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ULTIM’ORA – Berlusconi sfiducia Fini, via da Pdl e dalla Camera

L’ex leader di An al premier: non mi dimetto, non disponi tu dell’incarico istituzionale.

Il documento di sfiducia.

Notizia Ansa battura alle 08:51 di oggi.

Alla fine la rottura, quella definitiva, insanabile, e’ arrivata. E le parole – scritte nell’ufficialita’ di un documento votato da 33 membri dell’ufficio politico su 36 – aggettivano pesantemente il solco della crisi. Berlusconi, addirittura, parla di Fini al passato (”i litigi erano un prezzo troppo alto”) e quasi lo deride quando, denunciando il suo venir meno dal ruolo istituzionale, nel documento ricorda con una punta di sarcasmo come il presidente della Camera avesse ”rivendicato il suo ruolo superpartes” solo durante la campagna elettorale delle regionali. Per ”non dare il suo sostegno” al bene comune del partito, rincara.

Una terzieta’ a senso unico, insomma, e di comodo, e’ l’accusa di Berlusconi che fa ripercorrere quasi minuto per minuto dettagliatamente tutto il travagliato rapporto con Fini nel documento. Un Fini il cui ”atteggiamento distruttivo non era prevedibile” ma che tuttavia ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio”. Accuse pesanti che quasi fanno passare in secondo piano il deferimento ai probiviri di Granata, Briguglio e Bocchino, annunciato nelle prime righe del documento che poi dedica le sei cartelle solo ad attaccare (con motivazioni) Fini. L’ex leader di An, dunque, e’ fuori dal partito, dunque.

Ma fuori anche dalla presidenza della Camera. Un desiderata, questo. Forse solo una richiesta politica ad effetto alla quale, pur indirettamente, Fini risponde seccamente scandendo che la terza carica dello Stato non e’ ”nelle sue disponibilita”’. Una situazione che il Capo dello Stato, si sottolinea in ambienti parlamentari, sta seguendo con attenzione non senza preoccupazione. Intanto la risposta politica dei finiani – costruita pezzo per pezzo durante tutta la giornata – arriva in contemporanea alla conferenza stampa del premier a Palazzo Grazioli e ai primi lanci d’agenzia: dimissioni dal gruppo e formazione di gruppi autonomi. I numeri, almeno quelli fatti circolare alla Camera e al Senato fanno esultare gli uomini vicini a Fini, che ha pero’ deciso di rinviare ad una conferenza stampa da tenere oggi la controreplica al Cavaliere.

E di argomenti cui ribattere ce ne sono molti: ”dall’assoluta incompatibilita’ delle posizioni dell’On. Fini con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della Libertà”, alla denuncia del venire meno della fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera” fino all’aver volutamente profittato della liberta’ di dissenso nel partito per trasformarla da ”legittima a uno stillicidio di distinguo” finalizzati ad una ”critica demolitoria”.

E ci vuole tutta la storia politica e lo sforzo diplomatico di Ignazio La Russa per leggere in quel ‘viene meno allo stato la fiducia’ nei confronti di Fini (unica aggiunta al documento entrato a Palazzo Grazioli) un modo per ”non chiudere la porta a chiave” in faccia all’ex leader di An.

DA FINI VIA LIBERA A GRUPPI,RESTO PRESIDENTE CAMERA

di Milena Di Mauro

Le dimissioni di 34 deputati finiani dal gruppo del Pdl sono gia’ in mano al capogruppo Fabrizio Cicchitto, oggi dovrebbero arrivare a Maurizio Gasparri, ex compagno di strada, quelle di 14 senatori. E in tarda mattinata i gruppi autonomi dei fedelissimi del Presidente della Camera dovrebbero gia’ essere costituiti, con correlata conferenza stampa di Gianfranco Fini, politicamente ‘espulso’ dall’ufficio di presidenza del Pdl (che ha anche deferito ai probiviri Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata). Berlusconi aveva appena terminato di dare lettura del duro documento politico che sancisce il definitivo divorzio dei due co-fondatori del Pdl. E Fini, riunito con i suoi a Montecitorio, dava la linea: fedelta’ al governo e ad ogni impegno preso con gli elettori del Pdl mai in discussione, gruppi autonomi, stop alle esternazioni incontrollate dei singoli. Quanto alla Presidenza della Camera, una secca replica al premier che parla di un ”venir meno” della fiducia del Pdl rispetto al ruolo di garanzia del Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni: ”La presidenza della Camera non e’ nella disponibilita’ del presidente del Consiglio. Io non mi dimetto”. Fini ha adesso gioco facile nel portare dalla sua parte quei parlamentari a lui fedeli che ancora aspettavano di vedere quanto duro fosse il documento di censura politica verso il Presidente della Camera prima di dare la loro disponibilita’ all’ingresso in un gruppo autonomo. Berlusconi ha parlato di una insopportabile ”forma di dissenso all’interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando gia’ l’esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al Popolo della liberta”. E piu’ in generale il documento, commentano i finiani ”ha superato anche le piu’ pessimistiche previsioni”.

Il documento votato dall’ufficio politico

L’Italia necessita di profondi cambiamenti sia nella sfera economica che in quella politica e istituzionale. Cosi’ esordisce il documento finale votato questa sera dall’ufficio di presidenza del Pdl. L’azione del nostro governo presieduto da Silvio Berlusconi e la nascita del Pdl rappresentano – e’ scritto nel documento- ciascuno nella propria sfera, la risposta piu’ efficace alla crisi del Paese.

Il governo ha dovuto agire nel pieno della crisi economica piu’ grave dopo quella del 1929, riuscendo ad evitare, da un lato, gli effetti piu’ dirompenti della crisi sul tenore di vita delle famiglie e dei lavoratori, e, dall’altro lato, preservando la pace sociale e la tenuta dei conti pubblici. Con la nascita del Pdl, dall’altra parte, la vita politica italiana ha fatto un ulteriore passo in avanti verso la semplificazione e il bipolarismo. Occorre aggiungere che, in questi anni, gli elettori hanno sostenuto e premiato sia l’azione del governo che la nuova realta’ politica rappresentata dal Pdl. Immediatamente dopo il nostro congresso fondativo, tuttavia, e soprattutto dopo le elezioni regionali, sono intervenute delle novita’ che hanno mutato profondamente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva. Invece di interpretare correttamente la chiara volonta’ degli elettori, nella vita politica italiana hanno ripreso vigore mai spente velleita’ di dare una spallata al governo in carica attraverso l’uso politico della giustizia e sulla base di una campagna mediatica e scandalistica, indirizzata contro il governo e il nostro partito, che non ha precedenti nella storia di un Paese democratico. L’opposizione, purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispetto al passato, preferendo cavalcare l’uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni della stampa piuttosto che condurre un’opposizione costruttiva con uno spirito riformista. Cio’ che non era prevedibile e’ il ruolo politico assunto dall’attuale Presidente della Camera. Soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l’On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio. Non si tratta beninteso di mettere in discussione la possibilita’ di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilita’ che non e’ mai stata minimamente limitata o resa impossibile. Al contrario, il Pdl si e’ contraddistinto dal momento in cui e’ stato fondato per l’ampia discussione che si e’ svolta all’interno degli organismi democraticamente eletti. Le posizioni dell’On. Fini si sono manifestate sempre di piu’, non come un legittimo dissenso, bensi’ come uno stillicidio di distinguo o contrarieta’ nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori.e votato dalle Camere, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del Presidente del Consiglio. In particolare, l’On. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori. Sulla legge elettorale, vi e’ stata una apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centro-destra e dallo stesso Fini. Persino il tema della legalita’ per il quale e’ innegabile il successo del Governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalita’ di ogni tipo e di riduzione dell’immigrazione clandestina, e’ stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne. Il PdL proseguira’ con decisione nell’opera di difesa della legalita’, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche.

Le cronache giornalistiche degli ultimi mesi testimoniano d’altronde – prosegue il documento – meglio di ogni esempio la distanza crescente tra le posizioni del PDL, quelle dell’0n. Fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell’alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. Tutto cio’ e’ tanto piu’ grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall’On. Fini, un ruolo che e’ sempre stato ispirato nella storia della nostra Repubblica ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica. Mai prima d’ora e’ avvenuto che il presidente della Camera assumesse un ruolo politico cosi’ pronunciato perfino nella polemica di partito e nell’attualita’ contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialita’ istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarieta’ con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. L’unico breve periodo in cui Fini ha ”rivendicato”nei fatti un ruolo super partes e’ stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l’assenza di un suo sostegno ai candidati del PDL. I nostri elettori non tollerano piu’ che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente , spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di piu’ da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. Non sono piu’ disposti ad accettare una forma di dissenso all’interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando gia’ l’esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al PDL. I nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non abbandonare la nuova concezione della politica, per la quale e’ nato il Pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di valori, sulla scelta di un chiaro e definito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull’indicazione di un Presidente del Consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi. Questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo che, ripetiamo, nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente puo’ essere esercitato all’interno del partito, ha gia’ creato gravi conseguenze sull’orientamento dell’opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre piu’ sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra. La condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarieta’ con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell’appartenenza a una forza politica.

Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, e’ incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Liberta’. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarieta’ fra i consociati. Si sta nel Popolo della Liberta’ quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignita’. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalita’ e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un ”patto criminale” con quella mafia che mai come in questi due anni e’ stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identita’. Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Liberta’, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attivita’ politica del Popolo della Liberta’. Di conseguenza – conclude il documento – viene meno, allo stato, anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni.

Notizie ANSA

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