Il film tedesco di İlker Çatak “la sala professori”, attualmente in sala , come si intuisce dal titolo, è ambientato in una scuola media e superiore, dove la professoressa di origine polacca, Carla NovaK, interpretata da Leonie Benesch (il nastro bianco, The Crown) in un’altra magistrale prova d’attrice, insegna matematica ed educazione fisica.
Si tratta del suo primo incarico da docente.
La donna vuole essere un’insegnante aggregante, innovativa, ma soprattutto equa in cerca di una verità che possa orientare i ragazzi verso una ricerca che tenga conto delle differenze e quindi dell’inclusione, non solo etnica, di un giudizio autonomo, della scoperta di se, al di la delle regole, volgendo lo sguardo verso una prospettiva di quello che possiamo definire semplicemente buonsenso.
A differenza di film come “La classe”, “L’onda alta”, o “l’attimo fuggente” se vogliamo, questo film, non a caso si intitola “la sala professori” è dunque una storia raccontata dal punto di vista degli insegnanti.
“The Holdovers”, che come abbiamo visto racconta del passato e di come la Storia intesa anche come storia della vita dei protagonisti, è ambientato negli anni 70 e cerca di attualizzare il percorso dell’insegnamento ricordandoci un momento storico inquieto e contrastante, “La sala professori” invece è un film contemporaneo.
Il film inizia con un’inquadratura che sembra essere una telecamera a circuito chiuso, della Novak, che sta scrivendo al computer. La donna viene interrotta da una convocazione della responsabile con altri insegnanti.
Sono presenti i due alunni rappresentanti della classe appunto della Novak, interrogati in merito a dei furti avvenuti negli ultimi tempi nella scuola. Si chiede ai ragazzi “solo se vogliono” di parlare di eventuali anomalie nel comportamento dei compagni. Si ribadisce quello che sarà il mantra di tutto il film “in questa scuola vige il principio di tolleranza zero”, si mette di fronte ai due i ragazzi l’elenco dei compagni e gli si dice” percorrerò l’elenco con una matita e SOLO SE VOLETE, quando arriverò al nome di un alunno che per loro potrebbe essere il colpevole di fare cenno con la testa.
La Novak si oppone al metodo ma viene appellata come “la solita polemica”.
Comunque non se ne viene a capo.
Il giorno dopo viene effettuata una perquisizione, all’insaputa della Novak, facendo uscire dalla classe solo le ragazze e costringendo “solo se vogliono” gli alunni a consegnare il portafogli. La Novak interviene sostenendo che la cosa è intollerabile, ma viene ancora ignorata.
Successivamente il figlio di una coppia turca viene convocato insieme ai genitori per essere interrogato in merito al fatto che il ragazzo ha molti soldi nel portafoglio. I genitori si infuriano dicendo che il figlio ha quei soldi per comprare un videogiochi da regalare al cugino. Ma il sospetto rimane e la sbigottita Novak si trova a difendere il ragazzo dagli insulti dei compagni che da subito lo additano come ladro.
Per mettere fine a questo stato di inquisizione la Novak ha un’idea: vista un’altra insegnante rubare i soldi delle offerte che si lasciano per il caffè, decide di lasciare in sala professori una giacca con dentro il portafogli della stessa con dei soldi che conta, lasciando il computer acceso con la telecamera interna.
Quando controlla vede il braccio di una persona con una camicia con le stelline, probabilmente quindi una donna. la camicetta è indossata dalla segretaria che lavora nella scuola da 14 anni. La Novak cerca di risolvere la cosa in privato, senza dire del video, ma la donna va su tutte le furie. Convocata dalla preside la Novak è costretta a fare vedere il filmato alla segretaria che dopo aver insultato le due, piangendo va via. Suo figlio, il più bravo della classe, va in quella scuola proprio con la Novak.
Questo lo spunto da cui parte un thriller psicologico basato in realtà sul furto di 10 euro. Eventi su eventi si susseguono, voci di corridoio, bullismo sia dei professori verso di lei sia degli alunni verso il figlio della segretaria.
Ogni azione scatena ripercussioni sulle vite di tutti coloro che le fanno e che le subiscono, viene dichiarato. Il prezzo dell’onestà, il pregiudizio, la verità diventano grigi e inafferrabili. Le regolo devono essere rispettate, ma non teniamo mai conto delle circostanze e nella società di internet e dei social tutto diventa manipolabile anche nell’obbiettività, perchè una cosa vera può essere benissimo anche non esserla.
Ansia , rancore, panico, sofferenza, lentamente diventano sempre più pesanti in un’escalation ininterrotta: una guerra senza facili soluzioni. Vi ricorda qualcosa?
Alunni e genitori contro l’autorità, gli insegnanti che non riescono a trovare la soluzione e si accusano a vicenda. Entrambe le parti al loro interno scatenano una “guerra civile”.
Niente buoni, niente cattivi in assoluto.
Una tensione al limite dell’esplosione.
Un paradosso rispetto al fatto che ripeto, si tratta di dieci euro!
Dalla scuola non si esce mai, il regista analizza ogni spazio, ogni dettaglio martellandoci di questioni morali cariche di ambiguità.
il tilt definitivo avviene con la pubblicazione di un articolo del giornalino della scuola, in seguito ad un intervista della Novak, che evita di rispondere a domande del tipo “esiste un filmato?”, ma evitare, non prendere posizione paradossalmente significa ammettere. Nella sede del giornalino, implacabile la scritta “la verità sempre ad ogni costo”.
Ma la verità non si saprà.
Non a caso siamo in Germania e l’insegnante è di origine polacca, inevitabilmente torniamo allo scoppio della seconda guerra mondiale. Il rimando continuo alle ragioni dell’uno e dell’altro, alunni e genitori da una parte corpo docente dall’altra, ci sbattono in faccia non solo l’attuale sistema scolastico, che mira al rispetto delle regole uguali per tutti e il “potere” di alunni e genitori che sovrasta l’autorità come mai nella storia, ci pongono davanti al dilemma se esiste o no un metodo che possa funzionare per ristabilire i ruoli, ibridi ormai per definizione, e trovare una collaborazione tra le parti.
Ucraina/Russia, Palestina/Israele, Occidente/Oriente, da quale parte sta la ragione?
Evidentemente da nessuna parte, l’unica cosa che possiamo dire vera è che banalmente la guerra fa male a tutti.
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