USTICA – Una strage senza colpevoli, un mistero lungo 30 anni
Cronaca Regionale

USTICA – Una strage senza colpevoli, un mistero lungo 30 anni

DSC_3570USTICA15Ha ancora gli occhi lucidi mentre mostra tra le mani le foto dei suoi cari. Le accarezza teneramente e un nodo alla gola fa uscire a stento le parole. Sono passati 30 anni da quel terribile 27 giugno 1980, quando il mare li ha inghiottiti, ma Pasquale Diodato, un passato da muratore, giura che ”e’ come il primo giorno”. In quella che i giornali hanno battezzato come la ‘strage di Ustica’ lui ha perso tutto: la moglie Giovanna Lupo e i figli Antonella, Vincenzo e Giuseppe. Ora Pasquale ha 72 anni e una nuova famiglia, ma il tempo non cancella il dolore.
”Non e’ cambiato niente da allora – dice – Ho pensato a loro ogni giorno della mia vita, l’immagine del corpo straziato di Giuseppe e’ sempre davanti ai miei occhi. E’ come un martello nella testa e nel cuore”.
Nei giorni scorsi la Procura di Roma, titolare dell’inchiesta giudiziaria, ha chiesto con apposite rogatorie internazionali a Francia e Stati Uniti notizie sul traffico aereo militare nello spazio al largo di Ustica quella sera di 30 anni fa, quando un Dc9 dell’Itavia con 81 persone a bordo si inabisso’. Parigi e Washington hanno assicurato la piena collaborazione. ”Perche’ chi sapeva non ha collaborato prima?”. E’ arrabbiato Pasquale con ”chi ha depistato, con chi ha impedito che la verita’ e le responsabilita’ saltassero fuori”.
La verita’, forse, offre poco ristoro a chi come lui in quella notte, alla vigilia delle ferie estive, in pochi minuti ha visto cambiare per sempre la sua vita. Perche’ il ”dolore non finisce mai”, ma ”sapere, avere giustizia e’ un diritto”. Per lui e per tutti i familiari degli 81 passeggeri, che in quella calda sera di giugno erano a bordo del volo IH870 decollato alle 20.08, con due ore di ritardo, da Bologna e diretto a Palermo.
L’ultimo contatto radio tra il velivolo e il controllore e’ delle 20.58. Poi alle 21.04, chiamato per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde. Alle altre chiamate replica solo un silenzio di morte. L’aereo e’ disperso. Cominciano le ricerche e per tutta la notte elicotteri, aerei e navi perlustrano la zona. Solo alle prime luci dell’alba, ad alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa e i primi relitti danno conferma al triste presagio. Il velivolo e’ precipitato al largo dell’isola del palermitano, in un tratto del mar Tirreno in cui la profondita’ supera i tremila metri.
Immediatamente vengono avviate le indagini. Dal ministero dei Trasporti e dalla magistratura. Tre procure aprono un fascicolo: quella di Bologna, luogo di partenza del volo, quella di Palermo, dove il velivolo avrebbe dovuto atterrare, e quella di Roma, in cui ha sede legale la societa’ Itavia.
L’allora ministro dei Trasporti, Rino Formica, nomina una commissione d’inchiesta, la cosiddetta Luzzati, che, pero’, dopo la presentazione di due relazioni preliminari si autoscioglie nel 1982 per contrasti di attribuzione con la magistratura. Anche le Procure di Palermo e Bologna rimettono per competenza i propri atti a Roma. Sui pochi relitti del velivolo vengono ritrovate tracce di esplosivi TNT e T4 in proporzioni compatibili con ordigni militari. I periti concludono che senza l’esame del relitto non e’ possibile chiarire se il Dc9 cadde per un’esplosione interna, una bomba cioe’, o esterna, quindi un missile.
In ogni caso, pero’, viene esclusa l’ipotesi inizialmente sostenuta di un cedimento strutturale. Spiegazione ufficiale della tragedia, che costringera’ la societa’, divenuta capro espiatorio dell’eccidio, a sciogliersi. Dal 1982 dell’indagine si occupa il giudice istruttore Vittorio Bucarelli, che nomina una nuova commissione di periti. E’ il 1987 quando la ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero della carcassa del Dc9, ad una profondita’ di oltre 3mila metri.
Servono, pero’, due campagne di lavori ed alcuni anni per riportare in superficie circa il 96% del relitto. Nel frattempo anche la Commissione Stragi, presieduta dal senatore Libero Gualtieri, comincia ad occuparsi della vicenda, contestando una serie di reati a numerosi militari in servizio presso i centri radar di Marsala, in provincia di Trapani, e Licola nei pressi di Napoli.
Prende corpo la tesi dei depistaggi ed inquinamenti delle prove ad opera di personale dell’Aeronautica militare, che avrebbero impedito agli inquirenti di far luce sulle cause della strage. E’ l’inizio di una seconda fase delle indagini e al giudice Bucarelli subentra Rosario Priore. Da questo momento in poi ingenti risorse umane e finanziarie vengono impiegate per dimostrare il cosiddetto ‘scenario aereo’ e il suo occultamento.
La sentenza-ordinanza Priore viene depositata nell’agosto del 1999, nonostante le lunghe indagini, il recupero di una parte consistente del relitto e le centinaia di pagine dei periti non ci sono ‘prove definitive e certe’ per individuare i colpevoli del disastro aereo.
Nella sentenza, comunque, viene stabilito che il Dc9 Itavia e’ rimasto coinvolto in uno scenario di battaglia aerea avvenuto nei cieli italiani. Il volo e’ stato abbattuto, ”e’ stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che e’ stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata”. Le reticenze e le false testimonianze, secondo la sentenza Priore, hanno ostacolato le indagini, inquinando le informazioni su quanto accaduto. Per il giudice a causare il disastro potrebbe essere stata la collisione con un missile o con un altro velivolo. I responsabili materiali del disastro, pero’, non possono essere individuati conclude il giudice Priore e, quindi, essendo ignoti gli autori non si puo’ procedere in ordine al delitto di strage.
Ma la sua inchiesta non manca di sviluppi giudiziari dal momento che diversi militari italiani vengono rinviati a giudizio per i presunti depistaggi. Nel settembre del 2000 nell’aula bunker di Rebibbia si apre il processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma a carico di quattro generali, vertici dell’Aeronautica del tempo: Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo.
Molti i reati contestati dal falso ideologico all’abuso d’ufficio e favoreggiamento fino all’alto tradimento. Dopo quasi 300 udienze e migliaia di testimoni ascoltati il 30 aprile del 2004 la Corte assolve i quattro generali da tutte le accuse contestate. Mentre per un capo d’imputazione nei confronti di Bartolucci e Ferri, in merito alle informazioni sbagliate che i due militari fornirono alle autorita’ politiche, viene dichiarata la prescrizione del reato.
Viene presentato il ricorso in appello, ma anche la Corte d’Assise d’Appello di Roma il 15 dicembre del 2005 assolve, perche’ il fatto non sussiste gli imputati, i generali Bartolucci e Ferri. Per i giudici non ci sono prove a sostegno dell’accusa di alto tradimento.
La Procura generale di Roma propone il ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello del 2005, ma il 10 gennaio del 2007 la prima sezione penale della Corte di Cassazione conferma la sentenza pronunciata dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma e dichiara il ricorso inammissibile. L’assoluzione diventa definitiva.
Il 21 giugno del 2008, a 28 anni dalla strage, l’inchiesta su Ustica e’ stata riaperta dopo le dichiarazioni di Francesco Cossiga, presidente del Consiglio all’epoca dei fatti, secondo il quale ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile ”a risonanza e non ad impatto”, lanciato da un aereo della Marina militare francese.
E’ storia recente, invece, la presa di posizione del capo dello Stato Giorgio Napolitano, che lo scorso 8 maggio a proposito del disastro del Dc9 dell’Itavia ha sottolineato l’esistenza oltre che di ”intrecci eversivi, anche di intrighi internazionali, che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacita’ di comportamenti da parte di corpi dello Stato, ad inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento delle verita”’. Quel che resta a 30 anni dalla terribile sera del 27 giugno del 1980 sono gli occhi stanchi di Pasquale Diodato, e come lui degli altri familiari delle vittime, velati di lacrime davanti al ricordo pesante di una strage senza colpevoli e con molti misteri. (Adnkronos)
25 Giugno 2010

Autore:

admin


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