La canzone simbolo della resistenza all’invasore
Dopo essere scomparsa non troppo misteriosamente dalle piazze, torna più forte di prima grazie alla popolare cantante folk, Khrystyna Soloviy, che l’ha adattata e dedicata “a tutte le forze armate, ai nostri eroi e a tutti coloro che in questo momento combattono per la propria terra”.
Arrivati pure le prime forniture occidentali di armi anticarro che hanno fatto diventare la guerra asimmetrica.
Seppure la no fly zone- uno spazio aereo sottoposto al controllo militare e interdetto a tutti i velivoli non autorizzati- non è stata ancora dichiarata, un nuovo alleato, il Generale Inverno- potrebbe, già da domani “entrare in linea” a fianco degli ucraini, bloccare l’avanzata russa e costringere interi reggimenti russi ad arrendersi per non morire congelati.
Un po’ come nel 1941 quando, grazie anche al Generale Inverno che gelò tutto, 230 mila soldati finlandesi bloccarono quasi un milione di soldati dell’Armata Rossa appoggiati da 2500 carri e 2700 aerei uccidendo oltre 120 mila russi. Intanto l’armata di Putin serra le fila e cerca di guadagnare il maggior terreno possibile prima che le riserve ucraine completino l’addestramento con le micidiali armi anticarro e attacchino i fianchi pericolosamente scoperti dell’avanzata russa. Continua inoltre il concentramento russo, con elementi ceceni nelle periferie orientali e occidentali di Kiev in vista dell’assalto alla città nei prossimi giorni. La determinazione delle forze ucraine a Sumy invece impedisce ai russi di creare salienti ad est di Kiev. A Mariupol invece, è in corso una manovra a tenaglia contro la città mentre un tentativo russo di penetrare nel quartiere di Troiitske -stando allo Stato Maggiore ucraino- sarebbe stato respinto con pesanti perdite per i russi.
Che su Mariupol possa aleggiare l’eredità del “Re dei franchi” è noto e se la storia non mente, i russi sanno che ad attenderli c’è l’equivalente di due divisioni corazzate. Intanto il presidente ucraino lancia l’allarme: “I porti del mondo devono essere chiusi alle navi russe. I vettori merci devono interrompere l’invio e la ricezione di merci da o verso la Russia. Tutte le banche russe dovrebbero essere escluse dal sistema Swift senza eccezioni. Sono cose concrete che si possono fare”.
Secondo Zelensky, inoltre, “bisognerà fare ancora di più per proteggere gli Stati baltici, la Polonia, la Moldova, la Georgia e altri vicini alla Russia da un’invasione”. Per lui anche la Polonia sarebbe a rischio. Putin, ha detto, “vuole disintegrare l’Europa, esattamente come l’Ucraina”. Oltre alla Polonia, nel mirino del Cremlino ci sarebbero anche gli Stati baltici, la Moldavia e la Georgia. Lo scenario di un uomo disperato o l’esatta ricostruzione delle mire espansionistiche di Putin? Nei talk show si dice tutto e il contrario di tutto. Eppure l’invasore è stato pericolosamente chiaro in più occasioni e la Nato sicuramente sta valutando tutte le ipotesi.
Certo il morale dei difensori è alto, l’Ucraina tiene e lo farà per parecchio ma l’orgoglio dei profughi e la loro certezza di vittoria potrebbe non bastare ad impedire che l’incendio divampi alle porte di casa nostra perché nessuno sa con certezza quando il rullo compressore che sta distruggendo le città ucraine si fermerà. Valgono a poco puntuali analisi politico- strategiche se non seguiranno, nei tempi giusti, azioni sul terreno. E mentre l’Europa discute, sui media si combatte un’altra guerra, ancora più sottile e pericolosa condotta da una regia non troppo occulta che, capovolgendo la verità, rende il lupo martire e l’agnello carnefice.
A condurla Mirco, Giuseppe, Daniela, Marco… che ci spiegano che tutti i giornalisti d’Europa, servi del potere e dell’America, mentono, che a bombardare le città è l’esercito ucraino che invece di combattere farebbe bene ad arrendersi per non mettere in pericolo l’Europa; poco conta se la gente muore come le mosche e al diritto internazionale si sostituisce la legge del più forte.
Una platea di “opinioni contro”, sempre e comunque, pur di esprime e sposare concetti che vengono da lontano da dove i social- strumenti di guerra- non sono più per tutti. Una polpetta avvelenata in pasto a tuttologi e “ideologi” da tastiera, spesso in cattiva fede, che rischia di lacerare, nelle pieghe dell’individualismo il tessuto sociale occidentale.
Enzo Caputo