Non c’era spazio in sala stampa, il film tanto atteso “The Master”, ultimo ad essere rivelato nella lista dei lungometraggi presenti alla 69a. Mostra di Venezia ha fatto centro. Gli interpreti, la storia – in qualche modo molto attuale, guardandola anche da diversi punti di vista – e la colonna sonora, hanno siglato il successo di Paul Thomas Anderson e del suo cast.
La conferenza si è rivelata uno show nello show, perché gli interpreti e il regista si sono messi in gioco con gli addetti ai lavori, non sempre però rispondendo alle domande poste dalla critica, che ha comunque apprezzato l’atteggiamento, tra l’autoironico e il distaccato, del gruppo dietro ai microfoni.
Il film, come è oramai noto, prende ispirazione dal fondatore di Scientology Ron Hubbard, ma è stato lo stesso regista a specificare ancora una volta che la setta americana – come lo sfondo a stelle e strisce – è piuttosto un pretesto che la ragione finale del suo film.
“La storia – ha affermato il regista Anderson – poteva essere ambientata in qualsiasi angolo della terra, ma di certo il fatto che abbia come sfondo l’America mi ha aiutato nello sviluppo del soggetto. A differenza di quanto dicono in molti, questo film non si concentra sulla storia di Scientology, ma piuttosto vuole analizzare il tipo di relazione che c’è tra i due protagonisti, lasciando fuori sia la setta, sia qualsiasi analisi sociologica sugli Stati Uniti. L’unica cosa che posso dire in merito a Scientology e che di sicuro l’inizio del movimento ha ispirato in qualche modo il mio lavoro, ma ad oggi non ha nulla a che fare con quel che è diventato, anche perché non conosco le dinamiche interne al gruppo”.
Quella di Anderson è stata comunque una lunga ricerca, spesso nervosa, per puntare alla perfezione: uno studio che è passato anche dall’utilizzo di un formato particolare ovvero i 70 mm che ne hanno aumentato ulteriormente il fascino.
“Ho cercato una diametro particolare per raccontare questa storia – ha concluso il regista – e sin dalle prime riprese il risultato dato dai 70mm e’ stato positivo. Ha dato un valore aggiunto all’opera credo, un frammento epico”.
Saverio Albanese