I Parà della Nembo -Aspromonte 8 settembre 1943 – Ed. Falzea
Il nuovo libro di Cosimo Sframeli è un’opera ricca di umana trepidazione promossa dal Ministero della Difesa e dall’imprimatur della Presidenza Nazionale, nonché del Consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale “Nastro Verde” – Sezione Calabria, nella quotidiana dedizione alla sorte degli uomini in lotta contro il male della guerra.
La resa dell’Italia, firmata il 3 settembre 1943 a Cassibile, un piccolo borgo nella provincia di Siracusa, dal generale Giuseppe Castellano – per nome e per conto del maresciallo Pietro Badoglio e del generale americano Walter Bedell Smith, portavoce di Dwight Eisenhower – e con successivo annuncio di Badoglio dai microfoni dell’EIAR dell’8 settembre, allentò le truppe italiane al loro destino, al “si salvi chi può”.
La vita e la morte dei giovani paracadutisti del VIII Battaglione, 185° Reggimento, Divisione Nembo del Regio Esercito, non lascia indifferenti, ma commuove e pone domande sul perché si sia arrivati a tanta durezza di cuore. La storia, con la sensibilità e il senno di oggi, sicuramente porta a soluzioni e considerazioni diverse rispetto al periodo in cui si svolsero i fatti e insegna a comprendere i meccanismi del mondo, della società e della vita stessa, ad analizzare il susseguirsi degli eventi con oggettività.
La memoria è l’eredità viva del passato, che invita a perseguire i valori senza timori e senza paura di offrire la propria vita per qualcosa di più grande. L’amore avvicina e chi guarda con gli occhi del cuore non sbaglia mai, perché a suscitare questi sentimenti profondi è il dono di servire senza nulla chiedere in cambio. Impressiona il coraggio e l’orgoglio, nonostante tutto fosse ormai perduto, nella convinzione di difendere il suolo patrio dalle soverchianti forze militari nemiche e non venir meno, quindi, al giuramento prestato.
Il racconto, esposto grazie a punti di vista storici diversi, ripercorrendo luoghi, miti, ambienti e avvenimenti socio-militari, mette in evidenza gli ultimi giorni di vita di questi eroi che, anche dopo la morte, sono riusciti a tracciare un percorso di civiltà pacificatrice e liberatoria.
La battaglia dello Zillastro, al di là del fatto storico d’armi, è un ammonimento e uno stimolo per il presente. I “ragazzi” paracadutisti seppero testimoniare fino alla morte, contro un destino ignoto e avverso, il dovere alla fedeltà, alla lealtà e all’azione vitale, rinunciando a se stessi per un atto d’amore. Alle generazioni future l’eredità delle gesta del loro sacrificio perché possano riflettere, domandare, interrogarsi e seguire i propri ideali, non arrendendosi mai, seguendo quella rivolta culturale che conduca a una società identitaria e di appartenenza. Questa triste realtà, affinché il loro esempio inimitabile non si perda fra le nebbie della vita, insegna cosa sia il sacrificio e la rinuncia, la determinazione e il coraggio, che la vita spesa per i valori è una vita spesa bene e per gli altri. Sulle orme impastate di sangue autentico, sgorgato dagli squarci del petto dei soldati, c’è lo splendore della loro storia che luccica nel cielo e non può che appartenere, oltre ogni storiografia, ai nostri cuori. E’ il resoconto, tormentato e commovente, di una pagina di storia del II conflitto mondiale, una cronaca della durissima ed eroica “resistenza” di quello che rimaneva del VIII Battaglione di volontari paracadutisti della Nembo, giovani ventenni in grigioverde, chiamati a respingere il nemico nelle montagne dell’Aspromonte, tra attacchi e incursioni. una storia di coraggio e di abnegazione che lascia ammutoliti, dove la vita e la morte si mescolano al senso dell’onore e al rispetto della parola data, all’amor di Patria e alla spartana volontà di donare sé stessi.
Questa è una pubblicazione fuori dagli schemi, che accende i riflettori su una controversa pagina della nostra storia, realmente esistita e raramente raccontata con spirito libero. Paracadutisti capaci di sforzi straordinari e di sacrifici olimpici, di fedeltà assolute e di esempi offerti con la naturale spontaneità della trincea, fino all’ultimo respiro.
E’ l’epilogo dell’ultima battaglia combattuta in Italia dai soldati del Regio Esercito, materializzata nella lotta del sangue contro l’oro e dello spirito contro la materia, nella cristallina certezza che “Se ci restasse di vita un solo minuto, noi lo vivremmo per l’eternità”.
Il 4 settembre 1943, l’ VIII Battaglione disposto nella zona di Bagaladi (RC), impegnato già in combattimenti contro inglesi e canadesi, tenta di raggiungere il comando di Reggimento a Platì (RC). Iniziano così quei significativi e memorabili giorni che culmineranno, dopo giorni di marcia attraverso boschi e crinali aspromontani, alla battaglia dello Zillastro, in Aspromonte. Il racconto dei fatti è a più voci per meglio comprendere l’essenza dei tragici avvenimenti di quei giorni vissuti dai ragazzi classe 1923, gli eroi dello Zillastro, che scrissero col sangue questa pagina di storia.