Un altro contributo al forum di dibattito promosso da Scomunicando, quello del consigliere comunale orlandino. A seguire gli altri pervenuti in redazione. C’è tempo per i vostri commenti, giudizi, osservazioni.
Il Governo pone la fiducia sulle unioni civili senza avere la fiducia della comunità LGBT, saldata al fondo della piazza per dimostrar dissenso.
Se cosi è, ci sarà pure qualcosa che non va.
Non va l’edulcorazione del DDL Cirinnà con un accordo con i conservatori che ha il sapore della sabbia che serve a coprire le divergenze interne alla maggioranza sui temi in questione.
L’impegno del Presidente del Consiglio di arrivare ad una norma che disciplinasse le unioni civili rispettando quello che la Corte Costituzionale ha definito come un diritto fondamentale a vivere liberamente la condizione di coppia, cade sotto i colpi dell’opportunità politica.
Verrà portato a casa un punto che non esporrà al pubblico ludibrio il dibattito parlamentare e che consentirà a tutti di dire abbiamo vinto ma non a chi, la partita la combatte veramente.
L’Italia è in Europa ma spesso non è Europea.
La maggior parte dei paesi del Consiglio d’Europa riconosce le unioni civili e in qualche caso ha avviato anche l possibilità dei matrimoni fra lo stesso sesso.
Ferma restando la libertà nell’esprimere ogni opinione, mi chiedo però come si possono affrontare questioni di uguaglianza cosi importanti, diritti fondamentali, argomenti che trattano la dignità e l’identità delle persone, che ne modificano la vita con le pietre nelle tasche.
Come si puo’ ancora assistere alla marginalizzazione di alcune storie “umane” senza avviare un confronto forte, giusto e cosciente che più che sull’opportunità politica si rivolga laicamente alla platea dei cittadini che non aspettano altro che sentirsi rappresentati da persone, non dico corrette ma quantomeno sensate e che ne difendono i diritti costituzionalmente sanciti.
Nell’attesa di vedere quello che già so e consapevole del valore assoluto delle battaglie, mi alzo dalla sedia e torno alla strada.
La politica si faccia a livello dell’uomo, a livello dei suoi occhi e in ascolto, permanente ascolto.
Alessio Micale
Gli altri interventi
Egregio Direttore,
Sulla questione delle Unioni civili da giorni si è acceso un violento dibattito politico ed etico, tra chi ritiene questa legge un male assoluto e chi, invece, come Noi la ritiene un passaggio necessario ed obbligatorio per lo sviluppo di questo Paese che purtroppo continua a rimanere ancorato a retaggi del passato ostinandosi a non comprendere i cambiamenti del presente e rischiando dunque, ancora una volta, di farseli imporre da altri nell’immediato futuro.
Nel limbo sta chi, tormentato dalla reazione del suo elettorato, vorrebbe una legge depotenziata, che accontenti tutti, manchevole di alcuni dei suoi articoli più importanti e fondamentali… insomma, il solito pasticcio all’italiana capace di creare quegli aborti legislativi lacunosi, insufficienti e spesso deboli di fronte a successive revisioni giuridiche in materia di diritti fondamentali delle persone.
Dunque, se già non si fosse intesa la nostra posizione, vi e ci leviamo dall’imbarazzo: Noi come Giovani Democratici siamo favorevoli all’approvazione del Ddl Cirinná così com’è, senza se e senza ma.
Siamo convinti che sia meglio perdere moltissimi voti che non riconoscere dei diritti sacrosanti a moltissimi italiani; diritti che al momento non hanno, nonostante abbiano già da qualche tempo accettato di adempiere a tutti quei doveri che sono comuni a coppie e genitori.
E soprattutto, diritti che, una volta acquisiti da tutti quelli che fin ora sono stati costretti a vivere tra immani difficoltà, non andranno a ledere o intaccare in alcun modo i diritti del resto degli italiani.
Questo, caro Direttore, è giusto che venga ricordato a noi stessi, a Lei ed anche ai suoi attenti lettori.
Il suffragio universale non ha posto gli uomini in condizioni di deficienza rispetto alle donne, la legge sul divorzio non ha intaccato i diritti delle coppie sposate a vantaggio dei divorziati e così via come tutti sapete meglio di noi.
Entrando nel merito del Ddl Cirinná i temi che maggiormente sono stati oggetto di dibattito, riguardano il riconoscimento dell’Unione civile e la cd. Adozione del figlio del convivente (la stepchild adoption).
La prima tematica, anche guardando il dibattito parlamentare, trova un maggiore consenso tra le forze politiche poiché permette il riconoscimento giuridico della coppia omosessuale. È innegabile che questo riconoscimento sia la base di partenza per uno stato moderno.
Noi siamo favorevoli al riconoscimento delle Unioni Civili proprio perché la coppia, eterosessuale o omosessuale, non deve trovare la sua legittimazione giuridica nell’orientamento sessuale dei suoi componenti, bensì nel sentimento che li lega.
L’amore è il comune denominatore di ogni coppia e l’approvazione del Ddl Cirinná sarebbe la sua definitiva consacrazione, poiché si permetterebbe a moltissimi italiani di poter vivere il proprio amore senza condizionamenti.
E poi vi è il secondo tema citato, la stepchild adoption, questo pericolosissimo mostro mitologico che incute così tanta paura da far sì che i nostri stessi parlamentari balbettino durante la sua pronuncia.
Beh, noi Giovani Democratici forse saremo più fortunati di loro perché dovendolo scrivere è difficile sbagliare ma sicuramente, noi, non abbiamo paura nel definirci favorevoli anche all’approvazione della stepchild adoption perché, citando Erri De Luca, “i desideri dei bambini danno ordini al futuro”!
E poiché il desiderio di un bambino non può essere che quello di avere dei genitori che lo amino e lo proteggano, noi cittadini italiani abbiamo l’obbligo di assicurare un futuro pieno di diritti a questo bambino.
Il riconoscimento della possibilità dell’adozione del figlio del convivente permetterebbe a moltissimi bambini di vedersi riconosciuti il diritto alla bigenitorialità nei confronti di quel genitore che magari l’ha cresciuto, amato, sostenuto e che si trova discriminato per non essere il suo genitore naturale.
Diritto alla bigenitorialità che appunto è, come ci preme sottolineare, solo ed esclusivamente del bambino e non della coppia, eterosessuale o omosessuale che sia.
Siamo fermamente convinti della necessità della stepchild adoption perché si andrebbe finalmente a sanare una situazione di vacatio legis e si darebbe la possibilità alle coppie di non dover più adire un giudice.
Esatto, un giudice!
Infatti, i tribunali italiani hanno iniziato a riconoscere il diritto alla bigenitorialità anche nel caso di coppie omosessuali.*
Dunque, perché dover costringere migliaia di italiani a dover sostenere le spese e le tempistiche della giustizia italiana per vedersi riconosciuto un diritto?
La classe politica, soprattutto quelle forze che hanno fatto del tema uno degli spot della campagna elettorale 2012/2013, deve avere finalmente la forza di dare segnali concreti al Paese, approvando così com’è il Ddl.
E Vedrete che alla fine #Cirinnàmoreremo
I Segretari dei Circoli GD Nebrodi Brolo, Piraino e S.Stefano
On Nino Germanà
È una norma della quale si parla da quasi 30 anni, anni di rimandi continui e proposte mai approvate e un paese civile deve avere un sistema normativo che elimini ogni forma di discriminazione o di diseguaglianze tra i propri cittadini.
Che vi sia differenza di opinioni, che i partiti e i loro membri abbiano vedute diverse è giusto: è alla base stessa della democrazia.
È legittimo che ciascuno difenda i proprio ideali e a partire da questo si sviluppi il confronto costruttivo utile a generare una legge equilibrata che tenga conto dei diversi animi del Paese.
Il ddl Cirinnà affronta temi molto delicati e allo stesso tempo importanti ma ritengo non si tratti di un casus belli per una crisi di governo.La stepchild adoption ovvero la norma che consente al compagno/a del genitore biologico di adottare quello che, di fatto, cresce come suo figlio non è una vera novità perché in Italia esiste già una legge che lo prevede dal 1983 ma interessa solo le coppie eterosessuali.
Penso sia doveroso impegnarsi per garantire a tutti i minori le medesime condizioni: i bimbi devono essere messi, tutti ugualmente, dallo Stato nelle stesse condizioni di tutela e serenità. Se poi mi si chiede che ne pensi della maternità surrogata è altro discorso ma non è comunque pertinente perché il disegno Cirinnà non legittima questa procedura che è e resta illegale nel nostro Paese ai sensi della legge 40.
Devo ammettere di essere “sollevato” all’idea di non trovarmi al posto dei colleghi romani che certamente si trovano a dover fare i conti con una questione troppo particolare.
Francamente trovo sia un’immensa responsabilità decidere se il meglio per un bambino sia essere affidato ad un orfanotrofio o ad estranei affidatari in caso di perdita del genitore biologico o invece lasciarlo alle cure di quel compagno/a che egli reputa ugualmente padre o madre.
Ma confido nel fatto che dal Parlamento verrà fuori una posizione di buonsenso che pone al centro il bambino e la cura dei suoi interessi senza se e senza ma.
Nino Germanà
Maria Briguglio
In questi giorni anch’io sono coinvolta dalla proposta di legge Cirinnà e sono curiosa e direi anche un pò spaventata di vedere come voteranno i nostri politici!
Da donna e mamma sono una sostenitrice accanita della FAMIGLIA , quella con la F maiuscola , quella “pura” fatta di tanto amore e sacrifici tra 2 persone di sesso opposto che decidono di unirsi per vivere insieme … nel bene e nel male …nella salute e nella malattia.
Sarò una delle poche ma ancora ci credo , dopo 22 anni di matrimonio (che poteva anche essere una convivenza, non cambia il succo!).
L’input che ha voluto dare Massimo Scaffidi su questo argomento è scontato, perché è normale, è umano che le persone la pensino diversamente, dipende dal nostro status vivendi, dalla nostra genetica, dal nostro habitat .
Io sono pienamente d’accordo che l’Italia finalmente si adegui agli altri Stati europei per le unioni civili.
Tutti abbiamo diritto ad essere riconosciuti legalmente, con diritti e doveri, come unione tra 2 esseri umani sia omo che eterosessuali che decidono di condividere insieme il resto della propria vita.
E’ una scelta che da essere umani consapevoli, intelligenti, dobbiamo accettare e capire.
E per questo l’Italia non credo sia l’ultima ruota del carro su questo argomento così delicato e profondo.
Non dimentichiamo che l’Italia è un Paese a maggioranza cattolico.
Chi va poi a spiegare a Papa Francesco che gli italiani sono aperti a qualsiasi unione, che il vincolo del matrimonio tra 2 esseri può essere fatto anche tra sessi uguali, che i bimbi possono crescere anche in una famiglia di omosessuali?
La risposta esatta penso che non può darla nessuno, così come penso che tutti dobbiamo avere rispetto delle opinioni o idee altrui, soprattutto se parliamo di un argomento così delicato delle adozioni.
Se mi chiedessero “preferisci far crescere un bimbo in un orfanotrofio o con 2 mamme o 2 papà ?”, la risposta è scontata, l’amore è universale e direi eterno, non è utopia.
Ma mi fa rabbia leggendo su Scomunicando le opinioni di alcuni cittadini sull’immagine di voler far passare la FAMIGLIA come un luogo malsano, ineducato, dove i valori sono i tradimenti, le violenze, le bugie.
I figli che crescono nelle famiglie diciamo normali sono da buttare, quelli che crescono o cresceranno nelle famiglie nate dalle unioni civili sono migliori.
Io sono cresciuta in una sana e bella famiglia dove i valori universali sono stati l’amore, l’amicizia e soprattutto il rispetto del prossimo, dei malati , degli anziani.
Difendo a gran voce la famiglia, dove c’è un papà, una mamma e i figli.
Da credente l’immagine che mi passa davanti è la Natività.
Ogni giorno ci confrontiamo, ci abbracciamo, litighiamo, dialoghiamo e ci amiamo con un sentimento pulito e sincero.
Smettiamola invece di sforzarci di essere tutti moderni, propositivi, falsi buonisti, aperti di mente e al dialogo, che tutto può cambiare, che l’uomo può cambiare: Ma cosa, le leggi della natura?
Anch’io conosco e ho degli amici omosessuali, lesbiche, trans e sono delle persone speciali, dire uniche, che rispetto e appoggio pienamente per il loro modo di vivere libero, senza omertà.
Se qualcuno organizza a Brolo un” family day “ io con la mia famiglia ci saremo a dire la nostra e a dire anche che ben vengano le unioni civili ma i bambini non si toccano, non sono macchine o frutti che andiamo a cogliere su un albero o in utero in affitto per soddisfare il nostro senso innato di genitorialità .
I bambini sono il nostro futuro, la prossima società del terzo millennio e quando guarderanno indietro, il passato, non so quali valori si ritroveranno.
Mi dispiace dirlo ma la società di oggi non li sta educando bene.
Le mie figlie, che ancora sono fanciulle, mi auguro un giorno possano dire grazie mamma e papà per quello che ci avete insegnato: la libertà , l’amore universale per se’ stessi e gli altri esseri umani.
MARIA BRIGUGLIO
Daniele Palmeri
Si parla di amore se è maschio o femmina…l’amore…la famiglia… è sempre stata storicamente una vita condivisa da un uomo ed una donna che accoppiandosi procreano…2 uomini o 2 donne possono farlo?
Oggi solo con l’aiuto della scienza…xkè in modo naturale è impossibile…quindi da questo mi vien da pensare che un unione tra 2 dello stesso sesso sia contro ogni legge della natura…quindi no unioni civili…no adozioni….
Lorenza Rifici
Saranno i miei figli ad avere amici con due mamme o due papá, forse i miei figli ad avere due mamme o due papá. Non insegnerò ai miei figli a rispettare chi è diverso da loro, dimostrerò loro che nessuno lo è, e che lo siamo tutti allo stesso tempo. La cosa non può che rendermi piena di gioia: loro sì che saranno più ricchi di me.
Marcello Corrao
Egr. Direttore mi permetto una riflessione persolanle visto l’importanza dell’argomento.
La discussione sulla legge Cirinnà a me pare una straordinaria occasione per superare i soliti ritardi che la politica in Italia ha quasi sempre, se non sempre, avuto nei confronti dell’evolversi di una società che è profondamente cambiata rispetto anche a pochi decenni fa. Ed è ancora più importante perché finalmente, ultimi in Europa e in occidente, anche noi possiamo affrontare un tema che interessa tante persone, tante coppie che vivono di fatto una condizione per la quale i loro diritti sono calpestati dalla ipocrisia, tutta italiana, di dover a tutti i costi imporre stili di vita, persino nella espressione della sessualità altrui.
E di tanti bambini ai quali di fatto viene impedito di avere una famiglia che si prenda cura di loro, che li accudisca e li cresca con amore nel senso vero del termine.
Perché il tema oggi è proprio questo: assicurare anche a questi bambini pari dignità, pari condizioni, pari opportunità di crescere con l’affetto dei loro genitori; siano essi la cosiddetta “famiglia normale” che l’unione di due soggetti dello stesso sesso. Perché è l’amore verso i figli la vera questione, non la sessualità dei loro genitori. Senza voler ovviamente immergermi in materie sociologiche di cui non ho alcuna cognizione professionale, a me pare si possa semplificare il ragionamento sulle adozioni, non sul diritto di convivenza che pare largamente condiviso, (anche se ovviamente non è così semplice) in questa maniera:
Noi abbiamo il dovere di assicurare ad ogni bambino una famiglia e non, ad ogni famiglia un bambino.
E se la famiglia in alcuni casi è composta da due omosessuali piuttosto che da due persone cosiddetti “normali”, ma che nei confronti del bambino vuole esprimere tutto l’affetto e l’amore di cui un figlio ha bisogno, io mi chiedo chi siamo noi “normali” per giudicare, per imporre, per negare a queste persone la possibilità di amare, di crescere, di accudire il figlio o i figli di ciascuno dei due.
E in forza di quale potere uno Stato laico può normare diritti che per gli altri, i “normali”, riconosce e per gli omosessuali nega?
Uno stato laico, quali noi siamo, non uno stato pesantemente condizionato da convinzioni religiose o di orientamenti sessuali quale alcuni ritengono che debba essere.
Perché troppo spesso in passato c’è chi ha cercato di usare la libertà religiosa loro garantita dello stato laico, per imporre agli altri le proprie convinzioni religiose in materia ad esempio di divorzio, di aborto ecc… Fatte ovviamente le dovute differenze con l’altrettanto delicatissimo tema oggi in discussione.
E non è la nostra Costituzione che garantisce parità di diritti a tutti i cittadini, a prescindere dalle loro convinzioni religiose, dalla loro condizione economica, dal loro orientamento sessuale ecc..?
E allora, se tutti i cittadini sono uguali, perché ad alcuni è negato il riconoscimento del legame affettivo che hanno verso un’altra persona? Se tutti i bambini sono uguali perché alcuni di loro devono avere meno tutele degli altri ed essere condannati alla discriminazione in virtù degli orientamenti sessuali dei loro genitori?
E infine: Se in tutta Europa questi diritti sono riconosciuti, perché non può essere lo stesso per gli italiani e i loro figli, italiani anche loro. Perché?
Marcello Corrao
Francesco Mastrolembo
Probabilmente il mio sostegno alle leggi a favore dell’estensione dei diritti alle famiglie “non tradizionali” apparirà scontato.. ma ciò non vuol dire che è stato maturato con superficialità.
Chi ha già scritto prima di me si è molto soffermato sulla questione affettiva, sul diritto ad amare che nasce dall’essere umani, sull’evoluzione dei costumi… io vorrei invece riflettere sul fatto che il godimento di tale sentimento è connaturato al concetto stesso di “dignità”. A meno che, infatti, non si intenda dire che un amore non è “sano”, non si può chiedere ad un essere umano di non amare o peggio di amare secondo principi o limiti dettati da altri, mi sembra elementare perchè in tal caso si lede la “dignità” di quell’essere umano e spero che dal momento che nessuno lo augura per sè, nessuno possa avere in coscienza di farlo agli altri.
Detto così, quindi, formulare una legge che riconosca e legittimi gli amori “sani” sembrerebbe un fatto elementare. Basterebbe infatti identificare gli amori non “sani” (che so io? La violenza sessuale, la pedofilia, lo stalking e via dicendo… ), mettere da parte quelli che intendono rinunciare per definizione a qualunque diritto (ancora una volta… scappatelle, relazioni brevi etc… ) e stabilire che quelli che rimangono e sono intensi a tal punto, possano approdare al matrimonio o in caso non vogliano o possano, farsi iscrivere in un “registro delle unioni civili”.
L’amore risultante da questa scrematura è così bello che già da tempo chi si interessa all’argomento lo intende coerentemente così “pulito” da farci, ad esempio, rientrare anche le vecchiette che condividono un appartamento e che, ogni qual volta una delle due si ammala vedono violato un loro diritto (ma come detto prima si tratta di “dignità”) perchè l’altra non può rimanere all’ospedale ad accudirla non essendo, per legge, nemmeno lontana parente.
A tal proposito, vorrei concludere con una riflessione sul termine “naturale” utilizzato durante i lavori dell’Assemblea Costituente ed oggi tornato in voga sulla bocca di chi lo affianca con grande convincimento alla parola “famiglia”. Lo voglio fare proprio perchè tra tutti i termini è quello più utilizzato “a sproposito” dagli improvvisati difensori della Costituzione che si oppongono alla legge, nonostante con un minimo di ragionamento si possa arrivare al fatto che nel 1948 la società non esisteva ancora nella forma in cui la conosciamo oggi (e quindi, allo stesso modo, i significati che hanno assunto alcuni aggettivi). Di quella parola, “naturale”, dava spiegazione il cattolicissimo Aldo Moro dicendo che la famiglia doveva essere tale per “definire la sfera di competenza dello Stato nei confronti di una delle formazioni sociali alle quali la persona umana dà liberamente vita”*.. Il che, in maniera più semplice, vuol dire che su come costruisci la tua famiglia, e vista la sua importanza, non dovrebbe metterci bocca nessuno. Oh, quanto erano avanti questi padri costituenti!!
*http://www.nascitacostituzione.it/02p1/02t2/029/index.htm?art029-011.htm&2
Non ho mai voluto scrivere su di un giornale quello che penso di un argomento o di un fatto, ho sempre preferito esprimere il mio pensiero chiacchierando con amici davanti ad un buon caffè.
Ma credo che, trattandosi di una legge così importante e contemporanea come quella che riguarda le unioni civili, se ne debba parlare a gran voce e tutti ne dobbiamo parlare.
Noi italiani, non ho ben capito perché , arriviamo sempre dopo gli altri, eppure ci consideriamo la culla della civiltà, di quale civiltà, di quella che permette ad una coppia consolidata da anni, ma che non ha messo una firma su di un registro, di non essere riconosciuta come tale, di essere sempre additata come diversa ; già diversa… come i gay, le lesbiche, i trans.
Noi siamo il paese dei ” vizi privati e delle pubbliche virtù”, siamo quelli che decantiamo la famiglia e poi andiamo, gli uomini a puttane e le donne a gigolo, siamo quelli che riteniamo che un bambino debba avere una padre e una madre, uniti nel sacro vincolo del matrimonio, e poi proprio in quelle mura domestiche benedette dal sacro vincolo, a quel bambino rendiamo la vita un inferno, con liti, insulti, bestemmie, violenze fisiche, psichiche e sessuali.
Ma noi siamo per la famiglia, certo, noi non siamo per l’amore, cosa ben diversa e più grande.
Crescere un bambino significa amarlo, significa gioire con lui quando è felice, asciugare le sue lacrime quando soffre, significa esserci, essere presente. L’amore è quel sentimento che non può essere circoscritto ad una firma, e’ quel sentimento che farà crescere un bambino sereno, che diventerà un adulto equilibrato, e farà parte di una società più giusta.
Perché due gay o due lesbiche non possono amare un bambino come due persone di sesso diverso?
l’amore è forse maschile o femminile, l’amore è universale.
In tanti anni di lavoro ho visto bambini abusati, maltrattati, figli di famiglie normali, con un 730 eccellente; ho visto bambini sereni, accuditi da papà transessuali, ma presenti, consapevoli del proprio ruolo e che della genitorialità ne hanno fatto una ragione di vita; ho sentito il racconto di mamme lesbiche che mentre partorivano avevano accanto la compagna che gioiva per quella nascita.
Smettiamola di nasconderci dietro la religione, o l’etica , o la morale, ma guardiamo in faccia la realtà, le coppie di fatto ci sono, sono come noi, sono fatte da persone normali, non hanno nulla di più né di meno di coloro che si sentono i portatori della verità.
Una coppia di fatto sia etero che omosessuale deve fare parte legale della nostra società, deve crescere e allevare i figli come gli altri, non deve nascondersi o essere additata come quella che ruba o commette atti disonesti. Sono ben altri coloro che dovrebbero nascondersi; ma si sa noi italiani siamo sempre quelli che scagliano la prima pietra, ma che dopo andiamo in chiesa a pregare..
Per una società più giusta, moderna e saggia mi auguro che la legge sulle unioni civili veda la luce, che i partiti per una volta, almeno, non parlino alla pancia dei loro elettori, ma che con raziocinio e senso delle istituzioni abbiamo il coraggio di essere adulti.
Nino Ricciardello
Caro Massimo,
vorrei approfittare della finestra che hai aperto su Scomunicando per dire, in breve, la mia sul tema “Cirinnà”.
Parto dalla fine.
Sono favorevole, senza se e senza ma, alle unioni civili e lo sono sopratutto a sostegno di quelle coppie omosessuali che aspirano legittimamente a legarsi in una forma riconosciuta dalla legge, garantendosi a vicenda quegli impegni che vanno al di fuori della mera sfera sentimentale.
Sono contrario, senza se e senza ma, all’adozione del figliastro (chiamiamo le cose con il loro nome, per piacere) che considero, oltre ad essere da escludere in se e per se, anche un viatico per un’ ulteriore escalation di quella pratiche aberranti che partono dal cosiddetto “utero in affitto” per andare ai deliranti disegni sulla clonazione umana e via discorrendo.
Ma dov’è scritto che le due questioni, quella delle unioni civili attorno alla quale c’è una grande condivisione e quella dell’adozione del figliastro, attorno alla quale c’è una grande e legittima contrarietà, non si possano scindere?
A cosa giova una prova di forza: “tutto e subito” se non ad alimentare un bullismo politico impensabile in altre “deplorate” epoche?
Su questo tema mi permetto di segnalarti il pensiero, che condivido in toto, che la giovane, dolce e valente Pediatra Ninni Decembrino, ha affidato alla sua pagina FB.
Ninni Decembrino
Mi inserisco nel dibattito sulla step child adoption per fare alcune riflessioni, visto che il web è in questi giorni un pullulare di dichiarazioni e smentite da parte di professionisti pediatri e psicologi che, entrambi citando studi scientifici, si schierano a favore o meno dell’adozione da parte di coppie gay.
Da medico e da pediatra, seppure non di lungo corso, ho già presenti tanti cambiamenti che ciclicamente riguardano la nostra pratica clinica, per lo più basati su ricerche scientifiche che periodicamente vengono messe in discussione e riviste.
Abbiamo per anni adottato profilassi antibiotiche per le più disparate patologie, per poi, adesso, dire che la profilassi il più delle volte non serve o addirittura è dannosa perchè crea resistenze.
E questo è solo un banale esempio che dimostra come gli studi, pur condotti con rigore, spesso si prestano a revisioni e volte a smentite clamorose a distanza di anni, perchè servono tempi lunghi e numeri enormi per verificare davvero l’impatto sulla popolazione che una pratica clinica comporta.
Per questo motivo i miei maestri mi hanno insegnato che gli studi vanno sempre analizzati criticamente e mai presi alla lettera, e che l’analisi richiede a sua volta studio e rigore metodologico. Allora mi domando, se è difficile essere certi laddove si parli di incidenza di patologie (quindi numeri oggettivabili), possiamo essere davvero così sicuri degli “studi” quando in discussione ci sono dati poco oggettivabili come la salute e il benessere psichico di una persona?
Su quali parametri facciamo le nostre analisi?
Come si rende oggettiva la felicità?
Quanti sono i soggetti per ora analizzati?
Quanti anni hanno?
Hanno già famiglie a loro volta?
Lo dico perché sono sempre più convinta che la Scienza, in quanto prodotto umano, non sia perfetta, anche se perfettibile, e che quindi sia fondamentale porsi dei limiti a quello che da scienziati possiamo fare, al di là delle possibilità che la tecnica ci consente, guardando un pò a quello che è scritto nella Natura, che invece certamente non è un prodotto umano.
Per questo il dibattito che circola mi sembra almeno deviato.
Nessuno mette in discussione che due uomini o due donne che si amano non siano in grado di provare amore per un figlio; ed è evidente che che per un bambino è fondamentale innanzitutto essere amato, ma la domanda che per me rimane aperta è: se la natura ha previsto che il concepimento richieda la differenza di sesso, e quindi la complementarietà di uomo e donna, siamo sicuri che questo non abbia dei presupposti che da scienzati non siamo in grado di spiegare, ma che magari sono funzionali allo sviluppo di un essere umano?
E se così è, possiamo davvere manipolare tutto per “legge” d’uomo?
Perchè il problema qui non è solo tutelare i bambini che già vivono in queste condizioni, e per cui bisogna essere meno traumatici possibile, è pensare ai bambini di domani, a quelli che ancora non ci sono.
Se l’adozione sarà possibile indifferentemente per coppie omo,eterosessuali, e magari anche per genitori single, domani in base a che scala di valori avverranno le adozioni?
Misureremo l’amore tra partner, o lo stato sociale o il lavoro della coppia?
Forse sono temi su cui un dibattito più serio e costruttivo è auspicabile, o è una richiesta da persona arretrata?
Ed ancora Nino Ricciardello, rientrando nel dibattito dice:
Un’ultima considerazione, mi sento di fare, caro Massimo. Se questa è l’era delPolCo(acronimo di Politically Correct, di cui rivendico il copyright), in nome del quale si pretenderebbe che la LIBERTÀ nella sua bella e nobile accezione, degenerasse in “libertaggine” ovvero nella pretesa di mettere in pratica qualsiasi scempiaggine passi per la testa ad alcune minoranze chiassose e fondamentaliste ma funzionali alle esigenze dei media e di certo establishment, allora Io mi sono stufato e preferisco il “Politicalliscorrect”.
Pierlui Gammeri
Da molto tempo ormai rinuncio spesso a dire la mia su tante questioni, forse troppe. Non perché abbia smesso di avere opinioni, o di indignarmi per le brutture (locali e non), ma solo perché deluso e stanco da alcune vicende e dalla bassezza di certi confronti o, forse, perché attribuisco ancora un peso sindacale minimo alla mia dignità. Su questa questione però (stimolato dall’input del mio amico Max, o, forse, per puro spirito di apparenza alla società civile) mi va di spendere due parole, e lo farò in modo schietto e senza compromessi.
Sono un ‘onesto agnostico’, molto rispettoso di ogni credo o tradizione. Non ho il dono della fede ma provo ad essere una ‘brava persona’.
Lo preciso solo per tracciare un profilo breve del mio stare al mondo; si perché la religione, qui, proprio non c’entra nulla, e non c’entra per due motivi: perché questa legge non tocca o sminuisce la libertà di nessuno e, in ultimo, perché di cristiano a quella patetica manifestazione del family day, e nelle preconcette prese di posizione contro questa legge, non c’era proprio niente…
Ma non credo di essere io a dover insegnare il cristianesimo ai cristiani, anche perché i cristiani veri sono favorevolissimi a questo decreto. Gli ‘altri’ non esito a definirli ‘cattotalebani’.
Questa è una legge, ormai improrogabile, che ha a che fare con la civiltà di una nazione. Sulle unioni civili mi pare scontata qualunque apologia. Sulla possibilità di adottare il figlio del partner, appare chiaro come la legge intenda regolare una realtà che, di fatto, esiste in migliaia di famiglie (sì, sono famiglie), a prescindere da come là si pensi.
Questo può e deve fare uno Stato: proibire o regolare; di certo non chiudere gli occhi. Volete proibirlo? Abbiate il coraggio di farlo, di proporlo. Vietate, perseguendole per legge, con ogni mezzo le convivenze clandestine omosessuali, per di più, con figli non 100% ‘bio’. Andate fino in fondo. Scovateli. Arrestateli. Portategli via i bambini.
Oppure guardate con favore all’intento di regolarne, in modo chiaro, diritti e doveri. Non sarò certo io, tra quarant’anni, a dovermi vergognare quando mio figlio sorridendo mi dirà: “Ma non dirmi che anche tu eri contrario alla legge sulle unioni civili!” …
Come, del resto, hanno fatto molti di quelli che negli anni settanta contrastavano la legge sul divorzio, salvo poi usufruirne negli anni successivi, con buona pace delle loro convinzioni. Si è genitori quando si accompagna un bambino a scuola, si è figli quando qualcuno ti prende per mano e parla con la maestra. Si è genitori quando si parla con un adolescente.
Si è figli quando hai qualcuno accanto disposto ad esserti padre, amico, confidente. Si è genitori nel dolore, quando si perde un figlio, e si è figli, nello stesso identico dolore, quando si perde un padre. Sono i valori universali che vanno protetti e difesi.
Tutto il resto fa parte dello squallido teatrino di un’ipocrisia tutta italiana.
Alla fine della fiera, infondo, sono contento per tutti coloro i quali, partecipando ad un family day, si siano finalmente sentiti ‘famiglia’ (anche se per un giorno soltanto).
Cornuti, divorziati, spasciafamiglie, donne madri e repressi sessuali; ma non perché non possano esserlo davvero nei rimanenti 364 giorni dell’anno, sia ben inteso. Anzi, nella maggior parte dei casi, le difficoltà della vita forgiano famiglie della migliore specie.
Intendo solo dire che se molti riuscissero a superare il senso di frustrazione per il fatto di non essere riusciti, nella loro esistenza, ad acquistare un mulino dipinto di bianco, andandoci a vivere con una donna che durante il giorno fa biscotti parlando con le galline, generando ‘naturalmente’ figli che non diventeranno mai omosessuali (Mio figlio?? Non sia mai!!), forse sarebbero molto più rilassati e rispettosi dei diritti, della vita e della dignità di chi lotta ogni giorno, tra mille avversità, per essere famiglia, per conquistarsi qualche briciola d’amore e di felicità che non credo possa, per legge, essere negata a nessuno.
Del resto, mi pare lo insegnasse millenni addietro “qualcuno di importante”, e con una spiritualità che poco ha a che vedere con questo improvvisato riscoperto materialismo naturalista, contrastante, tra l’altro, con la visione di chi, qualche anno fa, proponeva addirittura di eliminare Darwin dai programmi scolastici.
La mia parola d’ordine è ‘coerenza’.
La vostra?
Antonio Taviglia
Da tempo ormai, seguo con grande interesse il tema in questione, sperando che finalmente si possano oltrepassare gli steccati ideologici,i limiti culturali…mettendo al centro della questione l’individuo e l’amore.
Considero il ddl Cirinnà un ottima proposta legge; riconoscere a tutti gli stessi diritti è un dovere, del resto quello che stabilisce le relazioni tra le persone non è il sesso ma sostanzialmente è l’amore, difatti una coppia,che sia omosessuale o eterosessuale si trova a condividere momenti di “vita” fatti di passione, di gioia di dolore…e sul punto legato all’adozione credo che i figli prima di tutto abbiano bisogno di amore, di risposte, di attenzione…insomma di guide aldilà del sesso…e smettiamola di dire che i figli degli omosessuali cresceranno con dei disturbi mentali…perché rimane una considerazione becera e ignorante…vorrei ricordare a coloro che la pensano cosi che la famiglia del mulino bianco si trova solo in pubblicità e spesso, ahimè nella famiglia cosiddetta “normale” si consumano le vicende più tristi.
Invito tutti i simpatizzanti del family day a maggioranza cattolica, di seguire le indicazioni di Papa Francesco che a differenza dei Papi precedenti mette davanti a tutto la persona e non i principi cosiddetti “non negoziabili” il giubileo della misericordia dovrebbe essere questo…mentre spesso, (e la piazza del family day lo dimostra) il cattolico medio va persino contro il vangelo, predicando male e razzolando altrettanto.
Un ultima cosa la vorrei dire rispetto alla votazione di questo DDL…considero sbagliato non votare in modo palese, a maggior ragione con un tema cosi delicato….è un nostro diritto sapere come la pensa chi ci amministra, che sia un consigliere di un piccolo comune come il mio, o il deputato locale di turno … non nascondetevi, dite chi siete e come la pensate.
Michelangelo Gaglio
E’ una legge di CIVILTA’ che non costringe nessuno ma viene incontro a chi ne ha bisogno.
Anche se approvata, arriva, comunque, in forte ritardo rispetto alle altre nazioni europee.
Porrebbe fine ai disagi e alla mancanza di alcuni diritti che, finora,hanno dovuto subire molte persone.
E’ falso, immorale e vergognoso che alcuni, pur di bloccare questa legge, dicano che essa legalizzerebbe la pratica dell’utero in affitto!
maschile che può dare un papa’ e con il mondo femminile che può dare una mamma.
Questo è il mio pensiero giusto o sbagliato che sia, non mi spavento nel renderlo pubblicamente, e concludo dicendo viva l’amore in tutte le sue forme.
Ideologia gender. Dal Ddl Cirinnà all’approvazione del rapporto Rodrigues
In questi ultimi giorni, anche in alcuni ambienti cattolici, si sta diffondendo una posizione più “benevola” verso le opportunità di discussione e progettualità contenute nella proposta di Legge Cirinnà. I sostenitori di questa posizione parlano di “allarmismo” e di “fondamentalismo” rivolti a coloro che stanno prendendo posizioni forti contro l’argomento.
La contraddizione di questa posizione “cattolico-moderata” sta nel fatto che essa non è “moderata”, ma compromissoria. Certo che lo Stato deve dare un regolamento alle unioni civili e garantire i diritti di tutti i suoi cittadini, anche a chi vive l’omosessualità. D’altra parte, Stato e Chiesa hanno funzioni diverse. Lo Stato non è la longa manus della Chiesa quando si tratta di legiferare in materia di valori morali. Ma accusare di fondamentalismo chi si sente minacciato dalla proposta di legge Cirinnà e sente il bisogno di proteggere un assetto umano e sociale che – tradizionale o non – appare, agli occhi di chi ci crede – l’unico in grado di proteggere la vita delle generazioni che verranno, sembra una vera manipolazione politico-ideologica.
Sembra chiaro che dietro il DDL Cirinnà non vi sia il mero desiderio di regolare le unioni civili. Sembra, invece che vi è un vero progetto che mira a ridefinire le stesse fondamenta di ciò che significa essere “persone” e “umanità”… un progetto per un’altra società, molto lontana e diversa da quella che conosciamo. Qui non si sta legiferando sul codice stradale o sulla sanità. Ma sulla natura dell’essere umano. La domanda è: quale parlamento ha il diritto di ridefinire, per vie di decreti legge, a colpi di maggioranza e per contrapposizioni politico-ideologiche, una visione del mondo e la concezione stessa di “persona”? Se il DDL volesse veramente regolare le unioni civili, lo faccia e si fermi lì. Ma il cancello di fuoco che si apre una volta dovesse essere approvato in via definitiva il DDL, porterà ad uno stravolgimento della vita di milioni di persone. E non in meglio. Gli uteri in affitto, per fare un esempio, sono un abominio contro la dignità stessa della vita.
Non credo che il DDL Cirinnà abbia come fine regolamentare le unioni civili. Se dovesse passare, credo che sarebbe una delle leggi più tragiche mai concepite dalla Repubblica, e che non rispetta la visione della maggioranza della società. La legge evidenzierebbe la frattura profonda fra politica e società reale, più che in qualsiasi altro dibatto in atto. Credo che il DDL, se non lo è già in origine, diventerà strumento di lobby potenti che non hanno nessun interesse né per la famiglia tradizionale né per le unioni civili, ma solo per gli interessi economici che stanno dietro la creazione di un nuovo ordine sociale che non protegge più la famiglia tradizionale. L’economia che si creerebbe attorno alla maternità surrogata e agli uteri in affitto, sulla genitorialità “pianificata” (vedi lo scandalo venuto alla luce, negli USA, della corporazione della compravendita di pezzi di feti abortiti “Planned Parenthood) produrrebbe profitti enormi per che ne controllerebbe l’industria. Non è la società che vuole tutto questo. E’ chi governa il sistema economico mondiale che vuole aprire nuovi mercati e campi di profitto.
Quanto a coloro che vivono l’omosessualità, credo che la posizione di ognuno, compreso e soprattutto i cattolici, debba essere anzsitutto di rispetto. Si può rimanere perplessi o in dissenso. La coscienza di un credente può impedirgli di legittimare la presunta “naturalezza” della condizione omosessuale. Ognuno trova il suo modo per cercare di capire la questione. Come e perché una persona nasca – o diventi – gay sfugge alla mia comprensione. Non sono uno scienziato del genoma umano né un sociologo. Nessuno ha il diritto di giudicare ciò che alberga nel più profondo della coscienza di un altro. Meno che mai di condannare. La carità è la virtù cristiana che ci ricorda che tutti gli esseri umani sono amati da Dio con uguale amore e che nessuno è amato di più perché più “giusto” di un altro. Questa stessa concezione delle cose davanti a Dio si frantuma, perché la grandezza dell’Amore di Dio è talmente infinita da polverizzare ogni pretesa di giustizia da parte di chiunque, al cospetto di Dio. Omosessuale o no, in forza del comandamento supremo dell’Amore, tutti sono nostri fratelli e sorelle e tutti siamo membri dell’unica famiglia umana, con un unico Dio che è Padre di tutti. Di tutti. L’omosessuale, dunque, è nostro fratello. Amarlo non è un atto di gentile concessione, come un atto di benevolenza liberale da parte di chi lo fa. E’ volontà di Dio.
Il DDL Cirinnà, svelato e scomposto nei suoi singoli elementi, non ha a che fare con l’omosessualità. E’ un cavallo di troia per introdurre la dittatura totalitaria dell’ideologia gender, che ben altra cosa è rispetto all’omosessualità. L’ideologia si deve respingere, perché è solo il veicolo di interessi che non hanno a cuore nessuno, né i gay né le famiglie tradizionali ma solo quelli delle multinazionali.
Il cristianesimo cattolico è portatore di una visione della persona umana e chi la professa non lo fa solo per obbedienza ad un dogma. E’ veramente difficile capire perché un cattolico preoccupato dall’espansione dell’ideologia gender debba essere accusato di fondamentalismo, quando nei vari Gay Pride che annualmente hanno luogo in ogni capitale d’Europa, si assistono a scene di volgarità che sconfinano nella pornografia. Mi chiedo, quanti omosessuali approvano tali dimostrazioni oscene a fronte di quanti cercano di vivere la loro vita nel quadro di una normalità, integrati nella società. Davanti a queste visioni oscene del Gay Pride, e di ciò che rappresentano, capisco e sostengo tutte le ragioni delle manifestazioni dei movimenti cattolici e di quanti – anche non cattolici – temono per il futuro. Il Family Day è, dunque, una manifestazione che ha pieno diritto di esistere.
Il vero cristiano non è omofobo. Chi crede nella famiglia tradizionale non è omofobo. L’omofobia, a volte, è una invenzione per demonizzare chi non p disposto a sottomettersi alla dittatura totalitaria dell’ideologia gender
A questo proposito, vale la pena fare un confronto. La legge 184 sull’aborto non fu mai presentata come “Legge sull’aborto”, ma come il suo contrario. La legge, tecnicamente, è fatta bene. Offre la possibilità di strumenti per chi si trova nella difficoltà di portare avanti una gravidanza. Si sarebbero dovute mettere a disposizione delle persone in difficoltà questi strumenti per aiutarli ad affrontare i loro problemi e sostenerli e, solo in caso di impossibilità, o di volontà reiterata, la legge concedeva la possibilità dell’aborto.
A ragione, la legge, ora, è chiamata Legge sull’aborto perché il vero risultato che si è ottenuto è far passare una legge che non ha implementato, in modo serio, gli strumenti che offriva, mentre apriva i cancelli a milioni di aborti, compiuti senza alcuna proposta di aiuto alle donne in difficoltà. E’ più lucroso il business degli aborti che quello dell’educazione e dell’assistenza.
Per questo motivo, facendo i dovuti distinguo circa il confronto fatto con la legge 184, rimango convinto che la Legge Cirinnà opera sullo stesso livello di strategia. Non si tratta, in ultimo, di uno strumento sano per l’educazione alla sessualità dei nostri bambini, ma, ripeto, di un cavallo di Troia che apre le porte a un fiume di altre leggi e provvedimenti che spazzeranno via il potere dei genitori di controllare e orientare l’educazione globale dei loro figli, compresa l’educazione alla sessualità. Quando il diritto a questa educazione è sottratta per legge, alla famiglia e assunta dal potere costituito per via di leggi e decreti, non siamo più in democrazia, ma sotto dittatura.
E’ giusto che lo stato regolamenti pure le unioni civili, se è giunto il tempo di farlo, ma i cristiani hanno il diritto di opporsi alla totale equiparazione delle unioni civili con il matrimonio e all’ideologia gender
Che ha anche suggerito la lettura di altri due articoli sull’argomento:
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