Il “senso doppio” del termine positivo
Il 21 febbraio del 2020, a Codogno, in provincia di Lodi, è stato riscontrato, nel nostro paese, il primo contagio da Coronavirus. Da quel momento ad oggi, quasi 23milioni di italiani sono risultati “positivi”. Ma fino al giorno precedente, l’essere positivo era un qualcosa di normale. Si gioiva e si “stava bene” quando una persona era positiva. Nel colorito linguaggio catanese, molte volte, tra amici, ci si rimproverava per essere “un tipo negativo e non di compagnia”. Purtroppo da quel febbraio 2020, il termine positivo ha preso totalmente un altro significato.
Da questo ragionamento nasce il libro “Simone l’animatore – Racconti di un capovillaggio” (Ed. Akkuaria).
Il giornalista Simone Russo ha deciso di mettere “nero su bianco” i suoi momenti positivi. Un libro che si pone l’obiettivo di dare un “senso doppio” a questo ormai triste termine. Positivo era un termine ottimista, eppure è quello che ormai ci fa più preoccupare in assoluto. In questi anni, purtroppo, è diventata una parola che ha perso gran parte della sua carica di ottimismo. In tempi di pandemia rappresenta la risposta più temuta agli esami per capire se siamo stati aggrediti dal virus. L’esito positivo spalanca uno scenario che nessuno potrebbe definire positivo. E ci costringe a riflettere sul valore di questa parola.
<<Ho voluto riappropriarmi dell’importanza di questo termine – spiega Simone Russo – ho voluto scrivere un libro per raccontare i miei momenti positivi. Nella mia vita precedente, per 10 anni sono stato un capo villaggio turistico in giro per l’ Italia. Per 10 stagioni estive, in animazione, ho regalato sorrisi alle persone ed ho regalato positività. Ebbene sì, ho regalato proprio energie positive. Le ho regalate e le migliaia di persone che ho incontrato nel mio cammino hanno ricambiato questa positività. Un libro positivo che ha fatto bene a me, che farà del bene a chi lo vorrà leggere e farà del bene a chi crederà in questo progetto>>.
“Simone l’animatore – Racconti di un capovillaggio”, infatti, è stato scritto nei 41 giorni di isolamento di Simone Russo. <<Per 41 giorni – spiega il giornalista – sono stato rinchiuso letteralmente in isolamento a causa di questo virus. Scrivere i miei momenti di positività mi ha aiutato a combattere quel triste momento che ha stravolto la mia quotidianità>>. Il libro, già in vendita su tutte le piattaforme e nelle migliori librerie, ha uno scopo ben preciso: donare positività. <<In quei famosi 41 giorni – conclude Simone Russo – ho pensato a chi è meno fortunato di me. Grazie alla mia famiglia, al mio medico Salvatore Catanzaro e a tutta la meravigliosa equipe dell’Usca di Catania sono riuscito a “sopravvivere” a questo tremendo isolamento. Adesso voglio aiutare concretamente qualcuno. Voglio farlo io. Il mio ricavato del libro, infatti, sarà devoluto interamente ad una associazione che si occupa di clown terapia. Con il mio libro voglio regalare sorrisi a chi sceglierà di leggero ed aiutare concretamente chi porta sorrisi nei reparti ospedalieri del nostro “Bel paese”>>.