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VERSO LE ELEZIONI – Quale Messina?

 

La città metropolitana è un’idea che ha un impianto giuridico formale che nel tempo, dal 1985, ha percorso un cammino accidentato che non si è mai discostato dalle astrattezze. Si sono accarezzati nella sua presunta realizzazione molti concetti per riempire di contenuti questa istituzione, che, invece, è rimasta, secondo l’ultimo tentativo di riforma del Ministro Delrio, un luogo senza democrazia, senza rappresentanza dei territori, senza la volontà di chi, il popolo, dovrebbe avere lo scettro del comando e soprattutto senza funzioni.

In queste dinamiche estromettere il cittadino dalla discussione pubblica equivale a rendere la politica senza partecipazione, a trasferire poteri con deleghe improprie ad un personale, costituito da commissari e burocrati, destinato a salvaguardare logiche oscure, poco trasparenti nel costruire una scala di valori e gerarchie di interessi che hanno poco a che vedere con l’interesse generale delle comunità.

Pertanto, oltre al limite della vigente normativa, vi è stata nel contempo una scarsa attenzione volta a riempire di significati l’istituzione Area Metropolitana ove nel frattempo a Messina è arrivato, dopo i commissariamenti continuativi, Renato Accorinti che è rimasto nell’inerzia a galleggiare capace solo di spegnere le ultime speranze coltivabili.

Così ci si è dovuti confrontare con la desertificazione di un territorio su cui la strumentazione istituzionale disponibile non fornisce alcuna soluzione ad un contesto che vive urgenze ed emergenze.

Orbene oggi si afferma fortemente il bisogno di una città metropolitana da declinare in maniera concreta e ciò appare l’unico obiettivo perseguibile ove la storia millenaria di Messina si coniughi con i toolsmakers del momento, ovvero quegli strumenti di regolazione e risoluzione che, se consegnati nelle giuste forme ad un personale politico eleggibile, dopo essere stata candidabile, renderebbero finalmente giustizia ai principi democratici, alla fruibilità consapevole di un’istituzione, ridefinendo così attribuzioni funzionali per dare sbocco risolutivo all’esercizio di un potere utile, proficuo, fruttifero in grado di costruire nuovi orizzonti.

Tutto ciò passa da una cultura giuridica e politica in grado di ispirare sinergie tra enti e contemporaneamente sedare i conflitti incipienti che spesso si traducono in un nulla senza perché, dove si impongono i veti e le interdizioni senza ipotesi di crescita.

In questo senso lo svolgimento dei ruoli deve incardinarsi sul principio di responsabilizzazione oltre ogni forma di mediocrizzazione, dì trasformismo ipocrita, sì da rimuovere l’inconcludente permanenza al potere di un ceto parassita.

Di contro va assolto il compito di dare un’organica visione dello sbocco a mare di Messina, delle coeve realizzazioni delle vocazioni territoriali dove coniugare specificità agricole a valori ed intelligenze che esaltano valori e beni presenti sul vasto territorio.

Messina, pertanto, o è metropolitana o perderà per sempre la propria dignità storica e geostrategica.

(Rino Nania / 7 aprile 2018)

Redazione Scomunicando.it

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