Una spending review nata dal basso: guerra aperta al denaro contante per tagliare le spese del Paese, combattere l’evasione fiscale e azzerare le rapine in banca. La prima petizione mondiale lanciata da War on cash per eliminare l’uso di banconote e monete a favore del denaro elettronico nasce da tre semplici considerazioni e si poggia su cinque proposte da presentare a vari membri della Commissione europea e delle istituzioni italiane. Il punto più evidente è il taglio della spesa per la gestione del contante, che ogni anno costa all’Europa 50 miliardi di euro, 10 dei quali solo in Italia per un totale di 200 euro pro capite. Non è meno importante, però, l’aspetto relativo alla tracciabilità dei pagamenti che faciliterebbe la lotta all’evasione fiscale, considerato che in Europa, secondo i dati di PriceWaterhouseCoopers, il cumulo di tasse evaso ammonta a 119 miliardi. Senza contare, infine, come l’operazione renderebbe privi di senso i tentativi di effettuare rapine in banca.
“Non ci sono ragioni, se non emotive o poco lecite, per volere il contante – dichiara Geronimo Emili, fondatore di War on cash – Per questo chiediamo ai legislatori europei e italiani, in 5 punti, di combattere l’utilizzo del contante”. La prima proposta riguarda l’abolizione delle banconote da 500 euro: in circolazione ce ne sono oltre 400 milioni , per un valore complessivo di 200 miliardi di euro. “Non possono essere considerate un semplice sistema di pagamento – aggiunge Emili – Sono tagli ottimali per evadere, corrompere e riciclare denaro sporco. In Italia i tre quarti delle banconote da 500 euro vengono tracciate a ridosso del confine con la Svizzera, in provincia di Forlì (vicino San Marino) e nel Triveneto. Questo significa evasione e riciclaggio”. Il secondo punto verte sulle commissioni interbancarie: “Un eccesso di regolamentazione finirebbe per aumentare i costi a carico del consumatore”, sostiene il fondatore di War on cash. Un problema non indifferente e che creerebbe disagi solo ai cittadini: “La commissione europea – continua – sta lavorando in tal senso, ma non si comprende che se la banca non riceve più la commissione troverà il modo di riempire il gap con ulteriori costi per il singolo come è successo in Australia e Spagna”. Terzo: favorire lo sviluppo con i pagamenti tramite mobile. Il quarto obiettivo riguarda la possibilità di detrarre dal proprio reddito le spese documentate con scontrino o fattura. Il quinto punto prevede la comunicazione come strumento per sensibilizzare i cittadini al pagamento con strumenti alternativi.
In realtà un primo passo alla lotta al contante è arrivato anche dalle istituzioni. Nel decreto Salva Italia di Monti la soglia della tracciabilità del denaro viene abbassata a mille euro. Al di sopra di questo tetto non sono possibili operazioni in contanti. Nel luglio 2006 il decreto Bersani introdusse la norma secondo la quale i compensi dei professionisti erano diventati riscuotibili solo mediante strumenti finanziari tracciabili e non in contanti, fatta eccezione per somme unitarie inferiori a 100 euro. Una nuova stretta arrivò poi con il dl 78 del 31 maggio 2010 secondo il quale non è più possibile trasferire denaro contante, avere libretti al portatore, emettere assegni trasferibili di importo pari o superiore a 5mila euro. Progressi nella lotta all’evasione fiscale che si aggiungono alle buone notizie che arrivano dai dati Abi: nel 2011 le operazioni fatte con strumenti diversi dal contante sono aumentate del 4% circa contro l’1,4% del 2010. Il dato, probabilmente favorito dal decreto Salva Italia, ha fatto crescere anche il numero di carte nelle tasche degli italiani che sono passate dai 77 milioni del 2009 agli 82 milioni del 2011 (+6% nel triennio). “La lotta al contante – ha detto Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi – è una vera e propria battaglia di civiltà”. Una battaglia che si traduce nella lotta alle abitudini degli italiani che, soprattutto per le piccole spese, preferiscono i contanti alla carta. “Più micropagamenti saranno effettuati con la carta – dichiara Emili – più si abbasseranno i costi delle commissioni bancarie. A questo va aggiunto che è necessario dotare il Paese di pos intelligenti e che costino di meno. In quel caso anche il commerciante sarebbe più contento di accettare la carte anche per le piccole spese”
Un buon segno, sì, ma non ancora equiparabile ai dati europei sui quali l’Italia è in ritardo. Secondo una simulazione condotta da Banca d’Italia, infatti, si potrebbe risparmiare circa lo 0,3% del Pil se solo si colmasse il gap che ancora separa il Paese dagli Stati europei più evoluti nell’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici. Che gli italiani siano degli affezionati delle care e vecchie banconote lo rende noto anche la Bce che, in uno studio del 2009, scrive: “L’uso del contante raggiunge livelli massimi in Italia, Spagna e Austria e minimi in Francia e nei Paesi Bassi”. Un dato che va di pari passo con l’evasione fiscale. “L’Italia – ha ricordato Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti – si colloca ai primissimi posti nella graduatoria internazionale”, riferendosi agli ultimi dati Ocse che collocano l’Italia al terzo posto fra i paesi dell’area, dietro Turchia e Messico.
La partita della lotta al contante è ancora lunga. “Per auspicare l’abolizione totale, di passaggi ne mancano tanti – dichiara Emili – E’ una petizione sperimentale. Vogliamo inviarla prima di Natale. L’obiettivo che io auspico è di arrivare a tremila firme in venti giorni”.
di FEDERICA MACAGNONE
fonte (03 dicembre 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/12/03/news/una_petiziona_per_eliminare_il_contante_war_on_cash_lancia_l_iniziativa-47836876/
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