindari Festival condividono la scelta di Mesolella sul caso Benni e sul premio De Sica
Attualita, Cultura

TUTTI CON STEFANO BENNI – Ed intanto il “Beniamio Joppolo” e il Tindari Festival condividono la scelta di Mesolella sul caso Benni e sul premio De Sica

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LO STAFF E LA DIREZIONE DEL TEATRO BENIAMINO JOPPOLO E DEL TINDARI FESTIVAL SI ASSOCIANO E SOSTENGONO LA SCELTA DEL LUPO E L”APPELLO DI FAUSTO MESOLELLAtindari festival 1logo 23
Una presa di posizione condivisa tra Mauro Aquino, e Anna Ricciardi e rafforzata, solidarizzando con Benni, anche per il legame professionale e umano tra “Patti” e l’artista napoletano, più volte presente qui, e proprio quest’estate a Villa Romana interpretando Benni.

La Lettera aperta dedicata a Stefano Benni

Cari Artisti vicini e lontani, famosi e non, vincitori di premi e non, a tutti coloro che lottano ogni giorno per fare arte in tutte le forme, spero che il gesto dell’amico e scrittore Stefano Benni faccia riflettere tutti.

Leggo poco e sento fredde reazioni da parte di chi oggi dovrebbe rappresentare la Cultura Italiana… i media , forse per vergogna o per insabbiare strategicamente la verità, non hanno dato voce ad un gesto talmente importante per la sua energica forza che già sui social invece ha scatenato tra gli estimatori di Benni una vera e propria catena umana.

Tutti, dico tutti coloro che fanno arte, tutti indistintamente, dovrebbero sposare la causa di Stefano, perchè ha difeso l’arte stessa. Fare arte comporta un dovere morale imprescindibile, la difesa dei suoi valori intrinseci.

L’artista ha il compito di guidare, di far riflettere, di far scoprire altre angolazioni, di elevare l’uomo e laddove tutto ciò non è più consentito perchè considerato “porzione da taglio”abbiamo fallito tutti!

E’ inutile mettersi il cappello o la corona del Premio e fare finta che va tutto bene, perchè l’Arte non deve essere complice della menzogna.

Appoggio la decisione di Stefano Benni di non accettare il Premio De Sica e auspico che tutti gli artisti si uniscano in un unico grande coro che faccia una volta per tutte far riflettere i nostri politici e li converta a decisioni più sagge.

Fausto Mesolella

stefano benni

Il caso

Stefano Benni e lo schiaffo a Franceschini. Il rifiuto del Premio De Sica: troppi tagli alla cultura e ha ragione

Ha ragione Stefano Benni a rifiutare il Premio De Sica, che gli sarebbe stato consegnato dal ministro Franceschini. Ha ragione perché premiare la cultura, quando, ogni giorno, viene tagliata, massacrata e messa da parte, è una delle ipocrisie più gravi della società italiana e, allo stesso tempo, del governo Renzi.

Per carità: non è il primo a nascondere il martirio costante della cultura sotto la scusa dei tagli (“c’è la crisi, mancano i posti di lavoro… tagliamo!“). Un paese che però vuole crescere è, per definizione, un paese che punta alla cultura, ai giovani, all’approfondimento – allo studio e alla ricerca.

Stefano Benni, scrittore, sceneggiatore, umorista, drammaturgo e poeta italiano, ha ringraziato i responsabili del premio e il ministro Franceschini (su facebook trovate il suo messaggio completo); ma ha pure, e giustamente, sottolineato che “questo governo”, come i precedenti, con l’unica differenza che stavolta è appoggiato dall’opposizione, “sembra considerare la cultura l’ultima risorsa e la meno necessaria”. E ha aggiunto: “non mi aspettavo questo accanimento di tagli alla musica, al teatro, ai musei, alle biblioteche, mentre la televisione di stato continua a temere i libri, e gli Istituti Italiani di Cultura all’estero vengono di fatto paralizzati. Non mi sembra ci sia molto da festeggiare”.

Non è una sola legge o un solo decreto che si impuntano, talvolta con fermezza, “contro” la cultura (basta citare la Buona Scuola, o il taglio, deciso, al Fondo Unico per lo Spettacolo). Sono piuttosto l’atteggiamento e il modo di porsi verso questa materia – LA materia – che fanno di riforme e di trovate legislative un danno per la società.

Intendiamoci: è sacrosanto il ragionamento anti-spreco. È giustissimo voler creare dei paletti e arginare un sistema per evitare che soldi pubblici finiscano, come spesso, purtroppo, accade, in progetti senza fondo e senza prospettive. Ma non è diminuendo gli investimenti che si pone fine allo sperpero; è, al contrario, aumentando e migliorando i controlli. Cambiando i vertici dirigenziali, rimodernando una struttura con aggiunte e snellimenti legislativi.
Non è la cultura che va tagliata; ma la burocrazia. Le lungaggini d’ufficio, le carte, le richieste, i bandi elitari.

fonte http://www.wired.it/

 

1 Ottobre 2015

Autore:

redazione


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