Di certo la processione della Via Crucis, a Brolo, è la più suggestiva processione tra quelle che svolgono nel paese rimanendo tra quelle più partecipate ed è, comunque, molto evocativa quando percorre le vie del centro storico.
Ed è giusto rammentare, senza recriminare, e senza voler contaminare il “sacro con il profano” quando una volta anche i riti della Settimana Santa, in questo territorio, con la Costa Saracena che funzionava a pieno ritmo, a far da organizzatore, erano motivi di attrazione turistica.
Ed è giusto anche ricordare quelle due sperimentazioni di Via Crucis “scenografiche” che a Brolo suscitarono emozioni e partecipazione. Tutto nacque dall’idea di Massimo Scaffidi, dalla professionalità di Italo Zeus e da tutto lo staff dell’ufficio turistico, dai ragazzi della Sak Be e dal grande fare di Matteo De Simone, Suor “C”, Carmelo Casella, ed i ragazzi dell’oratorio che offrirono braccia e volti.
Esperienze che oggi, andrebbero certamente rivalutate, ridiscussa e rilanciate quali momento di unione e condivisione anche perchè furono esperienze che oggi, grazie alla forza degli scout, dei giovani e meno giovani dell’oratorio, delle altre associazione che nel tempo si sono create, ma anche da nuove tecnologie, in un perido di “ri-nascita” dopo il coronavirus, potrebbero diventar un grosso elemento aggregatore, trasversale e vivifico..
Furono comunque due “grandi” VIA CRUCIS, tra Fede e Mistero anche alla ricerca della memoria storica del paese e ci fu un appello anche in tal senso del parroco – don Domenico Donato Marino, di non far perdere, anzi recuperare, l’antica tradizione dei ceri e delle lampadine accese al passaggio della vara nei balconi e dell’esposizione delle “coperte”, che rimangono tra quelle vecchie tradizioni che uniscono il popolo alla fede ed ai riti della Chiesa.
“La solenne celebrazione della Via Crucis a Brolo è certamente tra le processioni più importanti e partecipate dall’intera comunità la quale vive – si legge in un datato volantino della parrocchia – questo pio esercizio, con trasporto mistico e con una forte emotività suscitata anche dalla presenza di elementi e simboli appartenenti alla cultura popolare.
Un tempo non lontano, questa devozione impegnava non solo a seguire la Vara dell’Addolorata, ma ad esporre alle finestre ed ai balconi delle viuzze, delle piazze e delle strade, toccate dal percorso, coperte e teli pregiati ricchi di merletti, ricami e decori, ad illuminare con luci di ogni tipo il passaggio delle Immagini Sacre.
L’addobbo dei balconi oltre ad un segno di rispetto e di devozione serviva anche a “rischiarare” la via alla Madonna che era alla ricerca del Figlio (oltre all’occasione accolta dalla saggezza popolare per tirar fuori dalle cassapanche il corredo e mostrarlo). Non sarebbe male riportare in auge queste usanze appartenute al passato, rispolverare la tradizione popolare, dare ad essa nuovo smalto e valore per la cultura dell’oggi”.
Da qui, a memoria per il futuro, quando sarà possibile rifare le processioni sacre il rinnovato invito ad esporre le coperte e ad illuminare con le classiche “barre di luci” i balconi e le finestre, “accendendo ceri e lampadine al passaggio della processione del Venerdì Santo e riprendere così una tradizione che vale anche per altri pubblici momenti religiosi”
Tornando alla processione scenografica.
Vennero utilizzati per la prima volta le grandi immagini proiettate su muri e facciate, sul sagrato della chiesa, l’uso di fiaccole e figuranti, il “fuoco vivo” e la grande musica, scomodando Wagner , Rossini, facendo vibrare le facciate con l'”Also Sprach Zarathustra” suonato dalla Berliner Philharmoniker, e il requiem di Verdi. In una vera e propria “scaletta”, sotto l’attenta regia nella seconda edizione di Italo Zeus, si proiettarono immagini dei campi di sterminio, si diete fuoco ad una Croce, mentre sulla facciata dell’Hotel Il Gattopardo, sede della “stazione” del Golgota, una grande croce rossa, illuminava la spiaggia.
Restano i ricordi e l’esperienza che segnò tanti, tra amicizia e lavoro, con il grande lavoro dell’equipe tecnica di Angelo D’Amico, e dei già citati Sak Be, del pool dell’Ufficio Turistico, ma sopratutto di Salvo Messina, allora sindaco che inserì quest’appuntamento in un contesto che vedeva la “Festa del Fuoco” di Ferragosto, le “luminarie del Lacco” che darebbero dovute servire a proiettare l’immagine di Brolo all’esterno valorizzando anche il commercio locale (Galà del Gelato, Brolo shopping, Corso in festa, Brol’euro….) . Momenti che hanno anche rappresentato in’idea di coesione ed aggregazione popolare col coinvolgimento diretto del lavoro di tanti brolesi. Poi non è andata come si voleva e sperava… ma non sempre, anzi mai, si deve buttare con l’acqua sporca anche il bambino.
Ma questa è un’altra storia.
E sfogliando nell’albo dei ricordi ecco una locandina, del 2009, che univa tre paesi, Gioiosa Brolo e Piraino…
Una manifestazione, la Via Crucis, pensata anche a promuovere un territorio. Forse tra gli ultimi momenti di vitalità della Costa Saracena. Un momento di riflessione. oltre che religioso, qui è necessario farlo.
Quella è un’esperienza da riprendere, o almeno da non dimenticare.
Magari vestendola con nuovi spunti, altri stimoli, visto i fallimenti in tema di promozione del territorio che si sono registrati negli anni a venire. Oggi forse non sono neanche proponibili i grandi progetti, ma questo non vuol dire che in futuro non siano strade percorribili nuovamente.