VIA TRENTO – Quando a Brolo era il cuore pulsante del commercio
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VIA TRENTO – Quando a Brolo era il cuore pulsante del commercio

La chiusura della Ferramenta di Bonfiglio, all’inizio di via Trento, fa emergere i ricordi di quando quella via era la street commerciale più importante del paese.

Sempre stretta, affollata, una volta la si percorreva nel doppio senso di marcia, con i pullman blu di Ballato che salivano e scendevano da Lacco, la via Trento era il volto commerciale del paese.

Oggi le attività commerciali che qui operano sono davvero poche.  Ma altre vie brolesi, basta guardare anche la via Libertà, vedono le attività languire e chiudere senza rincalzi.

A parte il piangersi addosso necessita sviluppare un’azione di rilancio del commercio locale, e questo può passare attraverso quel progetto accantonato, ingiustificatamente, del centro commerciale naturale e della grande isola pedonale, pensata per ricevere, non bancarelle buone per la festa, ma attività locali e gente che vi passeggia.

Ma tornando alla via Trento.

La desertificazione commerciale ha lasciato il vuoto  serrande abbassate, insegne sbiadite pietre  che, se potessero parlare, negli ultimi anni non avrebbero nulla da raccontare.

Era una strada fatta anche da piccoli bar, botteghe, gente che la percorreva a piedi che si salutava incontrandosi. Punto di riferimento per molti. C’era di tutto.

Partendo dall’incrocio con via Vittorio Emanuele, a ridosso del Banco di Sicilia, con il suo micro giardinetto dove morì anche un ragazzino\operaio bruciato dalle fiamme per un incidente sul lavoro, tra i negozi “scomparsi”, ricordiamo il grande salone di mobili dei Benificio (ora c’è una sala biliardi), nato dove prima ancora c’era l’edilcasa, con di fronte la bottega di falegname, (qui c’è ora una gioielleria ed un negozio di moda), il bar “Sicilian”, che prima era quello della signora Insana, con il calciobalilla nel retro bottega, dove dietro una tenda si giocava a tressette, e vicino, sempre sulla sinistra, la “bettola” di donna Paolina, che si era trasferita dalla Nazionale e qui aveva aperto l’osteria.

Bonfiglio, che ha chiuso battenti in questi giorni – vedi articolo –  aveva un’esposizione proprio di fronte alla sua Ferramenta e un pò più su una grande deposito; c’era il negozio di biciclette e motorini di Bruno, e Teodoro riparava, con le sue magie inventive, le motociclette.

In pochi metri anche l’agenzia di pompe funebri “CampoSanto”, una parruccheria, e sempre in quegli spazi, sotto la Caserma dei Carabinieri, ubicata nella casa di Mimmo Caranna, due botteghe di frutta e verdura, quella di Don Pietro e Don Calogero che erano soliti, la mattina, lasciar dietro i banconi le moglie, essendo i giro con le loro motoape.

La via Trento, quando sopra in poco meno di cinquanta metri, era lì, pronta a soddisfare le esigenze di una popolazione che cambiava negli anni, che viveva uno stretto rapporto umano, che non si sentiva mai abbandonata.

C’era lo studio medico del dottor Catano ed anche quello del dottor Emanuele Tripoli, l’Ospedaletto, e la grande bottega, quasi un supermercato per il tempo, dei Caranna. Loro dopo aver lasciato l’emporio sul Corso, Arturo e donna Carmela, avevano aperto qui la loro attività.

Un negozio “enorme” con dietro le vasche per ammollare lo stocco.

Chiusa quest’attività, Saro, il figlio, aprì un punto vendita di accessori e ricambi auto da far invidia ad depositi della grandi concessionarie automobilistiche di oggi.

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Lui teneva a mente tutto il “magazzino” altro che computer e programmi di contabilità e nella sua libretta segnava i crediti. Poi cedette l’attività a Palmeri, che oggi si è trasferito, decretando un’altra saracinesca chiusa in quella via.

Poco più sopra le sorelle Castrovinci gestivano un altro emporio dedicato all’edilizia. A ricordarlo bene questo si affacciava sulla via Trento come un piccolo uscio, ma passandoci dentro si accedeva ad un magazzino con un cortile-deposito che sembrava un campo sportivo. Sono state, a modo loro,  delle imprenditrice a tutto tondo, nei tempi in cui le donne difficilmente si cimentato in questo settore, dirigendo l’azienda di famiglia.

E poi ancora dimenticata dai più la merceria della moglie di don Paolino, la signora Sarina Gasprarro.

C’era poco più su il “Bar dei Campo”.

Pochi metri quadri, più che altro una caffetteria buona anche per berci una birra d’estate.

Lei, la signora Campo, seduta d’estate e d’inverno sulla seggia fuori da bar, faceva rientro per preparare un caffè ed in fretta dava il resto, asciugandosi le mani sul faddale,  per riandarsi a sedersi sul marciapiede, quasi a voler controllare quel mondo che le passava davanti.

(Ora al posto del bar c’è la rivendita dei fuochi pirotecnici dei fratelli Castorino).

Poco più sotto un negozio-ufficio di condizionatori, e prima un’altra attività: una lavanderia ed anche un ciabattino.

Appena sopra l’incrocio con la via Kennedy, l’ufficio di Busacca, questo era un patronato dove “Nino” sbrigava pensioni e rimborsi dell’Inps. Salendo il deposito dei Marino, con la pasta scaricata dai grandi camions e le “celle” per i primi prodotti della Parmalat (oggi al suo posto un’azienda di infissi), poi, adiacente, c’era una palestra e la bottega della signora Fasolo.

Alle case popolari – di fronte – non c’erano negozi ma il via vai della gente era costante, per il taxi di Scaffidi, per l’idraulico, per il signor Marino, l’ufficiale dello stato civile, chiamato per certificati ed atti comunali ad ogni ora.

A quel punto la via Trento incrociava la via Cesare Battisti.

Sulla destra prima le officine Dovico\Raffaele e poi il supermercato dei Dainotti;

Sulla sinistra,  una lavanderia industriale e poi inerpicandosi su quella viuzza, usata come “scorciatoia” per chi da Piana scendeva a Brolo, ma che faceva un tutt’uno con la via Trento, la putia di Teresa, amata dai ragazzini per i suoi panini alla bracia,  e la macelleria di Antonio Cipriano, spostatasi lì, nella casa patronale, dopo aver chiuso la carnezzeria del padre, quella sita di fronte alla chiesa della contrada.

E sempre in quella zona, nel vico sottostante, ricordiamo il bar “la coccinella” e poi c’era la falegnameria dei Raffaele\Giuliano – quasi un piccola industri del mobile e che per tempi dava lavoro ad una decina di falegnami (con il negozio d’esposizione sulla via Libertà) –  ed anche una fabbrica di mollette e aggeggi vari di plastica, quella del giovane Princiotta, venuto da Bologna, che amava boxare con il cipiglio dell’imprenditore.

Ripercorrendo sempre la via Trento che non c’è più  trovavamo un tabacchi, il negozio “tre C” di corredi e stoffe, la merceria della signbora Giuffrè, il negozio di fiori, e poi quello di giocattoli dei Bruno “il Bazar”, che cedette la mano , poi, per quello di articoli e abbigliamento per il lavoro dei Caruso, e quindi l’Elettrosud, mentre di fronte operava il punto vendita, al l’ingrosso, ma anche al dettaglio di bevande gassate degli Scaffidi.

Finalmente la via Trento giungeva a Piana, imbattendosi nella “Case del Mobile” e prima nel piccolo negozio di regali di Siracusano.

Qui un barbiere, il bar di Don Cono e di donna Nicoletta rimasero per anni punti di riferimento per tanti Ma c’era anche la scuola e il centro di lettura.

Ora le attività commerciali della contrada sono concentrate nell’area dello svincolo autostradale.

C’è un nuovo bar, un panificio, un tabacchi, zeppo di “gratta e vinci” fortunati,  e più sopra il negozio di generi alimentari dei Magistro, e poi anche un negozio di arredamenti per uffici con le sue rappresentanze ed un punto noleggio auto.

Manca all’appello un tabacchi. Quello di Peppino Condipodero, che vendeva anche cambiali e valori bollati e i negozi dei Calderone che servivano Mersa e tutta Piana Soprana.

La via Trento finiva e finisce sul ponte di Piana,  da qui diventa “Provinciale”, quella che porta a Lacco, Sellica e Ficarra.  Un’altra storia.

Chi percorre ora la via Trento scopre che su molti di quei locali, ora dismessi, vuoti, chiusi,  manco c’è la scritta affittasi.Un chiaro segno che l’appeal commerciale è svanito da tempo.

Il commercio langue ma è storia anche di altre vie del comune.

Finiscono le piccole botteghe, fuori dalle logiche del mercato, ma necessarie per i piccoli acquisti quelli che servono agli anziani ed il fabbisogno quotidiano di tante famiglie.

In una via Trento commercialmente è morta, – un tempo abbiamo rammentato che la via ospitava macellai, fruttivendoli, osterie, negozi –  è sparito tanto, tra le nuove aperture un ripara smartphone, specchio dei tempi. Era una via vitale, autonoma e viva: adesso è rimasta solo una strada, spesso bypassata da altre più comode e sicure.

Punto di domanda, allargando lo sguardo sul commercio locale…

E senza far polemiche con nessuno, nè alla politica attribuendo colpe a quelli di prima men che mai a quelli di ora o dell’ancor prima – perchè oggi sarebbe del tutto inutile – nè a quell’area di commercianti e imprenditori che hanno e lavorano ancora su Brolo – e che in alcuni casi non brillano per lungimiranza – ,  nasce spontanea la domanda:

Non è forse l’ora di parlar di isola pedonale, cosa mai fatta realmente e razionalmente  – e non quelle estemporanea ed inutile, buona per feste che nessuno più frequenta –   e di riaprire il dibattito ed il confronto sul centro commerciale naturale, progettandolo nel e per il tempo che sarà?  E chiedersi perchè questo strumento è stato troppo in fretta messo in archivio prima ancora che prendesse vita?

Attuare così una una “strategia della sostenibilità” con l’obiettivo di conciliare lo sviluppo economico locale, in ottica green, sicura, affidabile, utile, urbanamente e socialmente sostenibile e nel costante dialogo con la collettività, vuol dire dare risposte al paese, posti di lavoro, fare economia, senza giri di parole, guardare al futuro consapevolmente e non si può solo, in alcuni casi senza neanche capire cosa si voglia dire, pensare che nel centro storico e nella sua valorizzazione ci sia il senso di tutto.

Ecco un buono spunto anche per parlare nell’incontro del prossimo 18 gennaio sul futuro del nuovo piano paesaggistico.

NB: Gennaio 2019  a Brolo chiudono cinque attività storiche. e se alcune sono quasi avvenimenti fisiologici per altri cv’è da chiedersi come mai non si registrano subentri, o investimenti di imprenditoria giovanile. Questo è un altro punto di bella domanda.

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Articolo in work progress… se si vuole contribuire con qualche ricordo o foto ad aggiornare l’articolo scrivete su messanger.

 

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8 Gennaio 2020

Autore:

redazione


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