La situazione logistica ed ambientale della Provincia di Messina e, in particolare della Valle del Mela o al confine tra Milazzo e Barcellona, impone una riflessione sulla paventata realizzazione di un aeroporto in una zona già fin troppo martoriata da industrie, sovrabbondanti parchi commerciali ed inutili infrastrutture. A livello nazionale (ENAC) c’è il progetto di ridurre e/o specializzare gli aeroporti per una maggiore economia di scala, ovviamente per puntare al risparmio, sottolineando l’evidenza di infruttuose competizioni concorrenziali di compagnie aeree. Il nucleo del problema è la “gestione pubblica” che mischia gli interessi politici con gli interessi delle società aeroportuali, con il risultato che il vero scopo della istituzione di nuovi aeroporti ed il mantenimento dei vecchi è quello non di razionalizzare ma di “privatizzare con finanziamenti pubblici”! In Sicilia non serve una siffatta politica degli sprechi ed occorre un invito alla maggiore parsimonia delle risorse pubbliche e, soprattutto, l’uscita della politica dalla gestione diretta delle imprese. L’aeroporto del Mela non può raggiungere l’eventuale “limite di profittabilità” ed il problema degli aiuti allo sviluppo, che ne conseguirebbe, sarebbe nefasto per l’economia siciliana. Gli aiuti regionali sono illegali ed uno scalo in provincia di Messina si profila come utile solo per soddisfare la “politica locale”, senza un vero piano di business. La questione ambientale, però, è una delle argomentazioni principali per dissuadere dal progettare un’inutile infrastruttura che aggraverebbe il già pesante bilancio di inquinamento atmosferico ed acustico, che acuirebbe il già caotico traffico veicolare, che non consentirebbe né ottimizzazione né ulteriore sfruttamento delle risorse naturalistiche e turistiche della provincia di Messina. L’aeroporto si profilerebbe solo come il solito intervento di cementificazione privo di ogni logica di sviluppo. La provincia di Messina, prima di pensare a come far arrivare i turisti, dovrebbe adeguatamente promuovere la “politica del turismo”. Taormina (punta di diamante) e i Paesi della zona Ionica, vicini all’aeroporto di Catania e già perfettamente organizzati, non troverebbe alcun giovamento dall’istituzione dell’aeroporto del Mela/Patrì. La città di Messina ha da sempre attuato una politica per il cosiddetto “Aeroporto dello Stretto” di Reggio Calabria. Le città della fascia tirrenica si trovano a distanza intermedia tra Catania e Palermo. L’imminente apertura dell’aeroporto di Comiso, con funzione di supporto a Catania, aprirà le porte a nuove compagnie e nuovi tragitti, permettendo così all’aeroporto Etneo di potenziarsi sempre più (è notizia recente l’avvio di nuovi lavori per il suo ampliamento). L’aeroporto di Trapani ha recentemente evidenziato un notevole incremento delle attività soprattutto con le compagnie “low cost”. Insomma un aeroporto in provincia di Messina, che vedrebbe luce chissà tra quanti anni, non sarebbe altro che l’ennesima cattedrale nel deserto inutile ed inquinante. Prima di affrontare qualsivoglia ipotesi di nuove infrastrutture devono essere compiuti tutti quegli atti ormai indifferibili per risanare il Comprensorio, limitando la cementificazione e investendo sulla promozione delle risorse esistenti. Più logico ed utile è puntare sulle autostrade del mare tirando fuori dai cassetti, ad esempio, il nuovo PRG del Porto di Milazzo.
Referente WWF Sicilia Aree ad Alto Rischio
Dr. Giuseppe Falliti