– di Corrado Speziale –
Il testo del Ddl, approvato in Commissione Giustizia della Camera la settimana scorsa, pronto ad approdare in Aula, sta subendo un ritardo politico. A Messina, manifestazione in piazza Unione Europea di Liberazione Queer+ che si spinge oltre il Ddl: “Vogliamo #moltopiùdizan. La comunità LGBTQ+ non ha bisogno solo della Legge Zan. Questa sarà l’inizio per garantirci il diritto a vivere degnamente”. La giornata era iniziata con una dura nota dell’Arcigay Makwan che si scaglia contro le “frange politiche oscurantiste e di piccole fazioni che fanno riferimento a gruppi religiosi” che si stanno opponendo alla proposta di legge nel segno della “libertà di pensiero”, utilizzata per “dire menzogne e istigare all’odio ed alla discriminazione”. Intanto, sabato mattina Arcigay Makwan ha in programma un incontro a tutela dei giovani LGBT.
A Roma, tra schermaglie e ricerca di compromessi, il famoso Ddl Zan contro l’omotransfobia, approvato la settimana scorsa in Commissione Giustizia della Camera, dovrà attendere ancora un po’ prima di essere calendarizzato in Aula. Nel frattempo, la politica si schiera e si divide, strumentalizza, crea ritardi, disordini e incomprensioni. Emergono, in vari settori della società, posizioni integraliste e tradizionaliste, alcune delle quali fanno presa su ideologie religiose, che si oppongono alla proposta di legge. Di contro, a queste si oppongono duramente associazioni facenti capo alla vasta comunità LGBT, che spinge verso l’approvazione di una “buona legge” attesa da un quarto di secolo. Ma la proposta, al momento, non soddisfa pienamente neanche tali associazioni, che per questo chiedono degli aggiustamenti. Cosicché, il percorso di una legge dall’alto contenuto etico con richiami costituzionali che attengono alla libertà, al rispetto e alla sicurezza della persona, senza discriminazioni di genere e quant’altro, si presenta oltremodo lungo e complesso.
A Messina, come nel resto d’Italia, c’è chi si spinge oltre, reclamando diritti fondati sulla libertà che in qualche modo superano il testo di legge, per cui il Ddl in discussione diviene un semplice primo passo verso altre conquiste. Ma qui il senso è più quello di un processo evolutivo sociale e culturale che di un “semplice” passaggio legislativo, quantunque “semplice” non lo sia affatto.
In città, in piazza Unione Europea, c’è stato il sit-in di Liberazione Queer+, i cui segnali fanno eco dentro e fuori Messina.
Alla manifestazione hanno aderito le organizzazioni sociali Stretto Pride, Arcigay Makwan, Circolo Arci Thomas Sankara, Unione Studenti Messina, Collettivo Unitario Link Messina Studenti indipendenti, Collettivo Femminista L’Altra, Non una di meno Messina, Rete 34+, Cambiamo Messina dal Basso, Rete degli Studenti Medi Messina, UDU Messina e il Circolo IV Quartiere del Pd.
“La comunità LGBTQ+ non ha bisogno solo della legge Zan-Scalfarotto – scrive tra l’altro nella nota Queer + Messina – ma questa legge è l’inizio per garantirci il diritto a vivere degnamente”. Il movimento fa riferimento a chi giorni fa ha organizzato un sit-in contro il Ddl: “Noi raccontiamo un’altra verità, forse più scomoda, che parla di come la nostra libertà sia stata sepolta e sottomessa da gente come quella, e di come sia giunto il momento di riprendercela. Siamo del resto persone – prosegue Queer + Messina – che hanno vissuto la discriminazione sulla propria pelle, e anche per la propria pelle, siamo distanti dalle norme di binarismo sessuale (se hai genitali maschili vuol dire che sei uomo, altrimenti sei donna) e di genere. Siamo uomini gay, siamo donne lesbiche, persone intersex e non-binarie, siamo transgender e transfemministe, viaggiamo al di là e oltre i confini mentali e fisici come le frontiere che impediscono al libero accesso a tutte le persone rifugiate, siamo sexworkers e persone sieropositive”. E ancora, su determinate forme: “Siamo l’asterisco tanto temuto, corpi non conformi (…) Di noi parla il disegno di legge Zan-Scalfarotto contro l’omobitransfobia, che aggiunge le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere alla già prevista legislazione contro i crimini d’odio, la Legge Mancino”. Argomento complesso, la norma non è sufficiente. Qualche altro passaggio della nota: “Sappiamo bene che non basta una legge per porre fine alla violenza che subiamo, ma una tutela del genere è la base per cominciare una lotta. Insieme possiamo cambiare il mondo, anche e soprattutto partendo dalla nostra città. A Messina, da sempre piena di contraddizioni, non sono mai mancate le discriminazioni, soprattutto da parte di chi occupa posizioni politicamente rilevanti”. E i riferimenti vanno all’ex consigliere comunale Cucinotta, all’assessore Trimarchi e al sindaco De Luca, quest’ultimo, riguardo ad una sua affermazione sul Pride dell’anno scorso.
Una comunità che racconta e denuncia. L’appello ai messinesi: “Abbiamo subito degli sguardi di odio. La città che abbiamo vissuto noi ci ha fatto venire voglia di fuggire, di combattere, voi dovrete avere la pazienza di scoprirla dalle nostre parole, di camminare dietro di noi mentre ci riprendiamo un pezzo della nostra vita. Costruiamo insieme una comunità forte, sicura, fiera, che cammina a tacchi alti e trucco favoloso attraverso le strade del centro senza temere di essere giudicati o picchiati, che cammina tra le strade della periferia per parlare a chi come noi vive la vita ai margini”.
Intanto, sempre ieri, si era registrata una dura nota dell’Arcigay Makwan, che sul Ddl ha sempre sensibilizzato sull’intransigenza di “evitare mediazioni al ribasso”, e accettare la legge “purché sia una buona legge”.
Il presidente Rosario Duca stavolta punta il dito contro “frange politiche oscurantiste e di piccole fazioni che fanno riferimento a gruppi religiosi che non ci spaventa definire fondamentalisti”. Duca denuncia che alcuni rappresentanti politici hanno invocato i campi di sterminio per il popolo LGBT+. “Da confessioni religiose, che i campi di concentramento li hanno anche subiti, di certo ci saremmo aspettati un comportamento diverso. Non avremmo mai immaginato di poter vedere un giorno vittime e carnefici insieme nella stessa piazza, non già per rivendicare i propri diritti, quanto per impedire ad altri di conquistarne di nuovi”.
I principi fondamentali: “Arcigay Makwan Messina – scrive ancora il presidente Duca – ha sempre rivendicato l’art. 3 della Costituzione come elemento base per una civile convivenza, indipendentemente da ciò che ci accomuna o meno, e mai si è azzardata e mai negherà a chiunque di avere e manifestare un’idea contraria. Tuttavia, non possiamo che condannare l’uso improprio che si fa della ‘libertà di pensiero’, utilizzata per dire menzogne e istigare all’odio ed alla discriminazione”. La sua proposta d’apertura: “Invitiamo al confronto civile chiunque abbia interesse ad affrontare questo tema”. Sulla legge in discussione ribadisce la posizione di Arcigay: “Non vogliamo una legge accomodante ed al ribasso, vogliamo una buona legge che tuteli la vita delle persone LGBT+ alla pari delle tutele già previste per tutto il resto della popolazione. Non stiamo chiedendo privilegi, ma solo pari diritti. Prevediamo che il percorso della legge sarà irto e lungo ed è per questo che il comitato Arcigay messinese continuerà ad organizzare iniziative pubbliche e, se lo riterrà, anche manifestazioni di piazza per spiegare alla gente che questa legge non toglie diritti a nessuno, non crea privilegi, ma è necessaria per punire chi pensa di poter ledere la dignità, umiliare, picchiare o addirittura uccidere altre persone per il solo orientamento sessuale. Ribadiamo che la libertà di pensiero non è minimamente intaccata da questo provvedimento e chi si scherma dietro questa tesi lo fa solo perché vuole continuare a istigare all’odio ed alla discriminazione”. L’appello alle forze politiche: “Invitiamo i gruppi politici e sociali sani di questa città a prendere le distanze da chi fa dell’odio e dell’oscurantismo un cavallo di battaglia. A tutte le forze politiche ed associative chiediamo il sostegno ad una buona legge e se decideremo di scendere in piazza saremo lieti di avervi al nostro fianco, per dire insieme No alla violenza omolesbobitransfobica ed alla misoginia”.
Sempre per fare i conti con le complesse realtà quotidiane, al fine di rilevare gli aspetti psicologici e legali a tutela dei giovani LGBT, sabato mattina alle 10,30 Arcigay Makwan a Messina ha previsto un incontro che si terrà a La Corte dei Mari, in via Consolare Pompea, al quale, dopo i saluti del presidente Rosario Duca, interverranno la psicologa dott.ssa Maria Catena Silvestri, l’avv. Serena Valentina Mormino e la dott.ssa Gabriella Midili.